STREAMINGLAND. Piattaforme a confronto

Seguendo gli spunti della cover story di SS21st n.8 abbiamo messo a confronto tre approcci diversi allo streaming: Ivan Frenguelli di 1895.cloud, Irene Musumeci di MUBI, Franco Zuliani di cineUBU

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Giovedì 1 aprile abbiamo presentato live su facebook il numero 8 del nostro Sentieri Selvaggi 21st. Il focus del bimestrale, STREAMINGLAND. Vite digitali in lockdown, è una riflessione sul processo di “piattaformizzazione” del cinema accelerato da quest’anno di “fermo da pandemia”.
Per l’occasione, abbiamo dunque deciso di allargare questa discussione ad un confronto con tre approcci differenti allo streaming: gli esercenti di un gruppo di sale di tutta Italia, recentemente coalizzatisi nella piattaforma on demand 1895.cloud; la storica distribuzione Officine UBU che ha appena lanciato cineUBU per festeggiare con questo canale on demand i 20 anni di attività; e la “cellula italiana” di MUBI, il più cinefilo dei portali “streaming first”.
Ecco come hanno risposto alle nostre domande:

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Quanto è importante sviluppare il senso di comunità intorno ad una piattaforma? E quali sono le strategie che adottate in questa direzione?

Ivan Frenguelli (1895.cloud): Sviluppare il senso di comunità virtualmente la vedo un cosa difficile, se non impossibile. Il senso di comunità si instaura nel vivere uno spazio condiviso, nel fare esperienze insieme, corpo a corpo.

1895.cloud vive più che altro delle comunità che sono alla base e la base dei nostri cinema, vive del lavoro che gli esercenti che hanno dato avvio al progetto, e non solo, hanno fatto per anni nelle loro sale, quindi in un luogo fisico con persone fisiche. Potrei dirti in ultima analisi che le nostre strategie sono già state tutte attuate prima.

Ovviamente lavoriamo tanto sui social sui singoli film con incontri con i registi, approfondimenti di critici e contenuti speciali che invoglino o aiutino la visione e la scelta.

In più ogni sala ha i sui film in evidenza, cioè cura una programmazione e indirizza i suoi spettatori come facciamo tutti i giorni nei nostri cinema. Forse è proprio la curatela la strategia che differenzia 1895.cloud dalle altre piattaforme.

Irene Musumeci (MUBI): Il senso di comunità è fondamentale per condividere la passione per il cinema e i film, e anche per incoraggiare la curiosità e la scoperta in tutto quello che è cultura, sia digitale che in persona.
Le origini di MUBI (che qualcuno ricorderà come The Auteurs) 14 anni fa sono state proprio nell’idea di creare una specie di social network per cinefili. Chiunque abbia un account su MUBI può creare liste, condividere film, recensioni, voti, mandare film agli amici, invitarli a eventi e prove gratuite e mandare anche regali a tema.
Tutti i nostri film sono selezionati accuratamente da curatrici e curatori in carne e ossa, non usiamo algoritmi nella programmazione. Dietro alla nostra programmazione ci sono esseri umani che hanno personalmente visto e selezionato il film.
Per creare un rapporto anche più forte e simbiotico con il pubblico, sono loro direttamente a parlare sul nostro sito nella sezione “La nostra opinione” che presenta i motivi per cui i film sono selezionati. Questo crea fiducia e contatto, e oltre a essere una parte importante della nostra strategia, è uno dei principi fondamentali di MUBI.
Questo si complementa con un uso dei canali social, email e marketing anche attraverso canali diretti molto pensato come punto di contatto e condivisione, nonché di creazione di una community intorno alla nostra programmazione e a tutto il branding MUBI.

Franco Zuliani (cineUBU): Il senso di comunità è fondamentale per una casa di distribuzione indipendente. Gli spettatori devono avere fiducia nei prodotti che distribuiamo e devono riconoscere il marchio di Officine UBU come un marchio di qualità. E’ per questo che da vent’anni cerchiamo di scegliere con cura film che siano in grado di raccontare storie sempre nuove e che sappiano emozionare il pubblico. La realtà della piattaforma streaming è per noi una nuova sfida alla quale ci siamo appena approcciati.
cineUBU è stata creata proprio per riallacciare il legame con il nostro pubblico che per troppo tempo è stato lontano dalle sale. Con essa offriamo la possibilità di recuperare, non solo tutti i film da noi distribuiti negli anni passati, ma anche quei film usciti nell’ultimo anno e che hanno avuto una vita brevissima nelle sale a causa della pandemia.
Nel catalogo di cineUBU, che verrà costantemente aggiornato, il pubblico potrà trovare anche intriganti documentari che non sono usciti in sala. Il basso rapporto tra investimento per il lancio di un film in sala e il suo box office, che negli ultimi anni per la nostra tipologia di cinema è in continuo calo, spesso genera la mancata uscita in sala di film interessanti e di alta qualità, soprattutto se il film è per un pubblico di nicchia, magari per l’argomento molto particolare, o se è carente di materiali marketing d’impatto. In questi casi le piattaforme possono offrire occasioni di visibilità.
Tra l’altro noi siamo aperti anche ad ospitare in cineUBU film di altri distributori o produttori, come abbiamo infatti fatto con EST di Antonio Pisu.

