Stanley Kubrick Collection

Editi dalla Warner, escono in DVD alcuni film del regista, il documentario "A LIfe In action" e il "Making The Shining"

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Otto film di Kubrick rimasterizzati e presentati anche in DVD rappresentano un appuntamento che non si può disertare. I patiti del disco digitale potranno forse lamentarsi della mancanza di extra, ma ce ne sono due che acquieteranno l'anima dei fan del regista scomparso. Insieme a "The Shining" viene finalmente edito (ufficialmente dopo molti anni) quel "Making The Shining" realizzato da Vivian Kubrick, figlia d'arte che ha spesso lavorato con il padre: era la bambina del dottor Floyd in "2001: A Space Odyssey" (accreditata), era la compositrice della colonna sonora originale di "Full Metal Jacket" (con lo pseudonimo di Abigail Mead) e si è velocemente vista anche in "Eyes Wide Shut" (non accreditata). L'altro regalo inserito nel cofanetto dalla Warner è "A Life in Pictures", un documentario realizzato da Jan Harlan, produttore dei suoi film a partire da "Barry Lyndon". Otto film e un documentario, però, solo per chi ha deciso di comprare il cofanetto fuori dell'Italia. Infatti, l'edizione italiana manca di "Dr. Strangelove" e del filmato di Harlan. Potendo, quindi, è meglio rivolgersi a qualche negozio britannico (Amazon UK lo vende scontato) dove si può acquistarlo quasi allo stesso prezzo di quello venduto in Italia. Per di più, i sottotitoli italiani sono presenti in quasi tutti i film e tre hanno anche la versione doppiata nella nostra lingua.
Qualcuno si domanderà anche il motivo perché alcuni film appaiono a tutto schermo. Si sa, infatti, che con la diffusione del DVD, la strada battuta da tutte le edizioni in disco è quella di riprodurre il film nel formato cinematografico originale che, nelle opere più recenti, è di 16:9 ovvero il panoramico diffuso negli USA. La conseguenza negativa per chi non ha i televisori predisposti per il panoramico, sono le strisce nere sopra e sotto l'immagine. Un fastidio sopportabile visto che l'immagine resta integra senza essere tagliata ai lati. Ebbene, Kubrick ha girato gli ultimi suoi tre film nel formato normale di 1,33 (o 1,37 considerando lo spazio occupato dalla colonna sonora), mentre tra quelli precedenti sono in formato panoramico solo "Lolita" e "A Clockwork Orange". "Barry Lyndon", poi, fu realizzato in un panoramico assai particolare, l'1:59, mentre "2001" era in Cinemascope girato con una pellicola a 70 mm. Per non parlare di "Dr. Strangelove!" Come ricorda John Baxter nella sua biografia, quando il film fu pubblicato in video-disco, Kubrick chiese che, a seconda della scena, il formato variasse tra l'1:33 e l'1:66. Rimasto in ogni modo scontento del risultato, utilizzò una lente della sua macchina fotografica e fece riprendere fotogramma per fotogramma l'intero film. Quindi, l'aspetto del film in questa collezione rispetta filologicamente l'originale oltre alla volontà del regista che, sembra, non sopportava molto le strisce nere sullo schermo. C'è un aspetto negativo: se si tengono i sottotitoli, purtroppo, questi appaiono sull'immagine sottraendone una piccola superficie.

