SPECIALE – Nel regno del tutto gratis… – La rete o è libera o non è.

Sono contrario al concetto di “accesso a pagamento”, per due motivi. Il primo è di carattere ideologico, il secondo riguarda la funzione stessa di un sito come Sentieri Selvaggi. Una rivista on-line non deve “far guadagnare”: la sua utilità economica può essere cercata in altro modo. Mauro Gervasini interviene nel dibattito in corso.

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Intervengo volentieri sulla questione della necessità o meno di "pagare" la connessione al sito della rivista. Sto curando una pubblicazione sul cyberpunk, quindi sono immerso in simili argomenti da qualche settimana e ho potuto leggere interventi preziosi sul futuro della rete, sul suo impiego per fini commerciali, sul suo potenziale ancora inespresso.
Sono contrario al concetto di "accesso a pagamento", per due motivi. Il primo è di carattere ideologico: "La rete o è libera o non è. E per libertà intendo quella assoluta che non chiede niente in cambio". Il virgolettato è di Valerio Evangelisti, con il quale ho recentemente discusso di queste problematiche. È una affermazione che mi trova totalmente d'accordo. Internet è uno spazio nostro, l'ultimo territorio di democratizzazione possibile. Non di "anarchia", perché sarebbe sbagliato pensare a un'agorà informatica dove tutto è possibile, dal traffico di organi a quello di armi, dal reclutamento dei mercenari alla propugnazione delle peggiori dottrine integraliste (d'ogni integralismo). Questo punto, per esempio, credo non sia condiviso da molti teorici dell'hackeraggio, che in nome di un ideale libertario difendono il principio della rete libera ritenendo secondario che di tale libertà sia possibile abusare.
Il concetto di democratizzazione invece è diverso e va davvero difeso con i
denti. La rete è l'unico strumento al mondo che offre un accesso globale a qualunque informazione, e credo che l'informazione sia la vera grande ricchezza culturale del nostro tempo, perché permette la conoscenza quindi forma la coscienza. Se l'informazione viene fatta pagare giocoforza non sarà più consentita a chiunque, diventerebbe come l'acqua "privatizzata" dei pozzi africani, a beneficio dei pochi che se la possono permettere. E non credo che sia un paragone forzato.
Il secondo motivo per il quale sono decisamente contrario riguarda la funzione stessa di un sito come Sentieri Selvaggi. Sono convinto che se si decide di fondare una rivista on-line lo si debba fare rispettando alla lettera il principio di cui sopra. Dato che il costo di un sito è prossimo allo zero, la cosa è più che fattibile. Una rivista on-line non deve "far guadagnare": la sua utilità economica può essere cercata in altro modo, per esempio promuovendo iniziative di tipo commerciale o culturale, cosa che Sentieri Selvaggi giustamente fa.
Spero che il mio ragionamento non vi sembri gratuitamente idealistico, perché non lo è. Sperimento tutti i giorni, e sulla mia pelle, le difficoltà economiche che chi "divulga" cultura e informazioni è costretto ad affrontare. È sacrosanto che chi si occupa di queste cose a livello professionale abbia di che pagare le bollette a fine mese. Ma Internet come libero luogo virtuale, prima che come comunità di persone, deve essere preservato. Anche a costo che chi lo fa, lo faccia gratis.


GLI ALTRI INTERVENTI

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Io sono disposto a pagare se c'è la qualità.


tuttogratis?


"Regno del tutto gratis un c….."


L'editoriale di Federico Chiacchiari del 1 aprile

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