SPECIALE – Nel regno del tutto gratis… – La confusione del regno di Internet

Il problema è: cosa siamo disposti a comprare? Ho comprato libri e DVD su Amazon e ho il sospetto di non essere il solo… insomma io già pago per avere certi servizi. L'informazione è un servizio che va pagato? Se uscissimo dalla logica del “pagare Internet” per spostare il tiro sul “pagare i servizi"? Un altro lettore pone domande interessantissime

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Trovo che benche' tutti frequentiamo ed usiamo la rete con la stessa costanza con cui ormai usiamo la corrente elettrica (e con la stessa ignoranza di come ci arriva in casa e che costi e problemi si porta dietro), nessuno sembra avere delle idee veramente chiare circa il destino e il futuro di Internet. L'intervento di Mauro Gervasini, da questo punto di vista, anche e soprattutto perche' proviene dall'interno della redazione di Sentieri selvaggi, e' alquanto allarmante. Perchè segnala una "ideologia" della rete che, ma forse mi sbaglio, mi era parsa proprio quella contro la quale si era scagliato il pezzo iniziale del dibattito. Internet deve essere gratis. Ok, e allora? Se qualcuno vuole rendere obbligatorio il pagamento per la rete (che come altri hanno fatto notare di fatto gia' c'e' con le compagnie telefoniche) io mi opporrei sicuramente, ma se qualcuno pensa di vendere delle cose attraverso Internet non solo non ci vedo nulla di male ma trovo che sia, forse, necessario. Il problema allora è questo: cosa siamo disposti a comprare? Io ho comprato libri e DVD su Amazon e ho il sospetto di non essere il solo… Ho persino comprato uno di quegli attrezzi per fare ginnastica in casa ( di quello mi vergogno un po', lo ametto…). Sempre in rete ho ricaricato non so quante volte il mio cellulare, insomma io gia' pago per avere certi servizi. Percio' il problema e': l'informazione è un servizio che va pagato? Se solo uscissimo dalla logica del "pagare Internet" per spostare il tiro sul "pagare i servizi" forse ragioneremmo tutti quanti su qualcosa di meno evasivo. E focalizzeremmo l'attenzione sul fulcro del problema. Ed è qui che Gervasini alla fine arriva quando dice: "Una rivista on-line non deve "far guadagnare": la sua utilità economica può essere cercata in altro modo". Ora io mi chiedo e domando a tutti: Perche??? Perche' una rivista on line non deve far guadagnare? Questo mi sembra come un'assioma che nessuno sa spiegare. Quando Gervasini scrive su Film Tv (e lo leggo sempre volentieri) li' pensa che e' giusto che venga pagato? Il suo articolo, il servizio che offre. Perche' se lo stesso servizio lo offre in rete no? Quanta confusione! Quanta falsa ideologia!

Attenzione, io non dico che voglio pagare Sentieri selvaggi, e' ovvio che preferisco averla sempre a disposizione gratis (e ammetto di essere tra quelli che hanno votato perche' rimanga gratis…devo vergognarmi?) ma se per offrire quel servizio fosse indispensabile pagare potrei anche farlo e non mi scandalizzerei. Gervasini trova giusto che da Internet si vendano altre cose, "promuovendo iniziative di tipo commerciale o culturale", ma perche' se ci vendete un Corso o un libro e' tutto ok e se invece ci vendete i vostri articoli no?

Comunque un grazie a Chiacchiari per aver sollevato il problema, che a quanto pare è centrale per il futuro del web (e del cinema?)

 

Franco Martello

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