Spie sotto copertura, di Troy Quane e Nick Brun

I Blue Sky Studios danno vita al loro miglior film confermando l’eccellente stato di salute dell’industria d’animazione statunitense. Con un inaspettato e potente messaggio politico

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È Natale 2019 e sembra di essere di fronte ad un déjà-vu. Non solo perché le festività legate al rito cattolico si perpetuano nelle stesse identiche forme parentali ma perché la stagione cinematografica è scossa nel suo finale da un ottimo film d’animazione, pronto per accaparrarsi il relativo Oscar. Se a fine 2018 Spider-Man: Un nuovo universo, di Persichetti, Ramsey e Rothman fece cantare gli osanna perfino ai critici lontani dal genere e dal dominio Marvel (“chissà che ne penserebbe Scorsese” è contemporaneamente riassunto e vertigine teorica dell’anno appena trascorso), oggi tocca fare i conti con questo Spie sotto copertura, di Troy Quane e Nick Brun.
Usciti dalle secche artistiche della saga de L’era glaciale e dall’irrisolto Ferdinand i Blue Sky Studios qui danno una prova al contempo tecnica e di business che fa tremare il podio Pixar/Disney/Dreamworks. Quando sei in grado di far debuttare alla regia due animatori di lungo corso con un film il cui concept di base è più o meno riassumibile in “e se un simil Bond diventasse un piccione?” riuscendo a fare la parodia del genere action (rispettandone alle stesso tempo tutti i canoni) è evidente come ti sia appropriato della formula del successo. E senza mettere nel beverone troppi zuccheri ruffiani (la morte avviene sempre fuori campo), correndo anzi pure qualche rischio sul lato ideologico della trama.

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La tronfia arroganza del protagonista Lance Sterling, interpretato in originale da Will Smith, non deriva infatti solo dall’eccesso di consapevolezza ma da un mai discusso manicheismo culturale. Ai buoni è permesso uccidere i cattivi, pena la morte dei propri cari, dice ad un certo punto con spavalderia il miglior agente federale che ha fatto sin dal linguaggio una netta presa di campo. A contrapporglisi, pur essendone inizialmente attratto e successivamente suo amico, il weird Walter Beckett doppiato da Tom Holland, che pur avendo perso la madre poliziotto mentre era in servizio continua a sostenere il suo glitterato modo di rispondere alla violenza sociale. In un prodotto di consumo come Spie sotto copertura la portata di questo messaggio manifestamente pacifista diventa dirompente: è la vittima dei criminali a redimere il campione della sorveglianza a stelle e strisce portandolo non ad attenuare i suoi sistemi, come sarebbe stato prevedibile, ma rivoltandoli dall’interno. Walter salva il cattivo, non il suo compagno o gli abitanti del proprio Paese, a costo della propria vita. E tutto questo avviene in un cartoon dove il piccione protagonista deve smontare le accuse di tradimento attraverso una forsennata caccia all’uomo e dopo aver imparato il concetto di squadra grazie ad un’improbabile squadra di pennuti gorgoglianti.

Si sorvola senza fatica sugli inevitabili riferimenti cinematografici all’acqua di rose (Matrix, Kill Bill, Terminator, Bond) e sulle battute oramai prevedibili mentre si sorride di gusto quando il film si lascia andare a gag corporee/liquide e al neo-linguaggio: “Vedi di spiccionarmi subito, fallo adesso, non ho voglia di giocare, spiccionami!”.
Per quanto riguarda il lato tecnico il bel character design dei personaggi unisce l’espressività dell’animazione statunitense alla fisicità magrissima di stampo più europeo ed arriva ad esiti tecnicamente sbalorditivi come nel segmento veneziano dove la città veneta sembra, per colori e luci, uscire da un romanzo tolkeniano. Insomma, il pericolo di omologarsi ai canoni Disney per via della recente acquisizione sembra scongiurato per i Blue Sky Studios: chissà se la settorializzazione di genere a cui inevitabilmente andranno incontro ritaglierà loro invece gli spazi più interessanti per prodotti ancora più coraggiosi di Spie sotto copertura.

Titolo originale: Spies in Disguise
Interpreti (voci originali): Will Smith, Tom Holland, Karen Gillan, Ben Mendelsohn, Rachel Brosnahan, Rashida Jones
Regia: Nick Bruno, Troy Quane
Distribuzione: 2oth Century Fox
Durata: 101′
Origine: USA, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4 (4 voti)
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