SPECIALE SANREMO 2013 – Perché Sanremo è Sanremo

Marco Mengoni trionfa al Festival di Sanremo

Il tentativo di Fazio di portare anche qui la sua particolare idea di buona televisione (radical-chic) non si può dire un esperimento particolarmente riuscito. Perché Sanremo è, per tradizione, quel baraccone trash dove si mostra solo uno spettacolo pirotecnico di apparenze, leggermente macchiato da sfumatura d’impegno civile per pulirsi la coscienza.

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Marco Mengoni trionfa al Festival di SanremoIl Festival è finito e, come ogni anno, si porterà con sé la solita scia di polemiche, i momenti di alta e bassa televisione e le canzoni più o meno interessanti.  La serata finale non ha regalato, da sola, grandi emozioni. C'è stato l'omaggio spropositato ad Andrea Bocelli (accompagnato dal figlio), l'esibizione della giovanissima cantante inglese Birdy, la moscia satira di Claudio Bisio e la performance di Elio e le storie tese in versione over-size.

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Nell’ambito della gara, abbastanza prevedibile il terzetto finale dove, da un lato il televoto ha spinto i Modà e Marco Mengoni, poi laureatosi vincitore con la sua “L’essenziale, e dall’altro la giuria di qualità ha sostenuto con forza i soliti Elii che si sono aggiudicati anche il premio della critica e il premio al miglior arrangiamento.  Al di là dei vincitori e dei vinti, noi amanti di Sanremo, ci possiamo dire soddisfatti di questa edizione "di qualità" del Festival, presentata dalla coppia Fazio-Littizzetto?
 
Musicalmente il livello è stato obiettivamente più alto degli altri anni. Aver coinvolto artisti come Daniele Silvestri, Marta sui Tubi, Malika Ayane, Max Gazzè e aver regalato agli aficionados del concorso solo meri momenti commemorativi (Cotugno, Al Bano) o la visibilità rancorosa degli esclusi (Oxa, Pupo) ha avuto il grande merito di svecchiare la competizione, ma alla fine, il successo degli interpreti da talent show (I Modà, Annalisa e, con le dovute differenze Chiara e Mengoni) piuttosto che degli alfieri del cantautorato impegnato o della ricerca musicale, hanno dimostrato che sull’Ariston è celebrato e amato solo un tipo di musica che non crediamo rientri nei gusti dei presentatori e del direttore artistico Mauro Pagani.
 
Per quanto riguarda, invece, lo Spettacolo, il tentativo di Fazio di portare anche qui la sua particolare idea di buona televisione (radical-chic) non si può dire un esperimento particolarmente riuscito. Non perché le serate siano state noiose o non ci siano stati momenti televisivi encomiabili (Caetano Veloso e Anthony and the Johnson su tutti) ma proprio perché il Festival non è una puntata speciale di Che Tempo Che Fa. Sanremo è, per tradizione, quel baraccone trash dove a un pubblico fuori dallo spazio e dal tempo si mostra solo uno spettacolo pirotecnico di apparenze, leggermente macchiato da sfumatura d’impegno civile per pulirsi la coscienza. Non è un caso che di questa edizione, molto probabilmente, saranno ricordate solo le flessioni di Al Bano, le vene nostalgico-sovietiche di Cotugno e le grida contro Maurizio Crozza. In attesa del prossimo anno.

 

 

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    2 commenti

    • L'anno prossimo se tra una settimana vince Grillo Sanremo chiude!! Solo festival via web e con le primarie

    • già. in una situazione economica del genere, in cui tutti ancora si sciacquano la bocca e la coscienza parlando dei poveri giovani precari, i compensi milionari sono solo l'ennesima pernacchia al concetto di redistribuzione. che facce da c**o: radicalchic suona quasi come un complimento…