Solo per una notte, di Maxime Rappaz
L’opera prima del regista svizzero funziona discretamente anche se non evita luoghi comuni e ridondanze. Superba comunque l’interpretazione di Jeanne Balibar.

Estate 1997. Claudine (Jeanne Balibar) una sarta cinquantenne single con figlio disabile conduce una doppia vita. Per la maggior parte del tempo resta al proprio domicilio in un cantone svizzero cucendo vestiti su misura per la gente del luogo, ma un giorno a settimana prende treno e teleferica e si trasferisce in un hotel in alta montagna dove incontra uomini di passaggio per una sola notte di piacere. Quando conosce Michael (Thomas Sarbacher), un ingegnere tedesco che si occupa della diga della Grand Dixense, la nascita di una sentimento più profondo la porterà davanti al bivio di una scelta.
Per il suo primo lungometraggio Maxime Rappaz opta per uno stile asciutto che predilige il campo largo dell’inquadratura e i colori forti del paesaggio nella splendida fotografia di Benoît Dervaux. Si affida anche alla versatilità di Jeanne Balibar che è perfetta nell’alternare forti passioni con la glacialità di comportamenti stereotipati. Baptiste (Pierre-Antoine Dubey) è il figlio attorno al quale ruota tutta la vita di Claudine: la sua passione per Lady Diana e il suo amore per il cantante Johnny Logan sono supportate e incentivate dalle attenzioni della madre. Le avventure sessuali con sconosciuti sono l’ispirazione per scrivere lettere di un padre assente in giro per il mondo. Ogni martedì Claudine si mimetizza con il suo foulard e gli occhiali scuri e sparisce nello stupendo paesaggio, sovrastata dall’immensità della diga. Maxime Rappaz si sofferma sul corpo di Claudine e ne esalta la sensualità in rapporto a figure maschili trasparenti e passeggere. Questo senso di transitorietà si arresta nel momento dell’incontro con Michael che va in profondità per conoscerla veramente: entrare dentro i cunicoli della diga e osservare la grande massa d’acqua dall’interno assume un valore metaforico. Claudine comincia a rivelare qualcosa di sé, ci sono piccole crepe, incrinature sui segreti della sua vita difficile.
La diga si rompe e l’amore la travolge. È il momento di fare una scelta, dolorosa in qualunque caso. La scomparsa di Lady Diana è l’ultimo puntello che cadendo libera i lacci che legavano madre e figlio in un rapporto esclusivo ma tossico (rivelatoria in questo senso la scena di Baptiste nella vasca da bagno).
Presentato nella sezione Acid di Cannes nel 2023, Solo per una notte è un ritratto femminile ambivalente e delicato che si sviluppa attraverso un esile filo narrativo che nel tempo si trasforma in favola. Pur ispirandosi a Un cuore in inverno di Sautet, Maxime Rappaz prova solo inizialmente la carta del minimalismo espositivo per poi nella seconda parte cedere alle regole del melodramma e del feuilleton. La dialettica alto/basso, vita reale/segreta funziona discretamente pur passando attraverso luoghi comuni e ridondanze (la possibile fuga d’amore in Argentina, la scena del saluto a Baptiste dopo la morte di Lady Diana). Superba la interpretazione di Jeanne Balibar il cui urlo liberatorio risuona tanto più forte tanto più è stato il tempo in cui è stato trattenuto.
Titolo originale: Laissez-moi
Regia: Maxime Rappaz
Interpreti: Jeanne Balibar, Thomas Sarbacher, Pierre-Antoine Dubey, Véronique Mermoud, Alexia Hébrard, Marie Probst, Yvette Théraulaz, Adrien Savigny, Gianfranco Poddighe, Alex Freeman, Philippe Schuler, Martin Reinartz, Étienne Fague, Marco Calamandrei
Distribuzione: Wanted Cinema
Durata: 93′
Origine: Francia, Svizzera, Belgio 2023