SOUNDTRACKS – St. Vincent, di Theodore Melfi

Bill Murray in St. VincentTheodore Melfi assembla una colonna sonora energica e briosa nella quale contrappone classici anni '50 e '60, presumibilmente echi del glorioso passato del protagonista, brani di artisti attuali di generi differenti (indie, hip hop, rock) alla partitura originale scritta da Theodore Shapiro e caratterizzata da un respiro rassicurante dato dall'unione di percussioni, chitarra acustica e theremin

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St. VincentL'aureola di St. Vincent da Sheepshead Bay non è dorata. È un cerchio di fumo di una delle tante sigarette che consuma avidamente, accompagnata da un'immancabile bicchiere di birra o whisky, mentre se ne sta seduto sugli spalti di un ippodromo a veder perdere il cavallo sul quale ha puntato o mentre trascorre pomeriggi assolati in bui strip bar di periferia. Scorbutico, bevitore incallito pieno di debiti e giocatore d'azzardo, l'ex veterano del Vietnam Vincent MacKenna (Bill Murray), non sembra possedere le virtù di un santo. Eppure, agli occhi del giovane Oliver (Jaeden Lieberher), ragazzino brillante con una mamma single (Melissa McCarthy) separata da un merito infedele e con un lavoro da radiologa fatto di turni estenuanti per far quadrare i conti, Vincent appare bizzarro ma al tempo stesso ne è incuriosito e quando, per una serie di eventi, se lo ritrova come babysitter scoprirà che oltre quella corazza di vecchio burbero disilluso che detesta tutti ad eccezione del suo gatto e di una prostituta russa in dolce attesa (Naomi Watts) c'è un uomo imperfetto ma privo dell'aridità che ostenta, un uomo che lotta con i ricordi e vive con il rimpianto di non aver potuto invecchiare con l'amata moglie, affetta da demenza senile, alla quale fa visita con cadenza regolare nel centro dov'è ricoverata per tentare di far riaffiorare nella donna piccole schegge di un passato condiviso.

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St. Vincent dunque, perchè ci vuole coraggio a vivere una vita che si dimostra una continua sconfitta, proprio come le giocateSt. Vincent d'azzardo che il nostro santo non azzecca mai. Theodore Melfi, regista e sceneggiatore del film, mette in atto una specie di elogio del fallimento (alla stregua di quello alla noia di David Foster Wallace), costruendo un personaggio pieno di difetti che lasciano progressivamente spazio alle virtù possedute ma delle quali non sembra essere cosciente. Scritta nel 2011 e inserita nella Black List di Hollywood, elenco degli scrip più interessanti non ancora adattati per il grande schermo, la sceneggiatura della pellicola (prodotto commerciale canonico travestito da film indipendente) è perfettamente bilanciata nell'esternare le reazioni brusche e premurose di Vincent senza neanche provare a camuffare le carte in tavola. La scelta di far interpretare il protagonista a Bill Murray rientra in un'economia di pensiero ben precisa e forse è proprio grazie alla sua eccezionale interpretazione del vecchio bisbetico con il vizio della bottiglia e delle cattive abitudini che il film trova la chiave per risultare allettante.

 

St. VincentStessa economia di pensiero che ha portato Melfi a scegliere una colonna sonora energica e briosa nella quale contrapporre classici anni '50 e '60, presumibilmente echi del glorioso passato di Vincent, brani di artisti attuali di generi differenti (indie, hip hop, rock) alla partitura originale, caratterizzata da un respiro rassicurante dato dall'unione di percussioni, chitarra acustica e theremin, e scritta da Theodore Shapiro, lo stesso compositore delle musiche de I sogni segreti di Walter Mitty. Che sia dalla cuffie gialle del suo walkman, dal jukboxe del bar di fiducia o dalla radio della Chrysler Lebaron marrone che guida, Vincent si abbandona al potere evocativo del rock psichedelico di Somebody To Love dei Jefferson Airplane o alle atmosfere northern soul di Willie Cooper & The Webs con la loro Try Loving me. Nella pellicola trovano poi spazio le sfumature country di One Toke Over The Line del duo Brewer & Shipley, l'indie rock di Why Why Why e Everybody hides del fondatore dei Wilco Jeff Tweedy fino all'hip hop contaminato dall'elettronica di Nyzzy Nyce con Stripper Pole.

 

È per il finale però che Melfi e Murray conservano il meglio. Sulle note di Shelter From The Storm, brano di Bob DylanSt. Vincent contenuto in Blood On The Tracks del '75, Vincent esce nel suo giardino fatto di sola terra e fiori secchi, con il suo immancabile registratore d'annata attaccato al collo, si accende una sigaretta e canta, sbagliando ritmo e tempi, accompagnato dalla voce del menestrello d'America, mentre annaffia con ostinata cocciutaggine una pianta morta, St. Vincent delle cause perse, perchè si sa: «i santi non si arrendono mai».

 

 

 

Track listing:

1. Everyone Hides / Jeff Tweedy

2. Try Loving Me / The Webs

3. Somebody To Love / Jefferson Airplane

4. Why Why Why / Jeff Tweedy

5. You Da One / Ca$hizz Klay featuring Fingazz

6. Stripper Pole / Nyzzy Nyce

7. One Toke Over The Line / Brewer & Shipley

8. Further On / Bronze Radio Return

9. Hard to Find / JD & The Straight Shot

10. Start A War / The National

11. Molodaya Luna / Vechyaslav Samarin

12. Shelter From The Storm / Bob Dylan

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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