SOL LEVANTE – Serial Experiments Lain

Sulla scorta della fantascienza più speculativa e della tendenza recente a creare storie basate sulla decostruzione del plot, ecco la serie più particolare mai realizzata per la televisione: un racconto che semina dubbi e sperimenta nuove commistioni visive

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Il Wired va considerato quale Layer superiore del mondo reale. La carne nel mondo reale non è che un ologramma, nulla più di una proiezione delle informazioni che si trovano nel Wired. L'unica ragione d'essere della carne è permettere agli uomini di accertare la propria esistenza

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Nonostante la grande varietà che contraddistingue la produzione animata giapponese, il pubblico del Sol Levante deve avvertire un forte bisogno di originalità: come spiegare altrimenti l'insperato successo riscosso da serie di nicchia, programmate peraltro a orari notturni, un tempo impensabili per ottenere uno share di tutto rispetto? Evangelion è stato il primo esempio in tal senso, Serial Experiments Lain (1998) ne costituisce il degno epigono: sia per le modalità con cui è stata proposta al pubblico, che per un similare approccio alla materia, basato sulla decostruzione del plot.


Il risultato, però, è ancora più radicale: Lain, infatti, è una serie che, fin dalla prima immagine, dimostra di aver già metabolizzato il processo avviato da Hideaki Anno. E' un prodotto immerso totalmente in un mondo collassato per esubero di messa in scena, "atomizzato" in particelle impazzite che si rincorrono e si fondono. Con sfrenata e ardita immaginazione, gli autori Ryutaro Nakamura (regista), Chiaki J. Konaka (sceneggiatore) e Yasuyuki Ueda (produttore e ideatore della serie), hanno infatti immaginato un mondo futuro dove Internet (qui in una ipotetica nuova versione chiamata "Wired") e la realtà stessa sono ormai fusi in un abbraccio inestricabile. Lain Iwakura, studentessa quattordicenne timida e solitaria, è la prima a riuscire a riprodurre (nella serie si dice però "metaforizzare") se stessa nel Wired, creando un suo duplicato (che forse è la vera Lain) e ponendo i presupposti per il collasso percettivo dell'umanità rispetto al mondo vero e rispetto al corpo quale elemento di definizione dell'esistere. Il tutto sullo sfondo di una storia che abiura qualsiasi progressione drammatica e mescola elementi eterogenei come teorie del complotto (che gli autori stessi fanno risalire a Roswell e Philip K. Dick), la "meta-logica" di Lewis Carroll e svariate teorie filosofiche, non ultimo il pensiero platonico del corpo come prigione dell'anima. La metaforizzazione nel Wired, infatti, diviene il modo per liberarsi dai legacci della carne e avvicinare l'uomo a Dio.


A livello figurativo tutto questo si traduce coerentemente in un'opera sperimentale, che frantuma la messa in scena a stile unico, e accosta tipologie d'immagine differenti, dall'animazione tradizionale all'"espressionismo digitale" (come lo definisce il regista), alle riprese dal vero: il risultato possiede una qualità onirica che in molti casi (i migliori) sconfina con l'Horror, permeando il mondo di Lain di umori malinconici e di un ineluttabile senso di morte che rimanda alla produzione cinematografica odierna di maestri quali Hideo Nakata (che nello stesso anno realizzava il suo Ring), ma senza dimenticare il Wes Craven di Nightmare (citato in un paio di sequenze per la presenza dell'indimenticato maglione di Fred Krueger). Un mondo di fantasmi virtuali, che si aggirano fra i simulacri di un mondo non più reale, abitato perciò da uomini parimenti spettrali e disfatti.


Nonostante la serie si preoccupi di fornire interrogativi piuttosto che risposte, ha incontrato il gradimento di una fascia di pubblico piuttosto eterogenea: in fondo si parla ancora una volta di alienazione e senso di dissociazione del proprio io rispetto al mondo. E di come sia la tecnologia a segnalare (o a provocare) questo male di vivere che attanaglia soprattutto i più giovani. Il Wired diventa così il viatico per un miglioramento dell'uomo, ma anche un falso Eden che, nel suo tentativo di strutturarsi sul meccanismo delle sinapsi cerebrali, diventa una gabbia percettiva che si sostituisce al nostro mondo come riproduzione virtuale (falsa) del sentire comune. Certamente l'ipotesi più originale (e inquietante) mai tentata dalla fantascienza per inquadrare il rapporto fra gli umani e Internet, elemento mitopoietico centrale della società attuale, grande e libera invenzione che, con la sua natura totalizzante, rischia di amplificare l'alienazione alla base di tutto, in un infinito circolo vizioso: proprio per questo Lain ricorda anche Matrix (ma è difficile dire chi abbia "copiato" chi, dal momento che il film dei Wachowski è del 1999, ma era già stato scritto nel 1995). Il tutto, in ossequio alla fantascienza più speculativa e "hard" e ben lungi dall'essere un semplice tentativo di demonizzare la Rete.


Sviluppata in tredici episodi (editati nel nostro paese da Dynamic Italia) Lain è certamente la serie televisiva più particolare mai realizzata, in grado di entusiasmare per la profondità e l'ardimento delle commistioni tematico-linguistiche, ma anche di irritare per la sua cripticità ricercata, che può dare adito ad accuse di autocompiacimento. Come Evangelion, questa serie deprime infatti la capacità mitopoietica del racconto animato, ponendosi come opera centripeta, in tal senso diametralmente opposta al centrifugo Matrix. Proprio per questo, alla fine, l'approccio migliore è quello non analitico e più incentrato su un assorbimento "sensoriale" della complessa vicenda.


IL DVD


L'intera serie di Serial Experiments Lain è stata raccolta da Dynamic Italia in quattro volumi: da poco è uscito l'ultimo, dopo una pausa nella serializzazione durata diverso tempo. La confezione è ineccepibile e nel primo e quarto DVD sono presenti dei booket esplicativi, utilissimi a districarsi sia all'interno della complessa terminologia informatica della serie, che fra la miriade di citazioni comprese nell'opera. Per ciò che riguarda il video, la natura sperimentale della storia e il continuo variare di stili mette a dura prova l'M-PEG2, ma bisogna dire che la visione scorre senza problemi dall'inizio alla fine.

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