Sono tornato, di Luca Miniero

Sono tornato di Luca Miniero si presenta come una commedia dal sapore amaro, che attraverso il pretesto di Mussolini svela all’italiano medio lo stato attuale in cui versa il Paese oggi.

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La domanda portante, che regge e conduce in avanti lo sviluppo dell’intero film di Luca Miniero (tra i tanti successi, Benvenuti al sud, Benvenuti al nord, Un boss in salotto, Non c’è più religione), quel Sono tornato che nasce come remake del tedesco Lui è tornato (2015) di David Wnendt e si trasforma in breve nella sua riconsiderazione e ricollocazione italiana, è una domanda apparentemente convenzionale e dal sapore stantìo, ma che qui si ripropone in versione grottesca che, appunto per definizione, muove al riso pur senza rallegrare nessuno, in specie lo spettatore italiano che si specchia nel film e nelle clip – spesso imbarazzanti – raccolte in giro per il nostro Paese. Quella fatidica domanda non è (solo) «cos’è la politica oggi?», ma più propriamente «chi è il popolo italiano oggi?», e quale panoramica generale possa emergere da un’analisi minuziosa condotta per le strade della cara vecchia Italia, incontrandone e intervistando i suoi nuovi presunti cittadini, quelli che ogni giorno convivono in una dimensione di multiculturalismo e scambio interetnico, con o senza approvazione. E per riportare a galla sentimenti più o meno occultati e pulsioni inconsapevoli, a Miniero è bastato osservare il popolo italiano alle prese con un tal Benito Mussolini, che qui ha il magnifico e imponente corpo di Massimo Popolizio, tornato all’improvviso vivo e vegeto a passeggiare in alta uniforme per le strade della capitale, alla ricerca del suo amore, Claretta Petacci, e della strada per raggiungere la leggendaria Piazza Venezia o, più tardi, la residenza di Villa Torlonia; frastornato certo, sconvolto a dir poco per la visione di una città (e di un Paese) che non sa più riconoscere, per un’epoca che si conferma priva di veri leader politici e rimasta fatalmente senza identità nazionale.

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Il Mussolini di Popolizio si impone immediatamente come quella maschera accattivante e carismatica che la Storia ci ha restituito, costruendovi tutt’intorno un’aura d’illimitato fascino e potenza imperitura, nel film sottolineate a più riprese da inquadrature di spalle e dal basso, su sfondi romani di bellezza insuperata. Eppure, la differenza con l’Hitler interpretato da Oliver Masucci è tangibile: siamo in presenza di un conclamato artificio, di un corpo gonfiato e privo di naturalezza in ogni circostanza – ad eccezione delle lacrime versate dal Duce al ricordo della sua Claretta – , per l’appunto un corpo attoriale al quadrato – quello, impeccabile come sempre, di Popolizio e quello di Mussolini, ideale interprete e storico oratore – , laddove invece, quello di Masucci, sapeva restituire con una certa spontaneità la figura sempre inquietante e, per certi versi, più mostruosa di Adolf Hitler. Ecco, dunque, che l’arrivo del documentarista Andrea Canaletti, interpretato da Frank Matano con piacevole leggerezza, conduce il film su un doppio livello riflessivo – «Ma lei non esce mai dal personaggio?» è la domanda-chiave del loro primo incontro – , ponendo il Mussolini dei giorni nostri al centro dei riflettori – stavolta il mondo di internet, dove i suoi video toccheranno un milione e settecento mila visualizzazioni – , moltiplicando vertiginosamente l’impatto del personaggio così come la sua visibilità.

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La chiave per un ritrovato successo sarà proprio la vetrina “sinoptica” e trasparente del web e, in un secondo momento, l’universo patinato della televisione, luogo di propaganda e veicolo del potere che Mussolini riconosce e sfrutta senza remore, animale da palcoscenico qual è sempre stato, ricordandoci a più riprese che il medium fa il messaggio, che la performance (politica) è l’unica cosa che conti, e che le pecore hanno sempre bisogno di un pastore che sappia badare ad esse. Il film di Miniero, tuttavia, non rimane incastrato in messaggi puramente ideologici e rozze dottrine; al contrario, tenendo assieme idee, linguaggi e differenti mezzi cinematografici, mira a raccontare una storia (italiana) e delle emozioni contraddittorie, buttando nel variegato calderone interviste a tema libero e candid camera fatte nel “viaggio in Italia” condotto insieme agli attori, e una serie di situazioni puramente finzionali, raddoppiate dal set televisivo onnipresente nella seconda parte. Ne viene fuori una commedia tutta italiana, che sussurra allo spettatore parole decisamente amare; e a quella domanda posta all’inizio del film la risposta arriva puntuale, inesorabile, rivelandoci l’aspetto più nero del nostro popolo, sedotto e abbandonato da Mussolini o chi per lui, popolo che qui ci viene presentato – non senza angoscia e allarme – povero di spirito e irrimediabilmente senza prospettive. 

 

Regia: Luca Miniero
Interpreti: Massimo Popolizio, Frank Matano, Stefania Rocca, Gioele Dix, Eleonora Belcamino, Ariella Reggio
Distribuzione: Vision Distribution
Durata: 96′
Origine: Italia, 2018

 

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=w6-WFLRC_1c]

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