Sotto il sole di Riccione, di YouNuts

Enrico Vanzina non ripercorre la propria mitologia per celebrarla quanto per tentare ancora una volta l’azzardo dell’aggiornamento alla generazione italoteen di Netflix

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C’è una sequenza in Sotto il sole di Riccione che da sola vale l’intera annichilente galleria di “vignette” de Gli Infedeli, sempre Netflix, che è invece il film definitivo per guardare nel baratro di quei cortometraggi italiani che finiscono puntualmente ai festival, super-prodotti-sovvenzionati-commissionati con almeno una star e un immancabile finale grottesco/morale, senza alcun effettivo sfondo che dialoghi con là fuori nelle storie che raccontano o nei luoghi che attraversano, ma sistematicamente selezionati in giro per le kermesse d’Italia perché l’attore ti porta pubblico e poi comunque è girato bene. Se il film di Mordini è una playlist di quest’immaginario autogenerato e autoriproducente, è strano che due sguardi lucidi e consapevoli come Scamarcio e Mastandrea non puntino neanche per un istante dell’opera a quello che sarebbe stato un benedetto sabotaggio.
Ecco, ovviamente l’intento di Enrico Vanzina e della giovane squadra (Caterina Saldavori e Ciro Zecca) che lo coadiuva in questo suo secondo prodotto per Netflix (il primo è stato Natale a 5 Stelle, per la regia di Marco Risi) non è nemmeno in questo caso sabotare la linea italoteen della piattaforma, da cui pure il film saccheggia i volti tra Baby, Summertime e Skam, e forse neanche ribadire e riconoscere definitivamente in Sapore di Mare il progenitore dell’intera stirpe. Piuttosto, ancora una volta per Enrico Vanzina appare necessario intervenire sulla propria stessa mitologia non per celebrarla quanto per sparigliarla nuovamente (come fatto con le decine di ritorni e auto-remake degli ultimi anni con il fratello), un’irrequietezza che non vuole stare dalla parte delle nostalgie di Andrea Roncato ma preferisce ostinatamente tentare l’azzardo dell’aggiornamento senza paura del ribasso: d’altra parte se è vero, come racconta Roberto Silvestri, che Carlo Vanzina fosse solito non guardare neanche la scena sul set ma per lui fosse cruciale unicamente l’ascoltarla in cuffia in diretta, allora il personaggio del ragazzo non vedente che truffa l’app di dating è anche uno straordinario omaggio ad un cinema che interroga l’immagine ad occhi chiusi.

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Tanto che il duo YouNuts (al secolo Niccolò Celaia e Antonio Usbergo), che viene dal videoclip (il loro ultimo è per la hit estiva di Giusy Ferreri e Elettra Lamborghini), fa un po’ fatica a trovare la formula giusta per tenere insieme l’approccio da commedia balneare “originaria” (?) con lo storytelling indie d’obbligo. Lo si vede apertamente nella scena di cui accennavo in apertura, che una regia più a briglia sciolta avrebbe portato all’ebollizione: uno dei protagonisti ha l’ignara fidanzata siciliana in videocall sul tablet, e quella inizia a spogliarsi per lui, e nel frattempo nella camera si aggira la ragazza appena conosciuta a Riccione che intende sedurlo con uno striptease. Nell’abissale raddoppio reale-virtuale della situazione (e della distrazione) potenzialmente erotica si annida la questione decisiva: quale corpo dei due è quello più vicino, raggiungibile, tangibile?
È una domanda che percorre l’intera struttura dell’opera, insieme doppio degli attuali prodotti Netflix generazionali, doppio dei testi sacri vanziniani, e costantemente scisso tra una Riccione immaginaria ferma ad un’atmosfera un po’ irreale e al contempo un’urgenza di autorappresentazione che attraversa senza posa i filtri più veri del vero delle fotocamere in mano ai personaggi. In questo, il finale con la dichiarazione d’amore dal palco dove si sta esibendo Tommaso Paradiso, trasmessa istantaneamente dalle live degli smartphone impugnati in alto degli amici tra il pubblico, è la presa di coscienza definitiva che oggi questo cinema vive soprattutto negli schermi più piccoli e responsive, salta di portale in portale e di bacheca in bacheca dove le mille compilation vanziniane assumono forme, durate e pregnanze affettive sempre differenti. D’altra parte, non c’è nulla di più vanziniano delle stories che attraversano i nostri Instagram: un veloce check delle ultime che vi ritrovate pubblicate sul vostro feed vi aiuterà a digerire questa innegabile rivelazione.

Regia: Niccolò Celaia e Antonio Usbergo (YouNuts)
Interpreti: Isabella Ferrari, Lorenzo Zurzolo, Ludovica Martino, Cristiano Caccamo, Saul Nanni, Fotinì Peluso, Andrea Roncato, Luca Ward, Claudia Tranchese, Rosanna Sapia, Sergio Ruggeri, Maria Luisa De Crescenzo, Matteo Oscar Giuggioli, Giulia Schiavo, Tommaso Paradiso
Distribuzione: Netflix
Durata: 101′
Origine: Italia, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.17 (6 voti)
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