Sonic – Il film 3, di Jeff Fowler
Al terzo episodio, la saga scopre la radice di tutte le sue immagini ma riduce per questo un racconto leggerissimo ad un film tutto di testa, che fatica ad afferrare l’entusiasmo del cinema puro

Al terzo film la saga di Sonic al cinema continua a essere un oggetto di difficile identificazione. Amatissima dal pubblico, continua però a essere gestita da un gruppo di lavoro indefinito, che coglie l’appeal del porcospino nei confronti dei più piccoli, porta in campo, attraverso di esso, temi non scontati, quasi maturi per il suo pubblico (dalla morte, alla crescita, al valore della sconfitta), ma fatica a ragionare davvero per immagini, a maneggiare in profondità una cinefilia costantemente esibita (dall’immaginario Bayhano del primo film al cinema d’avventura classico del sequel) eppure mai davvero colta in profondità. C’è in effetti una certa irrequietezza sullo sfondo di questo atlante cinematografico, come se la saga fosse alla ricerca di un’immagine prima che possa spiegare le sue origini, risolvere un dubbio simile a quello del porcospino, che cerca di ricostruire il mistero della sua identità.
A raccogliere certe tensioni tematiche pare proprio essere questo terzo capitolo, che vedrà i protagonisti combattere Shadow, doppio negativo di Sonic creato in un laboratorio dal malvagio Dr. Robotnik cinquant’anni prima dell’arrivo del porcospino sulla Terra. Improvvisamente liberato però, nel presente, Shadow inizierà una feroce caccia all’uomo contro tutti coloro che, anni prima, lo hanno privato dell’unica persona che sembra avergli voluto davvero bene.
Da qui Sonic 3 – Il film si muove su un meccanismo prevedibilmente rodato, che parla il “solito” linguaggio ritmato e iperpop dell’action ma, al terzo episodio, pare soprattutto ansioso di svelare certe linee guida che hanno guidato la saga fino a questo momento. È un discorso che prevedibilmente, riguarda anche la cinefilia, forse mai così entusiasta nel muoversi tra l’aperto tributo a John Wick ed un finale che insegue il linguaggio di anime massimalisti come Dragon Ball, come a cercare legittimità in un orientalismo che pare davvero quel motivo primo, unificante, tanto cercato per tre film.
Si tratta di uno spunto che, in effetti, spiega bene l’elemento che continua a reggere meglio fin dal primo episodio: il racconto senza filtri dell’interiorità dei personaggi che qui coglie efficacemente non solo l’eroismo sghembo di Sonic ma anche tutta la tragicità silenziosa della sua nemesi.
Sonic 3 chiude il suo cerchio ma lo fa, forse, con un po’ di ingenuità, scegliendo di ripiegare una materia leggerissima, in un intellettualismo tutto di testa, convinto che il senso sia tutto lì, nelle sue immagini primordiali, piuttosto che in una regia pronta a sostenere quegli spunti. Così il film perde sempre più freschezza, incastrato in un meccanismo irrigidito, incapace di guardarsi davvero attorno, di reggere certe linee del racconto che a volte sembrano irrompere tra le immagini, non adeguatamente preparate dalla scrittura. Peccato perché c’è potenziale in certe sequenze più intimiste (come i flashback dedicati a Shadow), che il film esaurisce troppo rapidamente
Jeff Fowler non si fida del suo sguardo e forse neanche dei suoi personaggi tutti digitali, se è vero che appena può il film lascia campo libero a Jim Carrey, che gigioneggia con il solito carisma ma allo stesso tempo pare far tornare Sonic 3 a quelle atmosfere stantie anni ’90 da cui tutto era partito, addirittura invalidare una ricerca delle radici che, osservata meglio, pare essere stata nutrita, fino a questo momento, più dal capriccio che dalla consapevolezza.
Titolo originale: Sonic The Hedgehog 3
Regia: Jeff Fowler
Interpreti: Jim Carrey, James Marsden, Tika Sumpter, Krysten Ritter, Lee Majdoub, Natasha Rothwell, Adam Pally, Shemar Moore, Alyla Browne, James Wolk, Tom Butler, Jorma Taccone, Sofia Pernas, Cristo Fernández
Voci: Ben Schwartz, Colleen O’Shaughnessey, Idris Elba, Keanu Reeves
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 110′
Origine: USA, Giappone 2024