Spre Nord, di Mihai Mincan

Pur senza brillare, il film utilizza bene la metafora di un viaggio clandestino per raccontare la discesa dentro la parte più oscura dell’animo umano. Orizzonti

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Spre Nord è la storia vera di due ragazzi rumeni, saliti sopra una nave mercantile per raggiungere l’America e realizzare il sogno di una vita migliore. L’anno è il 1996. Ma il vero protagonista è Joel, il nostromo filippino, una persona devota e religioso fino al midollo, come si evince facilmente dal nome di origine biblica, Gioele, per richiamare alla mente il profeta del vecchio testamento. Sulla nave c’è una gerarchia precisa, che prevede nei posti di comando la parte di equipaggio taiwanese, mentre relega i filippini ai ruoli più umili e faticosi. Dopo la scoperta del primo clandestino e la sua scomparsa, Joel decide di nascondere il secondo, Dumitru, dentro una stanza buia.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Il film di Mihai Mincan, presentato nella sezione Orizzonti, ha la caratteristiche di un thriller. La tensione è generata da un insieme di fattori: il pericolo di venire scoperti, ed esporre sé stessi ed i propri connazionali alla ritorsione del capitano; dal rumore metallico dei motori, che riproduce un fischio secco, persistente; dalla sensazione claustrofobica dei container, che restringono lo schermo con le loro pareti gigantesche ed i corridoi anonimi ed infiniti, un labirinto perfetto per rappresentare la perdita e il cedimento nervoso. Il viaggio diventa l’occasione di mettere a confronto l’animo di ognuno dei personaggi, gli ideali diversi, per stabilire quale sia una buona condotta, e quale sia invece soltanto giusta, per capire chi sono gli amici e chi sono i nemici.

Dalla Romania arriva un altro film che conferma il periodo di vitalità della sua cinematografia, e come l’approccio ai prodotti di genere funzioni anche senza avere grandi mezzi a disposizione, facendo buon uso soprattutto di idee. Naturalmente non mancano delle imprecisioni, le incertezze, eppure il punto chiave è sempre una spontaneità che permette di emendare gli errori. Una perdita di ritmo c’è nell’uso eccessivo dell’aspetto religioso, che si dilunga nella preghiera mistica, ma quanto perduto viene recuperato sporcando la scrittura, magari inconsapevolmente, lasciando dubbi e dilemmi. Liberando i mostri vengono fuori le parti oscure, i desideri, i rimpianti, le convinzioni, la cattività forzata trasforma gli ospiti della nave in cavie da laboratorio, e l’escalation drammatica diventa il grimaldello per entrare nella parte più inaccessibile dei loro cuori. E confrontare le culture, i loro modelli. Mentre il risucchio delle onde sottolinea questo incessante vagare verso il disastro.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
3.25 (4 voti)
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array