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Con queste premesse tecniche, la visione in DVD rasenta l'ottimale. "The Shining", per esempio, colpisce per la purezza del suono. Il "Dies Irae" arrangiato da Wendy Carlos ha svelato suoni quasi cancellati dalla piattezza dello stereo della cassetta. Non è finita qui, comunque. Si provi a rivedere "Barry Lyndon" con le acrobazie fotografiche delle riprese a lume di candela. Lo sforzo della Carl Zeiss e di John Alcott sarebbe finito relegato a qualche pellicola ben conservata, difficile da vedere in giro, e nella memoria di qualcuno. Per non parlare di 2001. Certo, in questo caso l'ideale sarebbe avere un televisore di grandi dimensioni, ma anche su uno schermo comune la differenza è notevole.
Non è il caso qui di ritornare sui singoli film, ma fissare l'attenzione sui due inediti è d'obbligo. "Making The Shining" è un film di 35 minuti realizzato dall'allora diciassettenne Vivian Kubrick sul set del film costruito negli studi Elstree, a Londra, di cui spesso si vede il backstage. Un materiale raro vista la scarsità di immagini e di testimonianze sul modus operandi del regista. Vero è che si vede poco e sono cose di cui si era già a conoscenza, ma l'approccio diretto dà sensazioni diverse. Vivian – camera a spalla come si vede in uno specchio sin all'inizio – si è incollata specialmente a Jack Nicholson, istrione più che mai, mentre in interviste più formali raccoglie i pareri del bambino, Danny Lloyd, del cuoco, Scatman Crothers, e della coprotagonista, Shelley Duvall. Proprio nelle affermazioni di questi due attori c'è qualcosa che suona falso o forse opportunistico. Crothers non ha avuto un buon rapporto con l'autoritario Kubrick tanto da scriverci su una poesiola ironicamente critica, mentre qui appare persino in lacrime, emozionato dall'aver conosciuto tante brave persone. Anche la Duvall si dice felice del lavoro con Kubrick che, invece, nella parte forse più famosa del documentario, non appare così idilliaco. Durante un ciak, l'attrice non sentì il grido 'Azione!' e fece imbestialire Kubrick. Tutto è fedelmente registrato e mostrato. Vivian deve aver avuto sicuramente il nulla osta del padre per il montaggio finale, ma il film è un gioiello raro che apre uno squarcio sul lavoro di Kubrick.
Tutt'altra musica per "A Life in Pictures". Dopo la morte di Kubrick, qualcuno ha avanzato il sospetto che a terminare l'incompiuto Eyes Wide Shut, intervenendo sul montaggio, fosse stato Jan Harlan, produttore, nonché cognato del regista (è il fratello della moglie, Christiane). D'altronde, la famiglia di Kubrick è stata sempre presente nel suo cinema, anche se in maniera molto discreta. Di Vivian e di Harlan abbiamo già detto. Christiane era la donna che chiude Paths of Glory con la sua canzone di speranza; come pittrice, ha poi realizzato alcuni dipinti visti in A Clockwork Orange. È pittrice anche Katharina, figlia di primo letto di Christiane, e qualche suo quadro adorna la casa dei coniugi Harford. Un altro Harlan, Dominic, figlio di Jan, ha suonato al pianoforte la musica di Ligeti e Liszt scelta per l'ultimo film. L'ombra dell'intervento di altri sull'opera postuma resta, anche se la famiglia stessa si apprestò a far sapere che il film, così come lo conosciamo, era frutto tutto del maestro. Non è bastato quell'intervento a convincere i dubbiosi (Roberto Pugliese, kubrickiano della prima opera, stroncò il film addebitandone le falle proprio a certi presunti interventi esterni. Lo ha di nuovo ricordato in occasione della proiezione di "A.I." al festival di Venezia). Questo film, ora, getta una luce intimista e cerca di puntualizzare alcuni aspetti del cinema di Kubrick, che forse egli stesso avrebbe voluto fare se non fosse stato così evidentemente avverso alla comunicazione al di là dell' opera. Per più di due ore, la voce di Tom Cruise accompagna immagini note e inedite. Un excursus cronologico illustra la carriera del regista americano anche con filmati mai visti, come quegli home movies girati dal padre dove Stanley gioca con la sorella o altri girati durante la riprese di alcuni suoi film. Non vengono dimenticati i progetti rimasti sulla carta, quel Napoleon prima di tutto, Aryan Papers – il film sulla Shoah al quale Kubrick, anch'egli ebreo, teneva particolarmente ma che abbandonò per l'uscita di Schindler's List – e naturalmente A.I. Un documento prezioso, dunque, ma piuttosto parziale. Cosa per nulla discutibile, visto anche come si è comportata la stampa dipingendo Kubrick come un orco rinchiuso nel suo castello, ma fastidiosa nel tono che è celebrativo oltremisura. Tra i numerosi interventi (lascia perplessi quello di Woody Allen), unica voce contro è quella di Shelley Duvall. Giustamente appaiono anche i familiari, anche se si fa notare l'assenza di Vivian, come se per lei sia ancora troppo doloroso parlare di questo padre troppo presente e fasciante, di un modello e del maestro.
Il cofanetto "Stanley Kubrick" contiene:
Lolita (1961)
2001: A Space Odyssey (1968)
A Clockwork Orange (1971)
Barry Lyndon (1975)
The Shining (1980)
Full Metal Jacket (1987)
Eyes Wide Shut (1999)
Stanley Kubrick: A Life in Pictures (Jan Harlan, 2001)

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Il prezzo del singolo film è di L. 44.900. L'intero cofanetto costa L. 269.000

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