Stop Killing Games lancia una petizione

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Corso estivo di MONTAGGIO, dal 22 luglio

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L’associazione sta raccogliendo 1 milione di firme con l’obiettivo di chiedere all’Unione Europea una tutela per i consumatori dall’obsolescenza programmata di alcuni videogiochi

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Corso estivo di RECITAZIONE CINEMATOGRAFICA, dal 14 luglio

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Sempre più spesso si pone il problema legato all’obsolescenza programmata di alcuni videogiochi. Questi, venduti come beni e non come servizi, senza una data di scadenza dichiarata al compratore, sono infatti progettati appositamente per divenire completamente ingiocabili non appena il produttore disattiva i server grazie a qui questi funzionano. Per portare alla luce tale problema, il movimento Stop Killing Games ha aperto una petizione sul proprio sito, con lo scopo dichiarato di raggiungere 1 milione di firme per proporre all’Unione Europea una legge che stabilisca l’illegalità di una simile pratica e che tuteli il videogiocatore, inteso come consumatore, dall’improvvisa privazione di una sua proprietà.


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L’associazione si batte anche per garantire agli stessi giochi una “vita” più duratura. Così come avvenuto con i grandi classici del passato, ancora ora utilizzabili se il formato fisico è stato conservato correttamente dal suo proprietario (che quindi è egli stesso responsabile di quanto da lui acquistato), Stop Killing Games si batte infatti per la possibilità che anche i titoli contemporanei possano avere una propria eventuale riscoperta futura, senza che la decisione dell’editore possa di fatto causarne arbitrariamente la distruzione.

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Quest’iniziativa non è la prima intrapresa dall’associazione, che infatti nell’ultimo anno ha già presentato con successo reclami in paesi come Francia, Germania e Australia (qui un elenco delle azioni intentate in passato). La petizione, lanciata a sostegno di un’iniziativa dei Cittadini Europei (ECI), è chiaramente limitata alla partecipazione di coloro che fanno parte dell’UE. Stop Killing Games spiega sul proprio sito di aver riscontrato difficoltà in alcuni paesi, in cui risulta più difficile procedere con simili azioni, ma si dichiara fiduciosa che, qualora il cambiamento diventi significativo in comunità di grandi dimensioni (e di conseguente peso nell’economia mondiale), a beneficiarne possano essere anche i consumatori di tutto il mondo, grazie alle logiche del mercato.

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Ad oggi le firme raccolte sono già quasi 1 milione: per contribuire a raggiungere definitivamente l’obiettivo, clicca qui.

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