SQ2019 – Cassandro The Exotico, di Marie Losier

Presentato ad ACID Cannes 2018, Cassandro è un piccolo gioiello di sensibilità che rende giustizia a chi ha passato gran parte della propria esistenza a difendere la propria identità sessuale

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Truth or Consequences: un verde cartellone stradale indica la via per la città del New Mexico, nomen-omen per la ricerca di verità della giovane cineasta Marie Losier che racconta in rapidi frame le emozioni di Cassandro, campione di Lucha Libre, dichiaratamente gay in un ambiente macho. Dopo il riuscito documentario del 2011, The Ballad of Genesis and Lady Jaye, la regista francese scrive un’altra intensa lettera d’amore in 16 mm e racconta con la consueta empatia, le gioie e i dolori di una vita spinta oltre i limiti corporei, conducendo una lotta di libertà attraverso le cicatrici e la fratture del wrestling. Questo sport, sempre sospeso tra i barocchismi della messa in scena e la dura realtà degli incidenti sul ring, è popolarissimo in Mexico e negli Stati Uniti e rappresenta spesso una possibilità di riscatto per coloro messi ai margini dalla vita.
La grande vitalità di Cassandro dopo 26 anni di gloriosa attività agonistica si scontra con l’invecchiamento muscolare e articolare: Marie Losier è brava a penetrare dentro la cortina fumogena degli atteggiamenti maniacali e delle autocelebrazioni. Dietro questa maschera sorridente e sbruffona, Cassandro nasconde una vita difficile: l’infanzia a El Paso con gli abusi sessuali, il bullismo a scuola, la scoperta della omosessualità,la morte precoce della madre, i litigi con una figura paterna conservatrice, il sudore e il sangue della sua scalata al mondo della Lucha Libre, la dipendenza da droghe e alcool, la grande depressione dopo una esistenza in prima linea per ribadire i propri diritti. Marie Losier costruisce un puzzle molto eterogeneo che si nutre di riprese estemporanee, di colloqui via Skype, di frammenti di pellicola, di accelerazioni che sembrano richiamare le comiche del cinema muto. E’ in questa progressiva frammentazione che si ricompone a mano a mano il ritratto interiore di un’anima in perenne confitto con sé stessa.

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Influenzata dalla grande lezione di Jonas Mekas, la Losier riesce a creare un ponte personale tra la necessità della realtà documentaria e il dramma interiore di cui è testimone. La sentiamo ridere, tossire, avvicinarsi al caduto Cassandro per tendergli la mano e aiutarlo a rialzarsi. Inquadra velocemente alberi spogli, bandiere americane, i volti dei familiari, i nativi e i loro riti, i combattimenti sul ring. Poi si ferma con grande rispetto su Cassandro dormiente mentre stringe al petto l’orsacchiotto di peluche donatogli dalla psicoanalista. Cassandro è davvero un personaggio felliniano che oltre il suono della gran fanfara del circo cui appartiene, sente da lontano le note dolenti di una tromba funebre.
In questo contrasto tra vita e morte, tra Usa e Messico, tra maschile e femminile, in queste continue tensioni tra il bene e il male, tra il sacro e il profano, sta la grandezza di una operazione prima salvifica che documentaristica.
L’ironia di Cassandro nasconde una sottile disperazione: i suoi vestiti sgargianti con le grandi code alla lady Diana, i suoi funerali improvvisati, i suoi amuleti (i portachiavi, le foto, i segni della croce) sono delle umanissime preghiere tese ad esorcizzare il tempo che passa.

Presentato con successo ad ACID Cannes 2018, montato in maniera originale da Ael Dallier Vega, Cassandro è un piccolo gioiello di sensibilità che rende giustizia a chi ha passato gran parte della propria esistenza a difendere la propria identità sessuale. Di fronte a Cassandro, ai lazzi e ai vezzi, ai pianti e alle risa, al suo fragile sguardo in macchina, non si può che rispettarne il diritto alla normalità.

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