Storia di una notte, di Paolo Costella

Nonostante la buona alchimia che nel film viene a crearsi tra attesa e conflitto, manca ancora qualcosa per coinvolgere appieno lo spettatore. RoFF19. Grand Public

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Storia di una notte è un racconto familiare di un lutto che coinvolge la famiglia di Piero (Giuseppe Battiston) e Elisabetta (Anna Foglietta) che, dopo la scomparsa del primogenito Flavio (Massimiliano Caiazzo), cambia drasticamente a causa del loro dolore insanabile. A racchiudere l’idea che questa era una famiglia sana e felice sono i primissimi istanti del film che raccontano il clima di amore e spensieratezza che c’è tra tutti i membri della famiglia romana, compresi i due figli minori. Dopo due anni, come da tradizione, la famiglia va a sciare a Cortina con i nonni materni. Lì Denis, il figlio di mezzo deve essere operato d’urgenza alla spina dorsale per non rimanere paralizzato dopo una brutta caduta con gli sci: ecco che quindi la notte durante la quale si svolge l’intervento chirurgico diventa per la famiglia di Piero e Elisabetta un occasione di confrontarsi con i propri (e gli altrui) traumi del passato.

Nell’esecuzione formale di Storia di una notte immediatamente si avverte la vivacità e l’affezione di uno sguardo attento alle dinamiche personali dei personaggi, ma anche e soprattutto alle possibilità narrative offerte dalla messa in scena: Paolo Costella (Vicini di casa, Per tutta la vita) infatti insegue una rappresentazione delle dinamiche di incomunicabilità facendo dialogare gli elementi portati in scena con una regia composta e lineare – in alcuni momenti anche troppo. E paradossalmente si ha l’impressione che gli spazi che vengono esplorati dai corpi degli attori riescano ad essere riempiti meglio quando l’interpretazione si lascia andare a momenti di libertà meno stretti e costruiti.

Quando poi ad essere inquadrati sono gli ambienti, il merito di Costella è sicuramente quello di sapersi lasciare andare ad un’attesa osservazionale che descrive bene l’attitudine del film nei confronti dei momenti (alcuni, perlomeno) della vita, che passano apparentemente liberi da vincoli di ogni sorta ma che poi successivamente si rivelano più centrali di quanto non potessimo immaginare. Anche qui però lo slancio non è sufficiente a riempire il vuoto degli spazi – esterni, interni – spazio che forse sarebbe stato colmato in maniera tangibile attraverso un’attesa-oltre-l’attesa; con un momento in più di esitazione Storia di una notte avrebbe saputo rivelarsi meglio di quanto non abbia già fatto, con la leggerezza che contiene ma che non viene mai sprigionata appieno nel corso della visione.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7
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Il voto dei lettori
4.67 (3 voti)

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