Sonata, di Bartosz Blaschke

Questa sera a Roma alla Casa del Cinema per il Ciakpolska, il convincente esordio dello sceneggiatore polacco, un film ispirato alla storia vera del pianista sordo Grzegorz Płonka

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Nella musica esistono schemi impliciti che permettono a tutti gli ascoltatori di capire qual è la funzione espressiva di un brano. Nel 1835 infatti, lo scrittore Longfellow definì la musica “la lingua universale” della nostra specie. Tratto da una storia realmente accaduta, SONATA, produzione polacca, è il debutto alla regia dello sceneggiatore Bartosz Blaschke, che mette in scena, con un lungo lavoro di scavo e di ricerca, il mondo multicolore e la rinascita di un adolescente speciale. Dopo anni vissuti in completo silenzio, grazie alla tenacia dei suoi genitori, al sostegno di un gruppo di specialisti e alla chirurgia implantare presso l’Istituto del Professor Henryk Skarżyński, ha riacquistato l’udito e potuto realizzare il suo più grande sogno. Dopo la “prima” lo scorso anno a Gdynia (dove ha vinto il Premio del Pubblico), il film è stato recentemente proiettato a Sofia, dove ha ricevuto il Premio della Città.

Ma, facciamo un passo indietro: Grzegorz Płonka, vincitore nel 2015 del Beats Festival a Cochlea, brillantemente interpretato da Michał Sikorski, è un adolescente a cui nel 1993 è stato erroneamente diagnosticato l’autismo, e non la perdita graduale dell’udito. A 14 anni riceve così il suo primo apparecchio acustico e piano piano inizia a scoprire la parola e i suoni. Dopo diverse visite private, risulta che non solo possiede una memoria visiva ma anche un notevole orecchio musicale. Nelle prime scene del film, vediamo che si trova in una fase di sviluppo alquanto confusa: si rifiuta di partecipare alle attività in una classe con bambini con sindrome di down, e risponde a un gentile commento della sua insegnante alzando il dito medio. Poco dopo, ecco il fattore scatenante: il padre Łukasz (Łukasz Simlat) acquista un piccolo pianoforte a coda per il soggiorno. Da qui lo spettatore scopre che i trattamenti graduali dei suoi problemi di udito – prima con un dispositivo che accentua le basse frequenze nello spettro uditivo, e poi con un impianto elettronico che lo rimpiazza completamente – vanno di pari passo sia con la sua destrezza quasi miracolosa e sia con l’amore per la musica, in particolare quella per Ludwig van Beethoven e le sue composizioni per pianoforte, “Per Elisa” e la “Sonata al chiaro di luna”, di cui si innamora. Quest’ultima, libera da schemi prestabiliti, ha una costruzione che l’autore stesso definì “quasi una fantasia”. Il ritmo, veloce ed intenso, è segnato da un crescendo di accordi, arpeggi rapidi ed emozioni, nel quale si sperimenta un senso di agitazione per poi placarsi in un’apparente quiete, nutrita di insicurezza e confusione.

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Blaschke riduce al minimo la musica non diegetica, in modo che i contributi di Grzegorz possano emergere con una grazia sorprendente. Un film commovente, di denuncia contro i pregiudizi del sistema scolastico polacco che non accetta studenti con deficit dell’udito, del linguaggio e con lacune nelle conoscenze generali, che mostra anche momenti di bullismo perché gli altri bambini non riescono a comprendere, egoisticamente, “l’altro da sé”. Quello che vediamo del Musicista Grzegorz è solo un frammento: riesce a creare, attraverso dei codici, un mondo interiore all’interno di un mondo normato. Il Musicista, come l’attore d’altronde, non si limita a mediare un testo: rende visibile l’invisibile, e come in uno stato di trance, riesce a spiazzare la sua normalità per preservare la capacità di sorprendere.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
4 (1 voto)
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