Soundtrack – ti spio, ti guardo, ti ascolto, di Francesca Marra

Un thriller abbastanza claustrofobico che ci ha messo otto anni a vedere la luce. Più riuscito nella rappresentazione della morbosità, ma abusa anche di eccesso di voyerismo e di troppi dialoghi

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Ci ha messo otto anni Soundtrack – ti spio, ti guardo, ti ascolto a vedere la luce. Nei titoli di coda ci sono infatti i ringraziamenti della regista nei confronti di coloro che hanno creduto che questo film potesse essere portato a termine. Nel frattempo molte cose sono cambiate nella vita della troupe. E, nel frattempo, Valentina Lodovini è diventata famosa.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

L’apertura è in bianco e nero. E la storia è raccontata attraverso un flashback quasi intero. La macchina da presa stringe sul volto di Andrea Osvart e la tiene come intrappolata. È un po’ il senso di claustrofobia crescente che si respira attorno a questo thriller scritto dalla stessa Marra assieme a Enrico Oldoini (regista di alcuni cinepanettoni come Yuppies 2 e alcuni Vacanze di Natale). Linda, un’attrice emergente, ha una relazione con Paolo, un tecnico del suono. Dopo aver terminato le riprese di un film, la coppia si trasferisce in un piccolo paesino dell’Abruzzo perché lei deve iniziare le prove di uno spettacolo teatrale incentrato su un rapporto di coppia ossessivo e morboso. E, da quel momento, realtà e finzione si mescolano e Paolo diventa sempre più geloso di Linda.

andrea osvart in soundtrackIl tema della doppia identità è già evidente nella doppia immagine sullo schermo. La cineasta crea un parallelismo tra come sono i personaggi e come invece vengono guardati dagli altri. Il paese diventa invalicabile, un luogo senza uscita dove ogni immagine può essere rubata e ogni dialogo può essere ascoltato. Risulta riuscita la rappresentazione della morbosità, delle visioni (Paolo che a tavola vede Linda e il regista fare sesso davanti a lui) e il parallelismo tra la rappresentazione che deve andare in scena e quello che sta realmente accadendo. Insiste invece eccessivamente sull’uso di un voyerismo a tratti interrotto da situazioni mostrate in montaggio parallelo. E si ha come il sospetto che la regista non si fidi troppo di quello che inquadra e allora ha bisogno di marcare delle situazioni con un utilizzo eccessivo dei dialoghi quando le immagini ne avrebbero piena autonomia. Quindi, forse le è mancato il coraggio di osare un po’ di più. Si tratta comunque di un esperimento di genere che, anche se non è del tutto riuscito, è comunque da difendere. E il travagliato percorso rende Soundtrack un po’ fuori dal mondo e dal tempo, dove gli occhi di Vincenzo Amato sembrano quelli di un corpo reincarnato che forse è vissuto lì su quel posto da tempo, sotto altre sembianze. Il finale, con l’ellissi temporale, crea come una frattura. Che però, paradossalmente, rende l’equilibrio meno precario.

 

Regia: Francesca Marra

Interpreti: Andrea Osvart, Vincenzo Amato, Valentina Lodovini, Giorgio Lupano

Distribuzione: Distribuzione straordinaria

Durata: 97′

Origine: Italia 2007

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative