SQ2019 – L’Amour Debout, di Michael Dacheux

Un sonetto d’amore che vive dei sussulti e delle speranze di una età in continua evoluzione, mai uguale a sé stessa. Tra alti e bassi, euforie e depressioni, citazioni cinefile, letterarie, musicali

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“Les enfants qui s’aiment s’embrassent debout
contre les portes de la nuit” Jacques Prevert

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Dopo la convincente prova dei mediometraggi Commune Presence del 2008 e Sur Le Depart del 2011, Michael Dacheux conferma le sue doti di narratore con il romanticismo classico del suo primo lungometraggio L’Amour Debout (2018), in cui intreccia le storie di Martin (Paul Delbreil), giovane regista in cerca di un produttore per la sua ultima sceneggiatura e di Leah (Adele Csech) ragazza acqua e sapone che fa la guida turistica. I due provengono da Tolosa dove avevano avviato una lunga relazione che si era interrotta per evidenti differenze caratteriali. Martin lascia emergere il proprio lato omosessuale mentre Leah verifica la sua tenuta sentimentale iniziando una relazione con una persona molto più matura, un musicista bohemien.
Ripercorrendo i solchi del cinema classico francese di Rohmer e Vecchiali, Michael Dacheux organizza una partitura musicale in quattro stagioni in cui ogni personaggio si muove seguendo i piccoli spostamenti del cuore. Il regista francese arricchisce la narrazione con citazioni colte dalla letteratura, musica, filosofia e dallo stesso cinema. Si inizia da un omaggio a Paul Verlaine e si continua con i richiami a Prevert e Balzac: ad un certo punto tra le mani dei diversi personaggi fa capolino il libro Mars di Fritz Zorn e non può non venire in mente la frase “Sono giovane, ricco e colto e sono infelice nevrotico e solo” che ben rappresenta alcuni dei personaggi dell’alta borghesia francese.

In realtà la repressione della società sembra agire trasversalmente su tutti i giovani facendo soffocare gli istinti vitali: la reazione di Martin e Leah è in direzione contraria. Leah ama la musica di Ravel e usa Mamma Oca come sottofondo lenitivo per curare le proprie pene d’amore mentre è al telefono con la nonna; Martin si impegna come insegnante della scuola di Cinema, cita Marocco e La signora di Shanghai e alla fine arriverà a conoscere il direttore della fotografia Pierre Lhomme e la grande attrice Francoise Lebrun durante la presentazione al cineclub del capolavoro di Jean Eustache La maman et la putain.
Dacheux sembra amare sinceramente tutti i suoi personaggi e li fa incontrare e scontrare divertendosi a registrare le reazioni: molto bella la scena delle magie dell’elettromagnetismo con un omaggio a Nikola Tesla, le disquisizioni a tavola sul ripieno dei vola u vent, il momento al bar gay con il seducente tango e la escursione nei boschi per seguire l’amico sonnambulo Bastien.

A questi momenti di apparente leggerezza spesso accompagnati dalle musiche di Schumann e Ravel, Dacheux alterna fasi più intense con struggimenti tardo romantici (il pentimento di Leah dopo il primo bacio, la fuga di Martin dopo il rapporto omosessuale) in cui in amore sembra vincere chi fugge. L’unico appunto che si può muovere al film è di non approfondire certe situazioni a forte valenza socio-politica, preferendo mantenersi in superficie, equidistante da ogni tematica di genere. Tra i personaggi di contorno è invece più riuscita la caratterizzazione del musicista con barca sulla Senna che arriverà a comporre il suo requiem e lo vedrà rappresentato in un coro amatoriale che preannuncia il finale aperto del film.
Presentato con successo a Cannes 2018 nella sezione ACID, fotografato da Frederic Hauss assecondando le luci delle diverse stagioni, L’Amour Debout è un sonetto d’amore che vive dei sussulti e delle speranze di una età in continua evoluzione, mai uguale a sé stessa. Tra tutti questi alti e bassi, euforie e depressioni, forse la soluzione è stare in piedi sul ponte e guardare scorrere l’acqua della Senna. Qualche cosa dovrà pur arrivare.

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