“Something Good” – Incontro con Luca Barbareschi e Zhang Jingchu

luca barbareschi something good

"Nel film che ho voluto realizzare sono due i temi che costituiscono il tessuto del racconto: le sofisticazioni alimentari e l'amore nel senso più assoluto e alto del termine, quello capace di cambiare la vita di chi lo vive, stravolgendo completamente ogni criterio logico".Il regista e attore ci racconta il suo ultimo film in sala dal 7 novembre in 150 copie

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Esce il 7 novembre in 150 copie Something Good, thriller sulle sofisticazioni alimentari diretto e interpretato da Luca Barbareschi, che all’incontro con la stampa romana si definisce un regista esigente, secondo solo a Polanski e Mamet. Alla conferenza era presente anche la protagonista, Zhang Jingchu, e lo sceneggiatore Francesco Arlanch.

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Com’è nata l’idea del film?

Luca Barbareschi: Il film è liberamente tratto dall’opera letteraria Mi fido di te di Francesco Abate e Massimo Carlotto. Quello che ci interessava era prendere l’argomento principale del libro, la sofisticazione alimentare, e provare a trasporlo sullo schermo con un intreccio narrativo. In pratica abbiamo scritto una storia completamente nuova che ha tre livelli di lettura: una redemption story; una storia d’amore tra il protagonista e la giovane Xiwen; un thriller. Tutto è legato allo scandalo del latte alla melamina che ha colpito la Cina qualche anno fa. Per questo abbiamo deciso di ambientare il film a Hong Kong, una città di facciata dove in realtà può accadere di tutto. Inoltre volevo concentrarmi sull’assunzione di responsabilità del mio personaggio, un uomo che capisce che ha sbagliato e lo ammette. Questo elemento permette di sviluppare una tensione epica straordinaria, molto drammatica. Ho preso ispirazione anche dai film di genere americani, perché trovo che nonostante le convenzioni ti permettano di raccontare storie bellissime.

 

 

Come ha vissuto l’esperienza da regista?

Luca Barbareschi: Sono stato circondato da un team eccellente. Il budget del film era di cinque milioni di euro. Abbiamo girato in 4K, con una qualità visiva eccellente. Le riprese sono durate sei settimane. Tutto questo è avvenuto grazie all’esperienza televisiva: si pensa che fare fiction sia deleterio rispetto a fare cinema. Invece sono due cose che vanno insieme, e il film lo dimostra pienamente. Siamo riusciti a realizzare un prodotto italiano e allo stesso tempo internazionale.


luca barbareschi e zhang jungchu in something good

Come è avvenuto l’incontro con Barbareschi?

Zhang Jingchu: Sono stata fortunata perché non ho fatto nessun provino. Dopo che ho letto la sceneggiatura ho chiamato Luca dicendogli che mi piaceva molto e il personaggio femminile era fantastico. Ci siamo incontrati a Dubai, dove stavo girando, e ci siamo scambiati i punti di vista sulla sofisticazione del cibo. Pur vivendo in Cina, non conoscevo la portata del problema e sono rimasta scossa. Nel mio paese questo problema ha attirato l’attenzione dei media, spero che possa esserci l’opportunità di proiettarlo anche lì, nonostante la censura.

 

 

Ci sono possibilità che il film esca anche in Cina?

Luca Barbareschi: Per ora l’abbiamo mostrato all’ambasciata cinese, che è rimasta colpita. Speriamo che questo mobiliti le cose e che possa uscire in Cina, dove oltre la censura è predominante il mercato americano. Volevo precisare che non volevo fare un film alla Michael Moore, di denuncia sociale e basta, ma raccontare una storia dentro un tema molto forte. Anche perché la canalizzazione tematica fa sì che le persone interessate trovino le informazioni altrove, sui siti o le riviste specializzati.

 

 

Qual è stato il tuo percorso nel cinema?

Zhang Jingchu: Mi sono laureata presso la Central Academy of Drama di Pechino. La mia materia principale era regia, all’inizio non volevo fare l’attrice. Invece il primo film che ho interpretato, Peacock, ha vinto l’Orso d’argento a Berlino. Così mi sono fatta conoscere dal grande pubblico e questo mi ha permesso di scegliere i progetti che consideravo interessanti e lavorare con registi di ogni calibro e nazionalità.

 

Pensa che fare un film di genere diverso dalla commedia in Italia sia un rischio?

Luca Barbareschi: Sì, penso sia un rischio. Però se c’è una possibilità di ripresa del nostro cinema è proprio fare film di genere, diversi da quelli che siamo abituati a vedere. Se penso a un film recente a cui mi piacerebbe assomigliare è La migliore offerta di Tornatore. Se il pubblico che lo ha amato andrà a vedere anche il mio, non resterà deluso.

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