SOL LEVANTE: "WICKED CITY" e "DEMON CITY SHINJUKU", ovvero il ciclo del "Mondo d'Ombra"

Dai creatori di "Vampire Hunter D 2000", due piccoli classici dell'Horror animato giapponese. La ricerca d'identità e il rapporto fra i due sessi nella società contemporanea, attraverso una messinscena dinamica e contrassegnata da corpi in continua mutazione

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------


RENZABURO TAKI E MAKIE NELLA CITTÀ' DELLE BESTIE (WICKED CITY)

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Ispirato a un romanzo di Hideyuki Kikuchi e diretto da Yoshiaki Kawaijri nel 1987, Wicked City – La città delle bestie è un lungometraggio fra i più celebri dell'Horror animato giapponese. Protagonisti della vicenda sono Renzaburo Taki e Makie, agenti rispettivamente del mondo umano e di quello oscuro, in pace da cinquant'anni grazie a un accordo che, all'alba del nuovo millennio, attende di essere rinegoziato. Per questo i due agenti devono proteggere una personalità importante per il raggiungimento della firma, il dottor Giuseppe Maiato, e dribblare i tranelli dei terroristi oscuri.


Può apparire un plot banale, ma la tecnica senza tempo di Kawajiri, che rifugge le pesantezze figurative tipiche degli anime prodotti negli anni Ottanta in favore di un dinamismo poi divenuto suo marchio di fabbrica, lo ha reso un cult di tutto rispetto. Merito anche di una messinscena orrorifica che ritrova se stessa nelle forme di corpi in continua e mostruosa mutazione, secondo un canovaccio ai tempi caro sia al cinema 'live' giapponese (si ripensi allo Shinya Tsukamoto di Tetsuo) che a quello nordamericano. In particolare vengono citati esplicitamente il Videodrome di David Cronenberg e la Cosa di John Carpenter, e inoltre il film non disdegna una sorta di vicinanza ideale alle opere di Clive Barker.


L'esplorazione alquanto scioccante di un orrore corporale non disgiunto da una componente sessuale esplicita (che eleva il film su un territorio adulto e ne fa un'opera certamente lontana dal pubblico infantile caro ai cartoons occidentali) serve infatti per imbastire un discorso interessante sulla ricerca d'identità dell'uomo in un mondo arido esistenzialmente e soltanto capace di concepire il rapporto con l'altro sesso in senso meramente edonistico. I rapporti uomo/donna presenti nel film, quindi, sono sempre contrassegnati da una conflittualità riflessa metaforicamente attraverso la dicotomia umani/mostri (e dunque Renzaburo/Makie). Kikuchi e Kawajiri denunciano perciò la superficialità di un mondo che non sa approfondire il rapporto con l'altro da sé e in cui l'incontro sessuale non unisce se non a un livello meramente carnale: non a caso il racconto assume una piega sessuofobica, con vagine dentate e corpi che inglobano quelli del partner.


Un tema interessante poiché imbastito dall'interno di un sistema sociale formatosi attraverso una visione maschilista del mondo e che dimostra di non avere ancora superato la diffidenza nei confronti dell'universo femminile. A tale scopo il film pone in essere un congiungimento finale fra Renzaburo e Makie che assume toni quasi messianici e che servirà a generare il primo frutto di una società nuova, basata sulla coesistenza pacifica dei mondi sinora rimasti contrapposti. Attraverso le deliranti visioni dei mostri e dei demoni, il film propone dunque una lettura politica della società giapponese contemporanea, per quanto siano passati 17 anni dall'uscita del film.


Il finale, comunque, non risparmia una nota amara, dal momento che l'unione fra Renzaburo e Makie è stata in un certo qual modo indotta dalle alte sfere che volevano il raggiungimento dell'armonia fra i due mondi e sta quindi allo spettatore accettare o meno la sincerità del rapporto d'amore instauratosi fra i due protagonisti.


