SOUNDTRACKS – Jersey Boys, di Clint Eastwood

Clint Eastwood racconta la parabola ascendente di Frankie Valli e i suoi Four Seasons, la crisi e la successiva risalita, attraverso i brani che li hanno visti scalare le classifiche americane, intessendo l'intera pellicola di citazioni cinematografiche che omaggiano il cinema

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Un falsetto acuto e limpido, melodie dinamiche e testi originali sono gli ingredienti che hanno permesso a Frankie Valli e i suoi Four Seasons di divenire uno dei gruppi di maggior fama e longevità della musica pop. Dopo l'enorme successo del musical loro dedicato nei teatri di Broadway anche l'industria cinematografica ha deciso di cavalcare l'ondata di successo chiamando il texano dagli occhi di ghiaccio, Clint Eastwood, a dirigere una pellicola che ne ripercorresse la vita personale ed artistica, seguendo le tappe che li hanno portati a scalare le classifiche musicali degli anni '50 e '60, dando un nuovo significato al concetto di gruppo vocale che si distaccava, anche grazie all'uso di coreografie e arrangiamenti innovativi, dalle band precedenti come i The Teddy Bears, creatura sonora di quello che sarebbe divenuto forse il miglior produttore musicale di quel ventennio, Phil Spector, in grado di dare vita ad una nuova corrente musicale grazie al successo di gruppi femminili come le The Ronettes.

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Nella versione cinematografica di Jersey Boys, basata sul musical diretto nel 2006 da Des McAnuf, Clint Eastwood decide di chiamare ad interpretare Frankie Valli e altri membri del gruppo i medesimi attori che avevano dato voce e corpo ai personaggi della versione teatrale. Questa scelta può trovare una valida spiegazione nella decisione, presa dal regista, di filmare dal vivo i numeri musicali presenti nel film per attribuire alle scene una maggiore veridicità e naturalezza. Ecco dunque John Lloyd Young, già vincitore di un Tony Award per la sua interpretazione di Frankie Castelluccio sul palco di Broadway, eseguire i maggiori successi dei Four Seasons, costruendo una colonna sonora fatta di fedeli reinterpretazioni delle hit del quartetto. Se si dovesse trovare una sbavatura nell'assetto prettamente musicale della pellicola questa è da rintracciarsi nella contestualizzazione temporale entro la quale i quattro si muovono. Frankie Valli and The Four Seasons sono stati un punto cardinale del panorama musicale degli anni '60, fino all'avanzata, sul suolo americano, dei Beatles, sancito dal celebre concerto allo Shea Stadium di New York, con i quali si sono contesi quella fetta di pubblico teen urlante e adorante . Clint Eastwood, da sempre attento alle colonne sonore dei suoi film, arrivando a scrivere le partiture musicali per alcune di esse(Mystic River, Gran Torino, Changeling), tende a raccontarceli come sospesi, al di fuori dell'industria discografica, a differenza di altre pellicole come Cadillac Records di Darnell Martin, Ray di Taylor Hackford o Beyond The Sea di KevIn Spacey che invece intessevano collegamenti e legami continui nel mondo della musica.

 

Jersey Boys racconta la parabola ascendente di Frankie Valli, dal quartiere malfamato agli studi dell'Ed Sullivan Show, passando per la crisi personale e artistica e la successiva risalita facendo raccontare la storia ai diretti interessati che si rivolgono direttamente in camera, cercando la complicità dello spettatore in un'aperta citazione/omaggio al cinema del collega Martin Scorsese (da Quei Bravi Ragazzi fino a The Wolf Of Wall Street). Per farlo, si serve ovviamente anche dei brani del quartetto. Grazie agli arrangiamenti e all'evolversi dei testi assistiamo al cambiamento del sound del gruppo che da brani come Sherry e Big Girls Don't Cry, caratterizzati da melodie tipiche degli anni '50 con cori dal timbro basso in contrapposizione al falsetto, tratto peculiare del gruppo, e l'utilizzo di strumenti vibranti e percussioni, passa a quelle della fine degli anni '60, che si affermeranno nel decennio successivo sfociando poi nella dance music, con il classico Can't Take My Eyes Off You o Who Loves You con la batteria in primo piano e le tastiere ad arricchire il sound. Il regista ci mostra la genesi, spesso fatta di coincidenze o casualità, della nascita dei pezzi, con il quartetto in studio d'incisione e i lampi di genio del produttore che, con innovazioni prettamente tecniche, contribuirono a dare al sound dei Four Seasons quell'impronta fresca ed originale che li distingueva da quel magma di gruppi nati sul finire degli anni '50.

Clint Eastwood si ritrova dunque a maneggiare nuovamente materiale musicale preesistente dopo Bird, film del 1988 incentrato sulla vita del sassofonista jazz Charlie “Bird” Parker. Nonostante le critiche che gli furono mosse dai puristi del genere, delusi dalla scelta del cineasta di reincidere gli accompagnamenti strumentali dei musicisti che suonavamo insieme a Parker facendo così perdere ai brani quell'aurea di autenticità, Eastwood era riuscito a catturare l'essenza della musica dell'iniziatore del Be-bop e il tormento entro il quale si muoveva, vittima dell'alcool e dell'eroina, sostanza abusata nell'ambiente jazz dell'epoca. La stessa ricostruzione dell'America a cavallo tra gli anni '40 e '50, tra i club fumosi dove Bird e gli altri jazzisti si esibivano e le ambientazioni notturne, contribuiscono a dare alla pellicola un senso di veridicità che va ben al di là del semplice biopic.

 

Jersey Boys più che concentrarsi sulla ricostruzione spazio temporale sembra maggiormente interessato ad indagare l'uomo dietro la celebrità, mostrandoci spaccati di vita dei protagonisti, tra l'attaccamento alla famiglia, in puro stile italoamericano, alle problematiche economiche interne al gruppo, intervallando il tutto con le loro esibizioni che omaggiano il musical dal quale prendono vita, trovando l'apice nei titoli di coda, esempio della stratificazione di citazioni presenti nella pellicola, riferite a vari generi cinematografici e a quello classico hollywoodiano in particolare.

 

 

 

 

 

Track listing:

1. Prelude

2. December, 1963 (Oh, What A Night) – Frankie Valli & The Four Seasons

3. My Mother's Eyes – Frankie Valli

4. I Can't Give You Anything But Love – John Lloyd Young

5. A Sunday Kind Of Love – John Lloyd Young, Frankie Valli & The Four Seasons

6. Moody's Mood For Love – John Lloyd Young

7. Cry For Me – Erich Bergen

8. Sherry – John Lloyd Young

9. Big Girls Don't Cry – John Lloyd Young

10. Walk Like A Man – John Lloyd Young

11. My Boyfriend's Back – Kimmy Gatewood

12. My Eyes Adored You – John Lloyd Young

13. Dawn (Go Away) – John Lloyd Young

14. Big Man In Town – John Lloyd Young

15. Beggin – Frankie Valli & The Four Seasons, John Lloyd Young, Ryan Malloy

16. Medley – John Lloyd Young

17. C'mon Marianne – Frankie Valli & The Four Seasons, John Lloyd Young

18. Can't Take My Eyes Off You – John Lloyd Young

19. Working My Way Back To You – John Lloyd Young

20. Fallen Angel – Frankie Valli

21. Who Loves You – Frankie Valli & The Four Seasons, John Lloyd Young


 

 

 

 

 

 

 

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