Speciale Diamante nero (Bande de filles) – Rossellini Cyberpunk

Cineasta capace di sprigionare un’energia pazzesca e incontrollabile, Celine Sciamma è forse arrivata a definire una nuova strada per raccontare l’adolescenza al cinema.

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Cineasta capace di sprigionare un’energia pazzesca e incontrollabile, Céline Sciamma è forse arrivata a definire una nuova strada per raccontare l’adolescenza al cinema. La lezione, come abbiamo scritto, è quella che parte dalla linea Truffaut-Techiné-Assayas per spostarsi su un territorio meno autobiografico e più “sociale”. Le giovani eroine di Bande de filles si trovano quindi a vivere e sopravvivere nella giungla periferica delle banlieu, attraversano lo schermo accompagnate da uno sguardo antropologico, come ha sottolineato la stessa regista. Ma non c’è solo questo.

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Quale estetica?

Come nel primo Spike Lee, la Sciamma è alla ricerca di un linguaggio verbale, di un suono, di colori e di volti che arrivino a raccontare un ambiente. Alterna i pezzi di vita della quotidianità dei personaggi con accelerazioni musicali visionarie che trascendono il realismo per arrivare a una forma di verità più profonda, stilizzata. C’è un’anima underground e pop in Bande de filles che fa i conti con il mercato delle immagini e dei corpi. Le parole e le azioni delle giovani protagoniste contano tanto quanto le note di Rihanna cantate sotto le luci al neon blu di una camera d’albergo o le giacche di pelle nera che segnalano cromaticamente il look della gang. In Bande de filles l’accessorio diventa contenuto, materia del reale. Finalmente la moda e l’immaginario trovano la giusta collocazione in questo racconto generazionale sulla contemporaneità che la Sciamma ha genialmente reinterpretato come parabola postmoderna sulla metamorfosi (“volevo che la protagonista fosse il supereroe di un fumetto, che, a seconda dell’abito, può acquisire determinati poteri”).

Rossellini Cyberpunk

Di sicuro Bande de filles è un’opera la cui fisicità è costantemente integrata da altre forme di contenuto. Le botte per regolare selvaggiamente i conti vengono immortalate dagli smartphone, lanciate in rete, diventano già immagini ancor prima di far(si) cinema. È il mondo di Vic, Lady, Fily, Adiatou. E di tutti quei giovani spettatori francesi che hanno amato il film, in quanto riflesso attuale e antintellettualistico della loro esperienza. Non di meno la musica elettronica dei Para One, percussiva ed ipnotica, diventa il giusto corollario percettivo di una docufiction visionaria che registra il bullismo di questi femminili diamonds in the sky come fosse un film di fantascienza e le sue protagoniste come dei mutanti in fuga dal mondo. In fin dei conti Bande de filles è il “documentario” che avrebbe fatto Rossellini se fosse cresciuto vedendo Carpenter o ascoltando i Sonic Youth. Bande de filles è un Rossellini cyberpunk.

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