SPECIALE DARIO ARGENTO – Io & Dario: la parola a Dardano Sacchetti
"Dario è curioso. Ha una intelligenza viva e fiondata sul dettaglio. E' una sorta di lupo solitario. Si prepara molto bene a girare i film. Come un samurai."
Lasciamo la parola a Dardano Sacchetti, sceneggiatore che non necessita certo di presentazioni da parte nostra: una testimonianza inedita, uno sguardo sul Dario Argento uomo piuttosto che sul regista. Come un saluto tra vecchi amici… Leggi tutti gli articoli dello speciale
Dario l'ho conosciuto per caso. Non sapevo neanche chi fosse e cosa facesse. Un mio amico di Torino voleva contattarlo. Rubai un'agendina ad un tizio che campava chiedendo oboli a tutto il cinema italiano. C'era il telefono di Dario. Lo chiamai e lui ci ricevette subito in una suggestiva casa piazzata sui tetti di via Frattina a duecento metri da piazza di Spagna. Aveva uno studio al quale si accedeva per mezzo di una scala a chiocciola e consisteva in un'unica stanza piena di finestre. Gli era nata da qualche giorno Fiore. Era un ragazzo allegro, simpatico, pronto alla battuta, molto conviviale ed amichevole. In realtà è rimasto così da allora. Uscire una serata con Dario, al di là del lavoro, è una cosa piacevolissima. Il tempo vola e ci si diverte con poco e si dicono sempre cose interessanti. Dario parla soprattutto di cinema, ma non solo. E' informato su quello che accade. Ha le sue idee, ha la sua squadra del cuore (purtroppo è laziale) e la domenica, se non ha niente da fare, la passa davanti alla tv a fare il tifo come tanti italiani. E si intende anche di calcio. Dario è curioso. Ha una intelligenza viva e fiondata sul dettaglio. E' una sorta di lupo solitario. Se lo vai a trovare gli fa sempre molto piacere, ma di norma sta da solo. Ha raggiunto un buon equilibrio con se stesso. Non soffre la solitudine, nè la malinconia. Sospetto che scarica incubi e tensioni nei film che fa e, soprattutto, mentre li gira. Si prepara molto bene a girare i film. Come un samurai. Si mette a dieta. Fa palestra. Cerca di stare in forma fisicamente. Sa che girare è uno stress molto forte e lo affronta nel modo migliore. Di solito è sempre il più fresco, mai stanco e sempre pieno di inventiva. A volte si incazza con qualcuno. Quasi sempre a ragione. Le incazzature di Dario sono leggendarie (io ne so qualcosa) ma poi gli passa. Non porta rancore. E' uno stratega ed anche uno psicologo. Al suo primo film, narrano le leggende metropolitane, che abbia messo in riga la
Ci conosciamo dal 1969. Abbiamo fatto delle cose insieme, forse avremmo potuto farne di più e di più importanti. Non lo so. Diciamo che è stata colpa mia perchè non ho mai rinunciato alla mia indipendenza e ho preferito fare le mie cose, magari più piccole ma mie. Quando ci incontriamo ci facciamo sempre tante feste. Ogni tanto ci facciamo gli auguri di Natale, ma non lavoriamo più insieme dal 1994 e non credo che potrà accadere in futuro. Comunque, a modo nostro, siamo amici e ci stimiamo. Lavorare con Dario è estremamente faticoso e spesso si finisce a litigare, ma ci sono momenti entusiasmanti. Di autentica creatività e di grande divertimento. Ci sono momenti magici in cui pensi che stai facendo la cosa più bella mai fatta ed è una sensazione stupenda. Con Dario si vivono queste emozioni, con il resto del cinema italiano no. Insieme a Sergio Leone e Bertolucci, credo che sia uno dei migliori registi italiani degli anni