SOUNDTRACKS – Behind The Candelabra di Steven Soderbergh

dietro i candelabri

La raffinatezza di Sodebergh e del compositore Marvin Hamlisch sta nello sfruttare le musiche di Liberace per rafforzare ulteriormente la struttura narrativa. Le note dei brani del pianista raccontano una storia nella storia a testmonianza dell'ulteriore passo in avanti del regista nel padroneggiare i mezzi che ha a disposizione, riuscendo a piegarli alle sue volontà espressive

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"Liberace non sarà Rubinstein ma neanche Rubinstein è Liberace"

 

Behind The Candelabra, ultimo film di Steven Soderbergh prima della presunta pausa che lo stesso regista ha dichiarato di voler prendere dai set cinematografici, all'apparenza si presenta come un semplice film biografico dedicato alla memoria del pianista Wladzui 'Walter' Valentino Liberace. A ben guardare, Behind The Candelabra, è la summa di vari aspetti e tematiche del cinema soderberghiano che, alla luce della suddetta pausa, chiude momentaneamente il cerchio della sua poetica. Soderbergh, difficilmente etichettabile, dalla regia di film indipendenti come Bubble al successo commerciale della trilogia di Ocean's, ha sempre spaziato in generi e ruoli differenti. Il suo personale filo di Arianna, che gli permette di muoversi agevolmente nel variegato labirinto che è il suo cinema, sono i temi trattati che tornano ciclicamente, anche solo accennati, di pellicola in pellicola. La menzogna, l'ossessione, il contagio e la dipendenza, in tutte le loro sfaccettature e sottocategorie, sono base del suo cinema, agevolmente rintracciabili dallo spettatore anche in quest'ultimo film. Sembra quasi che la vita pubblica e privata di Liberace sia un pretesto per Soderbergh per sviscerare ulteriormente temi per lui centrali.

 

Incentrato sugli ultimi dieci anni di vita del pianista, il film è tratto dal libro di memorie scritto da Scott Thorson, compagno segreto e tuttofare della star per sei anni. Nella sua oltre ventennale carriera, infatti, Liberace, pianista e personaggio televisivo americano di origini italo/polacche, non dichiarò mai apertamente la sua omosessualità, vivendo nell'ombra la relazione con il giovane Thorson. Eccola dunque la menzogna, perpetrata per anni per paura di perdere il suo pubblico, di veder smantellato il suo nome dai cartelloni pubblicitari fuori dai grandi alberghi di Las Vegas che ospitavano i suoi show. Menzogna che diventa contagiosa, diffondendosi in ogni aspetto della sua vita, che s'ingrandisce e viene negata, tanto da querelare  giornali come il Daily Mail e Confidential che insinuavano la sua omosessualità. L'ossessione per lo sfarzo e il lusso che diventano orgogliosamente kitch da esibire nella vita di tutti i giorni e durante gli spettacoli. Ne sono l'esempio principe proprio quei candelabri del titolo che rimandano sia all'oggetto in se, cifra distintiva degli show della star che ne ebbe l'idea mentre guardava il film di Merle Obern, Una canzone da ricordare, che la verità nascosta nel privato. L'ossessione per la propria immagine che porta Liberarce, precursore dei look eccessivi di Elvis, Elton John e Lady Gaga, a convincere Thorson a sottoporsi ad una serie di interventi di chirurgia estetica per assomigliargli. La dipendenza dal sesso e dalle medicine. Infine il contagio, fatale, quello del virus dell'HIV che lo porterà a morire proprio come un'altra celebrità americana, Rock Hudson, che, a differenza sua, alla fine della sua vita uscirà allo scoperto, dichiarando di avere l'AIDS. Non importa dunque quale sia il tema trattato, che il film ruoti attorno alla vita di un bugiardo patologico come in Sesso, bugie e videotape, a quella di uno stripper come in Magic Mike o descriva le conseguenze di un contagio mortale o l'apparente dipendenza da farmaci di Effetti Collaterali, il cinema di Soderbergh ci mostra da vicino quello che avviene nelle vite dei protagonisti, reali o immaginari che siano quando superano il limite e perdono il controllo. Presentato in concorso alla 66ª edizione del Festival di Cannes, il film, che in America è stato trasmesso dal canale televisivo HBO perchè considerato dagli Studios una pellicola a rischio per gli incassi al botteghino a causa della storia narrata, rappresenta un'ulteriore passo avanti nell'estetica filmica di Soderbergh. L'attenzione prestata dal regista e il suo staff a dettagli che spaziano dalle scenografie al trucco, quest'ultimo mai caricaturale in un contesto molto rischioso, testimoniano la padronanza dei mezzi al servizio di Soderbegh e di come riesca a piegarli alle sue volontà espressive.