KYOYA E SAYAKA NELLA CITTÀ' DEI MOSTRI (DEMON CITY SHINJUKU)


Cinque anni dopo rispetto agli eventi narrati in Wicked City, il grande Yoshiaki Kawajiri è tornato a dare forma agli incubi di Kikuchi in Demon City Shinjuku – La città dei mostri, salutato in maniera un po' frettolosa come il seguito di quel cult, nonostante la storia non riprenda gli stessi eventi e protagonisti. Il nuovo film, infatti, mantiene una certa continuità principalmente nei temi e nelle atmosfere, narrando il viaggio di Kyoya e Sayaka nel quartiere di Shinjuku, a Tokyo, dove il potente sacerdote Ree Bira sta per riaprire il varco con il mondo oscuro che dieci anni prima aveva permesso ai demoni di invadere quella zona del Giappone. In quell'occasione il padre di Kyoya aveva combattuto il potente Bira e ora sta al figlio terminare l'impresa.


Il viaggio rappresenta comunque una occasione di crescita per il ragazzo, finora impegnatosi in una vita di divertimenti e inizialmente poco smanioso di intraprendere l'impresa. Viceversa Sayaka ha un ottimo motivo per credere fino in fondo nella sua missione, dal momento che suo padre, un illustre politico che si adopera per il raggiungimento della pace nel mondo, è prigioniero delle forze oscure. In maniera opposta al potere psichico e all'irruenza che anima Kyoya, Sayaka punta sulla dolcezza dell'animo, che si dimostra effettivamente in grado di piegare molti avversari.


Come si può notare, il superamento della dicotomia fra i due sessi (destinata a mutarsi invece in armonia e collaborazione) è ancora il perno di un racconto sulla ricerca dell'identità, dove però sono le figure marginali a denunciare l'intento politico degli autori. Infatti è il tenebroso Mefisto, osservatore attento dello scontro in atto, a incarnare il punto di vista più pessimistico rispetto a un'umanità che non sembra meritare eroi sacrificali che la riscattino dalla propria malvagità. In quest'ottica, i demoni assumono la fattura di componente propria dell'animo umano, da non combattere, ma anzi da accogliere come "vecchi amici". L'abnegazione e il sentimento che progressivamente si instaura fra Kyoya e Sayaka (sebbene esplorato in maniera poco approfondita) smentirà però questa tesi.


Nonostante si dimostri interessante, va comunque precisato che Demon City Shinjuku si sviluppa in maniera più convenzionale rispetto a Wicked City. I toni adulti sono stati infatti ammorbiditi e il racconto si preoccupa maggiormente di far scorrere il meccanismo di genere, sciorinando poche invenzioni e affidandosi maggiormente alle spettrali atmosfere, che pure la maestria di Kawajiri riesce a rendere a tratti davvero suggestive. In particolare il pre-finale, nel quale Kyoya, ormai consapevole della sua missione e deciso a portala a termine, riesce a stringere nel pugno la spada del padre, ereditandone definitivamente il ruolo, possiede una forza epica di grande impatto. Come in Wicked City, anche il film in questione possiede comunque un finale aperto, che spiana la strada ad altre possibili terminazioni di questa interessante saga.


VHS & DVD


Wicked City è stato importato in Italia dalla defunta Granata Press, responsabile della prima (e ormai storica) edizione video. Più di recente la Dynamic Italia ha approntato il DVD, con il titolo La città delle bestie incantatrici e l'audio italiano in Dolby Digital 5.1 e DTS (affiancato, ovviamente alla traccia originale giapponese). Per i nostalgici va precisato che in questa occasione il film è stato ridoppiato, sebbene utilizzando in larga parte il cast della prima versione italiana. Fra gli extra svetta l'intervista a Yoshiaki Kawajiri.


Demon City Shinjuku, invece, dopo la prima edizione in VHS della MangaVideo, è stato da poco editato in DVD, sempre da Dynamic. Le caratteristiche tecniche inizialmente non impressionano, lasciando anzi presagire un prodotto di mediocre fattura (due tracce audio in Dolby Surround 2.0 e come extra le schede dei personaggi e i trailer italiano e giapponese). Ci si ricrede però una volta visionato il film, che è proposto con un master nuovo, che non tradisce i dieci anni dell'opera. L'immagine è luminosa, con colori brillanti e vivi e, soprattutto, risulta priva degli artefatti digitali che hanno funestato alcune fra le più recenti releases della casa bolognese. Il confronto fra l'italiano e il giapponese denota comunque una scarsa cura nell'adattamento, ma per fortuna vengono in soccorso i sottotitoli, basati su una nuova (e più fedele) traduzione dei dialoghi originali.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array