SPECIALE SANREMO 2013 – Donne Du Du Du

Sanremo 2013 - flash mob sulla violenza contro le donne
La serata di San Valentino, dedicata alle donne nel giorno in cui Pistorius viene arrestato per aver sparato alla fidanzata e si ricordano le 127 donne uccise dai propri compagni nell’ultimo anno, vive di opposti, soprattutto nel monologo della Littizzetto, che parte con la consueta comicità del quotidiano per poi affondare nel monito e terminare con l’acclamato flash mob che sembrava però  una lezione di zumba. Ma forse Sanremo è un test per sapere se si è oltrepassata la soglia del cinismo socialmente accettabile

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flash mob sanremo 2013Forse Sanremo è un test per sapere se si è oltrepassata la soglia del cinismo socialmente accettabile. La risposta probabilmente è sì, se si storce il naso di fronte a un evento che ha riscosso così grande entusiasmo in termini di critica (c’è chi scrive che la Littizzetto “mangia l’idea”, citando Gaber) e pubblico (10 milioni di share che fanno gongolare Raiuno e corteggiare Fazio il golden boy).  

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E mentre i consensi del Cda Rai aumentano, i nostri diminuiscono ancor di più, se possibile. Le imitazioni mal riuscite, come quelle del collega alla macchinetta del caffè che ti costringe a guardarti la punta delle scarpe per l’imbarazzo – vedi Vespa e Mike Bongiorno – l’atteggiamento da parroco in crisi mistica di fronte agli ospiti – vedi Antony and the Johnsons – ne accentuano il contrasto tra l’aria fantozziana e dimessa e il potere contrattuale ormai acquisito.

Del resto, anche la serata di San Valentino, dedicata alle donne nel giorno in cui Pistorius viene arrestato per aver sparato alla fidanzata e si ricordano le 127 donne uccise dai propri compagni nell’ultimo anno, vive di opposti: soprattutto nel monologo della Littizzetto, che parte con la consueta comicità del quotidiano (“vi amiamo anche quando stringete troppo la macchinetta del caffè”) per poi affondare nel monito (“chi ci mena non ci ama”) e terminare con l’acclamato flash mob che – ecco il cinismo – sembrava soltanto una lezione di zumba.

roberto baggio a sanremoCampioni: Al Bano e Roberto Baggio, due glorie nazionali. Uno arriva dopo Toto Cutugno (e i mancati Ricchi e poveri) a ricordare la storia e la tradizione del festival, quella stessa che in fondo Fazio, con la sua ammirazione per Avidan  e il buon Antony ha rinnegato, strillando come di consueto un medley dei suoi successi; Baggio legge invece una lettera ai giovani, parlando ovviamente di passione, impegno e sacrificio. Forse a chiunque altro non avremmo perdonato la retorica, ma lui per quelli della mia generazione è l’eroe di Italia 90 che da bambini ci avvinse al calcio ancora lontano dalle nubi nere di Calciopoli e delle partite spalmate lungo tutta la settimana televisiva.

Intanto, prosegue la gara: eliminati gli scarti i Big si dedicano all’unica canzone superstite. Sorpresa sorpresa, a fine serata sul podio salgono tutti i cantanti provenienti dai talent  Mengoni (che tira fuori la sua bellissima voce british accendendo un brano banale) le rosse Annalisa e Chiara – con l’eccezione dei Modà, dal target comunque affine.  A sorpresa vanno male Malika Ayane ed Elio e le storie tese, tra i più condivisi tra i social network, a sancire una spaccatura sempre più netta tra pubblico tele votante e quello internettiano.

Mediocri risultati anche per Daniele Silvestri e Max Gazzè, che per quanto siano sempre una spanna sopra alla media della selezione, in passato hanno effettivamente prodotto risultati di gran lunga superiori. Eppure la critica si spertica le mani sulla qualità dell’offerta musicale. Ma allora dell’edizione del 2000, sempre presentata da un emergente Fazio – in cui, a memoria, si ebbero Replay di Samuele Bersani, Tutti i miei sbagli dei Subsonica, Il timido ubriaco di Gazzè e In bianco e nero di Carmen Consoli – cosa dovremmo dire?

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