Speak No Evil – Non parlare agli sconosciuti, di James Watkins
Grande prova dei protagonisti in un remake che ragiona sulle divisioni e i venti di guerra civile nel mondo occidentale. Con la Blumhouse, l’horror non è mai solo quello che sembra.
Questa recensione è stata scritta nello stesso giorno dell’anteprima stampa in Italia, il 15 luglio 2024. Due giorni prima, una pallottola ha lacerato una parte dell’orecchio dell’ex presidente Donald Trump. I social sono invasi dalla foto di Trump con il pugno alzato che sembra esser uscita da Civil War di Alex Garland. Lo sgomento serpeggia nell’opinione pubblica. I messaggi di solidarietà si sprecano, anche da parte di coloro che lo hanno definito fino a poche ore prima una minaccia estrema non solo per il paese, ma per il mondo intero. Un tentativo disperato di ricreare una parvenza di unità, di fronte a uno sparo che vuole sancire una divisione sanguinosa, una spaccatura tra le persone apparentemente incolmabile, come se nell’impossibilità di costruire un ponte si optasse per eliminare l’altra sponda, quando non occuparla militarmente. Ecco, Speak No Evil di James Watkins, remake dell’omonimo film del 2022 di Christian Tafdrup, parla anche e soprattutto di questo.
Con la Blumhouse, casa di produzione dietro a Paranormal Activity, Scappa – Get Out e Sinister, l’horror non è mai solo quello che sembra. Speak No Evil comincia, così, nell’Italia divorata dal turismo: una località da cartolina, con tanto di Vespa per risalire colline verdi e raggiungere case di pietra in cui imparare a fare la pasta fresca. È lì che si conoscono due famiglie molto diverse tra loro, i Dalton e loro figlia Agnes e la coppia composta da Paddy e Ciara con Ant, affetto da mutismo. I due ragazzi si trovano benissimo tra di loro, mentre i Dalton vedono nella coppia quell’entusiasmo che sembrano ormai aver perso. Quando tornano nella loro piovosa città, arriva loro una cartolina. Sono invitati nella villa di Paddy, Ciara e Ant a degustare cibi salutari, a godersi aria buona e fare camminate nella natura. Accettano e, a bordo della loro Tesla elettrica, si inoltrano nella foresta.
James Watkins, anche sceneggiatore oltre che regista, costruisce un crescendo di ambiguità con un efficacia degna dei film di genere della Blumhouse. Speak No Evil manca continuamente di ottemperare alla promessa della violenza, anche grazie a delle ottime prove attoriali di tutti i protagonisti. La rabbia, il rancore, la vendetta sono sempre suggerite nei discorsi, nelle espressioni che vogliono normalizzare questa regressione allo stato di natura, al cane-mangia-cane, alla legge del più forte. Una terrena voglia di prevalere e di schiacciare che a volte si maschera perfino da interesse verso i più deboli (come quando Paddy mette spalle al muro la signora Dalton e la sua scelta, non troppo consapevole, di essere vegetariana).
La famiglia dei Dalton in partenza si crede superiore a tutto questo, maturando a mano a mano la consapevolezza di come il perdono non debba essere solo predicato, ma vissuto in prima persona, in profondità. È nel momento di estrema difficoltà che i due nuclei familiari divergono, l’uno seguendo la strada del mutuo soccorso e del sacrificio, l’altro sbranandosi a vicenda. Nel finale, ecco però che emerge un fatalismo oscuro, come se il dado ormai fosse tratto. Come se quello sparo, pur avendo mancato il bersaglio, avesse comunque colpito il cuore pulsante degli Stati Uniti e del mondo occidentale. Allora più che mai, avremo bisogno di una compassione che non sia solo di cartello.
Titolo originale: Speak No Evil
Regia: James Watkins
Interpreti: James McAvoy, Mackenzie Davis, Scoot McNairy, Aisling Franciosi, Alix West Lefler, Kris Hitchen, Motaz Malhees, Dan Hough
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 110′
Origine: USA, UK, 2024