Songs My Brother Taught Me, di Chloé Zhao

Su Mubi l’opera prima della regista di Nomadland che mostra già un notevole talento nel definire le geografie del paesaggio. A tratti è ancora acerbo perché non si fida totalmente dei suoi personaggi.

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“Tutto ciò che è selvaggio ha qualcosa di malvagio”. Sono due aggettivi, contrastanti oppure no, che disegnano alcuni dei sentimenti su cui si muove il cinema di Chloé Zhao. Già da questo primo lungometraggio realizzato nel 2015 e ora in streaming su Mubi, la cineasta mette in evidenza un rapporto fisico con la natura e il paesaggio. Il legame non è soltanto quello che hanno i suoi personaggi. Riguarda anche quello della stessa regista che lo ridefinisce attraverso le storie e le azioni dei suoi protagonisti.

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Scritto e diretto da Chloé Zhao e prodotto da Forest Whitaker,  Songs My Brother Taught Me è stato presentato al Sundance e alla Quinzaine a Cannes e vede protagonista Jimmy che vive nella riserva indiana di Pine Ridge nel South Dakota. Abita con la madre e la sorella più piccola Jashaun con la quale ha un legame particolare. Il fratello maggiore invece si trova in carcere. Dopo la morte del padre in un incendio, il ragazzo vorrebbe trasferirsi a Los Angeles insieme alla sua ragazza. Ma qualcosa di misterioso continua a tenerlo legato a quel luogo.

In Songs My Brother Taught Me si definisce lo sguardo riconoscibile di Chloé Zhao, sempre attenta alla geografia del luogo e ai cambi di luce. In questo film lo spazio appare vasto e impenetrabile. Nel successivo The Rider la riserva di Pine Ridge diventerà invece il luogo del ritorno del protagonista dopo il drammatico incidente da cui si è salvato per miracolo. In Nomadland invece c’è proprio la necessità di fuga e ci sarà una simbiosi tra Fern e il suo furgone che diventeranno una cosa sola.

Songs My Brother Taught Me conferma il talento della cineasta nel lasciar vivere i personaggi a contatto con le proprie emozioni. Attraverso anche un’unica inquadratura riesce a filmare il dolore in una delle scene più belle del film, quella in cui Jashaun piange davanti alle macerie della casa dove ha perso la vita il padre. Oppure in un unico movimento di macchina c’è anche la gelosia, sempre della sorella nei confronti di Jimmy quando lo vede con la fidanzata. Zhao predilige una visione classica, da western intimista. Si sofferma sui tramonti, su luoghi come l’edificio scolastico, la stazione di servizio o il caffé abbandonato, oppure sulle immagini di un auto che viene incendiata mentre domina l’oscurità. C’è però ancora qualcosa di acerbo. Mentre i silenzi vengono gestiti benissimo, sono invece alcuni dialoghi che invece appaiono forzati come nella scena in cui il fratello maggiore di Jimmy dice alla madre: “Non trasformare Dio in un altro degli uomini per cui abbandoni i tuoi figli”. La cineasta non si fida ancora del tutto dei movimenti, della gestualità dei suoi protagonisti (le scene del rodeo o i movimenti di boxe) e spesso si trova nella situazione di dover farli parlare. Inoltre ci sono corse nei prati, stacchi, effetti luci che appaiono come rimandi fin troppo espliciti al cinema di Malick. Come dimosterà meglio in seguito invece, il cinema di Chloé Zhao non ha bisogno di padri e di modelli. Sa stare vicino ai suoi personaggi e condividerne i dubbi. E quando in Songs My Brother Taught Me non s’impantana nella necessità di dover spiegare troppe cose, trova nuove e inattese risorse visive come nella festa dei contrabbandieri e chiude il cerchio con un finale articolato ma che appare semplicissimo e su cui deve averci pensato a lungo.

Disponibile su MUBI (gratis per 30 giorni accedendo da questo link)

Titolo originale: id.
Regia: Chloé Zhao
Interpreti: John Reddy, Jashaun St. John, Travis Lone Hill, Taysha Fuller, Irene Bedard
Distribuzione: MUBI
Durata: 94′
Origine: USA, 2015

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.67 (3 voti)
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