 

I temi principali della sua poetica si manifestano anche grazie all'unione di aspetti diversi dotati di un significato aggiuntivo. È qui che entra in gioco la musica. Ovviamente molte delle tracce che compongono la colonna sonora appartengono a Liberace ma la raffinatezza di Sodebergh e Marvin Hamlisch, compositore pluripremiato che torna a lavorare con il regista dopo le bellissime musiche scritte per The Informant!, sta nello sfruttarle per rafforzare ulteriormente la struttura narrativa. Soderbergh, come altri registi, lavora spesso con gli stessi attori e collaboratori. Tra questi spiccano i nomi di compositori come Cliff Martinez che ha curato le musiche, tra gli altri, di Traffic, Solaris e Contagion o David Holmes (la trilogia di Ocean's, Out of Sight, Knockout) e Thomas Newman (Effetti Collaterali, Erin Brockovich, Intrigo a Berlino). Sebbene tutti loro sia siano trovati a gestire materiale originale, scritto appositamente per i film, e brani non originali, in Behind the Candelabra, Hamlisch ha utilizzato le musiche di Liberace per raccontare la sua stessa storia. Semplicemente ascoltando le tracce della colonna sonora possiamo ricostruire parte della vita del pianista raccontata nel film. La pellicola, inoltre, non si limita a lasciare alla musica un ruolo di sottofondo ma irrompe sulla scena grazie alle esibizioni del formidabile Michael Douglas che, non solo interpreta il pianista, ma suona personalmente alcuni dei suoi brani presenti nel film. Ascoltando le composizioni di Liberace e il loro collocamento all'interno della pellicola affiora anche l'ironia della coppia Soderbergh/Hamlisch nello scegliere, ad esempio, un brano come When Liberace Winks At Me, dove, in un filmato televisivo, Peggy King intona una canzone sdolcinata sul fascino del pianista che ne suona la melodia ammiccando direttamente in camera a Peggy e alle casalinghe americane invaghite di lui, mentre il Liberace privato, quello che le stesse casalinghe non si immaginano, guarda il medesimo filmato sul divano dell'appartamento del suo amante mentre mangiano pop corn. Lo stesso vale per un altro brano del pianista, Why Do I Love You, le cui note accompagnano le inquadrature che testimoniano la metamorfosi di Scott Thorson in un sosia di Liberace. Oltre alle musiche del pianista, però, Halmish utilizza anche due brani molto lontani dal repertorio della star fondato su un mix di reminiscenze classiche e musica pop coadiuvata da una solida base orchestrale. Si tratta di I Feel Love di Donna Summer, prodotta da Giorgio Moroder, brano disco anni '70 che lo spettatore ascolta all'inizio del film, nella scena in cui ci viene presentato Thorson all'interno di un gay bar e Dejà vu di Dionne Warwick, dalle atmosfere languide e ovattate. In definitiva, dunque, l'ultimo lavoro del premio Oscar Hamlisch, prima della sua morte avvenuta nel 2012, è stato quello di raccontare una storia nella storia attraverso le note dello scintillante pianoforte di Liberace vittima e carnefice di se stesso.

 

 

Track listing:

1. The Liberace Fanfare – The BTC Orchestra

2. The Liberace Boogie – The BTC Orchestra Feat. Michael Douglas

3. Carioca – The BTC Orchestra

4. Chopin Nocturne In E Flat Major – Randy Kerber

5. Tico Tico – Liberace

6. When Liberace Winks At Me – Liberace Feat. Peggy King

7. Why Do I Love You – Michael Douglas

8. Kitten On The Keys – Liberace

9. NOLA – The BTC Orchestra

10. Begin The Beguine – The BTC Orchestra

11. I Belong With You – The BTC Singers

12. Prelude in E Minor, OP. 28, No. 4 – Idil Biret

13. Love Is Blue – Liberace

14. The Impossible Dream – Michael Douglas

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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    Un commento

    • ricetta per 'anni 70 in film italiano': prendere il filippo timi di turno in odore di metalmeccanico, praticargli una riga con lo squadro nei capelli appiattiti, appioppargli una giacchetta marroncina di pelle vintage, una bella camicia a fioroni, basette (dimenticavo), collocarlo con famigliola in strada adornata di cinquecento a piovere e tutte tenute e parcheggiate ottimamente come all'autosalone per collezionisti. mettere sempre implacabilmente musiche del tempo, nada, patty pravo, la caselli, mai classica o che non ridica platealmente che siamo negli anni settanta. A questi fiacchi rivisitatori, il film di Soderbergh dovrebbe riuscire utile come un prezioso breviario, per l'intelligenza non ricostruttiva ma costruttiva con cui sfida l'immaginetta dell'epoca mostrandola per quello che era: presente, ora. film del tipo sublimegeniale, non so chi più 'mostro' nel triangolo soderbergh douglas damon (le cui lacrime amare di petra von kant..).