Sotto il cielo grigio, di Mara Tamkovich
Con il suo carico di impegno civile, porta con sé un soffocato dolore che sembra raccogliere l’eco di Green Border. Brava la protagonista Aliaksandra Vaitsekhovich. TFF42. Concorso
Se male non ricordiamo, l’ultima volta che si è parlato di Bielorussia al cinema fu in occasione del film di Agnieszka Holland Green Border nel quale si raccontava l’odissea di immigrati mediorientali sballottati dalla frontiera polacca a quella bielorussa e costretti da un rigoroso regime di polizia ad una difesa strenua delle proprie vite.
Con Sotto il cielo grigio, nella sezione principale del Concorso lungometraggi a 42° Torino Film Festival, la Bielorussia farà di nuovo parlare di sé per il suo regime dittatoriale che soffoca ogni dissenso, ogni libertà di informazione e ogni libero pensiero. Quanto alla Polonia, perché è il Paese dove la giovane regista del film, la bielorussa Mara Tamkovich, si è rifugiata e in cui, nonostante ogni giudizio che si può avere sulla politica polacca, il film ha visto la luce.
La storia è ambientata nel 2020 quando, in un’atmosfera clandestina, la giornalista televisiva Lena e la sua operatrice intendono raccontare la rivolta di piazza contro il regime di Lukaschenko. Lo fanno da un appartamento dal quale provano a sfuggire ai controlli della polizia che però le individua e le arresta. Da qui per Lena comincia una lunga odissea giudiziaria che potrebbe finire solo con una sua dichiarazione di fedeltà al regime e di riconoscimento dei suoi errori. Ilya, il marito, giornalista anche lui e suo direttore di testata, le sarà costantemente vicino.
Sotto il cielo grigio è ancora una storia di vessazioni politiche, annidata in una sacca di questa Europa così tormentata, invade con la forza di una segreta urgenza, i nostri schermi, attira la nostra attenzione con questo film nel quale la fantasia narrativa che ha dato vita al personaggio di Lena si sovrappone ad una realtà fatta di sfuggente cronaca, sommersa come è stata la storia di Katsiaryna Andreyeva di Belsat TV, alla quale la vicenda del film è ispirata e che sta ancora scontando la pena.
Sotto il cielo grigio rompe il silenzio e con la sua carica di rabbia trattenuta irrompe nella già difficile pacificazione del racconto di questi anni così difficili. Il suo pregio è quello di lavorare intensamente sul personaggio della giornalista e con il determinante contributo della brava Aliaksandra Vaitsekhovich, che sa rendere la fatica e lo sfinimento della detenzione con il suo progressivo sfiorire restituendo credibilità alla storia e all’ansia del racconto. Si è davanti ad un film lineare fatto di una cronaca vivente e nel quale le immagini di repertorio, rubate alla cronaca dei giorni della protesta, si sovrappongono a quelle create dalla regista in un ennesimo racconto disperato in cui si è persa traccia di ogni civiltà.
Il film di Mara Tamkovich, con il suo carico di impegno civile, porta con sé un soffocato dolore che sembra raccogliere l’eco del film di Agnieszka Holland. Un cinema che ci arriva dai confini di un’Europa, con storie che non vorremmo vedere ma che non possiamo ignorare.
Titolo: Pod szarym niebem
Regia: Mara Tamkovich
Interpreti: Aliaksandra Vaitsekhovich, Valentin Novopolskij, Palina Chabatarova
Distribuzione: Invisible Carpet
Durata: 81′
Origine: Polonia, 2024