Somnia, di Mike Flanagan

Più vicino al melenso dramma familiare che all’horror, ma che sorprendentemente funziona sulla scena e spaventa per il gioco di contrasti tra la tenerezza dei sogni e la brutalità degli incubi

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Il sonno di Cody genera mostri: questo è il suo dono e la sua maledizione. Deve solo chiudere gli occhi e tutte le creature  che popolano i suoi sogni diventano vive, tangibili, si confondono con la realtà e la divorano. Cody è in grado di spalancare le stanze più oscure della coscienza e di far tornare in vita anche i morti se può vederli in sogno, ma questo potere straordinario, per quanto possa essere attraente per chi lo circonda, può diventare estremamente pericoloso se a calcare la terra sono i demoni che hanno ingoiato tutto ciò che amava.

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Solo e in cerca di una famiglia che lo prenda con sé per dargli la serenità che merita, Cody viene presentato a Jessie e Mark Hosborn, che hanno perso il figlioletto Sean in un tragico incidente e per colmare il vuoto nel loro cuore e nella loro casa hanno pensato di prendere un bambino in adozione. Cody sogna una famiglia e loro sognano un figlio, quindi l’incontro delle loro solitudini si rivela quanto mai perfetto, anche se l’ombra del piccolo Sean aleggia ancora sulla loro felicità e turba ancora il loro sonno, tanto da insinuarsi lentamente anche nei sogni di Cody che trasforma il dolce ricordo del loro bambino nel peggiore degli incubi.

somnia
La paura qui nasce dall’interno più che dall’esterno, dalle profondità dell’inconscio di Cody, più che da temibili presenze paranormali. Ad essere infestata non è la casa degli Hosborn, ma le menti di tutti i personaggi, messe alla prova dall’abbandono, dalla malattia, dalla scomparsa prematura e da un bisogno d’amore insopprimibile, talmente forte da proiettarsi in immagini tangibili. Mike Flanagan infatti mette in primo piano la complessità della mente umana più che l’orrore fine a se stesso, e scava a fondo nelle coscienze dei personaggi per cercare la causa prima degli incubi, delle paure e di quei sogni talmente ben delineati da sembrare reali. Il suo è un dramma familiare che volge al nero, e che spaventa per il coraggio di indagare l’essere più spaventoso di tutti: l’essere umano. E in questo senso Somnia non può non far tornare alla mente il precedente Oculus – Il riflesso del male, in cui il regista si addentrava nell’oscurità della mente dei due fratelli protagonisti per far luce sugli orrori del loro passato. In questo caso però Flanagan usa un registro narrativo inusuale per il genere, a tratti più vicino al melenso dramma familiare che all’horror, ma che sorprendentemente funziona sulla scena e spaventa per il gioco di contrasti tra la tenerezza dei sogni e la brutalità degli incubi. Ma dopo tutto il bene e il male fanno entrambi parte dell’essere umano e Somnia non è altro che la rappresentazione più spaventosa dell’uomo, lo specchio dei desideri più profondi, ma anche dei pensieri più neri, delle paure e dei mostri interiori, che attendono silenziosi nell’ombra fino a che una ferita nell’anima non li lascia uscire a divorare il mondo.

Titolo originale: Before I Wake

Regia: Mike Flanagan

Interpreti: Scottie Thompson, Thomas Jane, Kate Bosworth, Annabeth Gish, Dan Mihok

Distribuzione: Koch Media

Durata: 97′

Origine: Usa 2015

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