Sole alto, di Dalibor Matanic

Il progetto poteva rischiare di affogare nella pretenziosità, ma invece Matanic ha l’umiltà di attenersi alla semplicità delle storie che racconta. Premio Un certain regard al 68° Festival di Cannes

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Tre storie d’amore nell’arco di vent’anni: 1991, 2001, 2011. Il luogo e il paesaggio sono sempre gli stessi, siamo infatti nei Balcani in una zona di confine tra la Croazia e la Serbia. E i conflitti etnici sono la costante di questi dolori sentimentali messi in scena da Dalibor Matanic. Nel primo episodio la serba Jelena e il croato Ivan devono fare i conti con l’imminente scoppio della guerra. Il loro amore è ostacolato soprattutto dal fratello di lei e l’unione è destinata a spezzarsi nel sangue. Dieci anni dopo Natascia torna a casa insieme alla madre. Hanno bisogno di un operaio che le aiuti a ricostruirla e così chiamano Ante. Tra i due ragazzi l’attrazione si mescola ancora al dolore per i famigliari uccisi dai loro rispettivi eserciti. Infine nel 2011 l’universitario Luca torna dai genitori. Qualche anno prima si è trasferito in città per rompere definitivamente la relazione con Marija che da lui ha avuto un bambino, ma nonostante questo è ancora innamorato della donna.

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goran markovic tihana lazovic sole altoImmagini di case in rovina distrutte dalla guerra e quella di palazzine ricostruite intervallano le storie e lo scorrere del tempo in un film drammatico che guarda alla commedia. Il progetto nella sua ambizione rischiava di affogare nella pretenziosità, ma invece Matanic ha l’umiltà di attenersi alla semplicità delle storie che racconta. Senza esibire messaggi nè punti di vista politici. Sa che il cuore del film e il dolore per un conflitto traumatico e ancora vivo emergono maggiormente se lasciati in fuori campo. Se infatti il primo episodio è il presagio drammatico della tragedia imminente, il secondo e il terzo affrontano i residui della guerra, i resti e il costo della rinascita. Il tempo scorre su un paesaggio illuminato da un sole passionale e malinconico. I personaggi cambiano ma gli attori rimangono gli stessi, dando al film il fascino performativo della variazione sul tema,  che diventa non soltanto l’occasione per permettere ai protagonisti nuove sfumature di recitazione ma anche quella di sperimentare modi diversi di raccontare l’amore. Vengono fuori così tre film differenti, ognuno recitato e filmato con un suo stile. Nel primo episodio l’innamoramento bucolico dei protagonisti viene offuscato dalla tensione e dalla violenza improvvisa che scandiscono la perdita dell’innocenza, nel secondo sono gli spazi chiusi a comprimere una passione fisica impossibile, affogata ancora nel risentimento tra le due parti. Nel terzo è la modernità delle nuove generazioni a scandire una regia videoclippata e caotica come quella di una generazione alienata e ancora costretta a fare i conti con i peccati dei propri popoli.

 

Titolo originale: Zvizdan
Regia: Dalibor Matanic
Interpreti: Tihana Lazovic, Goran Markovic, Nives Ivankovic, Mira Banjac, Slavko Sobin
Distribuzione: Tucker Film
Durata: 123′
Origine: Croazia, Serbia, Slovenia 2015

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