SPECIALE "BUONGIORNO NOTTE" – Bussando alla porta del padre
"Buongiorno, notte" è un film di entrate/uscite, scritto sulla soglia di una percezione che sconfessa la sua partecipazione alla realtà e accetta la segregazione del paterno principio fondativo dell'identità. Un faccia a faccia tra un padre e una figlia (tanti figli…) che si annunciano reciprocamente la propria fine.
Bussando alla porta del padre, aprendola, chiudendola, spiando, origliando attraverso essa. Buongiorno, notte materializza il diaframma tra la propria identità e la coscienza di sé nel monolitico rettangolo di quella porta dietro la quale Aldo Moro viene occultato. Una porta che è un autentico totem paterno che Chiara teme e non osa varcare, dal quale è irrimediabilmente attratta e che alla fine la ammetterà in udienza nel segno di un altro (Santo) Padre.
Bellocchio costruisce un dramma dell'identità che cerca una definizione nel raffronto con un'idea di padre ovviamente da odiare/amare, uccidere/salvare, negare/riconoscere: quella porticina ricavata nella libreria – piccola, bassa, che costringe Chiara e gli altri carcerieri ad inchinarsi prima di accedere all'antro che, oltre un'altra, più grande porta, custodisce le spoglie del padre – è il doppiofondo di una casa in cui si celebra il rito familiare di un funerale dovuto. E poi c'è l'altra porta, quella d'ingresso, diaframma che smista la realtà dalla percezione della realtà, la soggettività di una familia fittizia ma associativa, in cui il padre è ostaggio ma anche ormeggio, dalla confusione dissociativa di una comunità che il padre ha smarrito…
Buongiorno, notte è un film di entrate/uscite, scritto sulla soglia di una percezione che sconfessa la sua partecipazione alla realtà e accetta la segregazione del paterno principio fondativo dell'identità. Un faccia a faccia tra un padre e una figlia (tanti figli…) che si annunciano reciprocamente la propria fine.
Buongiorno, notte / Marco Bellocchio
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