Nel flusso della “bolla cinefila”, il discorso sui film passa innanzitutto attraverso i social, post, discussioni, trailer, informazioni, immagini. la visione del film sembra essere diventata quasi la cosa meno importante. questo quanto incide sulle strategie di offerta delle piattaforme e sulle abitudini di fruizione degli utenti (tempo di visione, scelta del titolo, personalizzazione ecc)?

Ivan Frenguelli (1895.cloud): Parto dal fondo: ancora non abbiamo dati così precisi sui tempi di visione media o altro, perché siamo andati online da meno di un mese, quindi nel nostro caso non so quanto la bolla cinefila possa influire. Posso dirti che però, facendo pagare la singola visione, immagino che le persone ci pensino prima di addormentarsi davanti ad un film o vederne solo un pezzo (un po’ come capita in sala). Un po’ come in psicoanalisi, il denaro responsabilizza l’utente nella fruizione.

Chiudo dicendo che per noi tutti la visione non è quella su un qualsiasi device, la visione è in sala per un film. I corollari al film sono importanti ma secondo me non sostituiranno mai la visione, anzi, da essa scaturiscono.

Irene Musumeci (MUBI): MUBI ama ed è parte attiva del buzz sui canali social, ma la nostra missione è fare in modo che il pubblico che ci segue scopra e guardi film (in generale, non solo su MUBI!).
Il livello di engagement è molto alto su MUBI. Monitoriamo regolarmente i dati per assicurarcene. Nell’ultimo anno la quantità di film guardati su MUBI è triplicata rispetto al 2019 (ci sono vari motivi per questo che possiamo esplorare).
Il fatto che MUBI sia così versata sulla curatela con un film nuovo al giorno è un modo per creare spazi regolari di comunicazione che servono anche a tagliare molto del rumore di sottofondo e concentrare l’attenzione del pubblico. Per esempio mandiamo l’email con il film del giorno a tutti direttamente ogni mattina per creare l’abitudine a controllare ‘cosa c’è oggi su MUBI’ e quindi dare un appuntamento importante personalizzato tra curatori e pubblico.

Franco Zuliani (cineUBU): Per noi la visione del film resta, ovviamente, sempre centrale e fondamentale. cineUBU è nata da pochi giorni e ci stiamo pian piano approcciando a questa nuova realtà per settare le nostre campagne di comunicazione e i tipi di offerte che andremo a fare.
Questo lungo periodo di chiusura delle sale ha determinato una certa proliferazione delle piattaforme e una certa competizione tra le stesse. Noi cercheremo di sfruttare la nostra esperienza e credibilità per consolidare il rapporto con il nostro pubblico abituale attraverso la nostra piattaforma con offerte e contenuti esclusivi.


dal vivo abbiamo parlato anche di profilazione degli utenti, ItsArt, ristori e pratiche del “cinema sovvenzionato”

La volontà o meno di produzioni e distribuzioni a concedere i propri titoli alle piattaforme in streaming, con l’introduzione di pratiche come il geoblocking e le restrizioni di tempo, sta modificando ancora una volta i rapporti di potere che regolano visibilità e disponibilità dei film, anche in un orizzonte un tempo “aperto” come il web?

Ivan Frenguelli (1895.cloud): Sai benissimo che le sale sono l’ultimo anello della catena alimentare del cinema, quindi è su di noi che il potere si esercita con più forza. Il lavoro che abbiamo cercato di fare con e dentro 1895.cloud è proprio quello di rompere la verticalità dei rapporti e lavorare in maniera orizzontale con le distribuzioni in primis e poi anche con le produzioni. È ovvio che questo si può fare solo con chi ha orecchie per intendere. Il web poi non ha cambiato di molto le strutture della filiera, ma sarebbe bello poter scardinare le logiche non tanto nella visione ma piuttosto nei rapporti di forza. Ti faccio un esempio: un film ha una vita in sala che varia dai 4 ai 10 mesi, se consideriamo le arene estive e i passaggi in cineclub o associazioni affini. Quello che stiamo cercando di fare con 1895.cloud è anche quello di allungare la vita del film finito lo sfruttamento in sala, ma non buttandolo in un enorme catalogo/dimenticatoio, ma curandolo come quando lo proiettiamo in prima settimana.

Irene Musumeci (MUBI): MUBI lavora con tutti i principali attori dei mercati di cinema regolarmente, quindi siamo molto abituati al geoblocking e altre regolamentazioni di questo genere. Dipende tutto molto dai titoli e dagli accordi che ci sono, che sono diversi anche da paese a paese.

Franco Zuliani (cineUBU): Una casa di distribuzione deve muoversi nell’ambito della legalità e in base ai contratti sottoscritti con i produttori dei film che ha acquisito.
Per questo i film vengono possono essere resi disponibili solo al pubblico del territorio di riferimento dei diritti in capo al distributore. Riguardo alla durata di messa a disposizione da parte delle piattaforme, questa dipende dalle politiche commerciali delle piattaforme. Noi generalmente mettiamo a disposizione delle piattaforme i nostri film per tutta la durata del nostro contratto di licenza.

Appare già evidente come, nel momento di una reale ripartenza delle sale, non sarà comunque più possibile tornare indietro nella coesistenza con lo streaming. che tipo di scenari vi immaginate all’interno delle parabole dei film tra web e grande schermo?

Ivan Frenguelli (1895.cloud): Immagino che piano piano le piattaforme torneranno “in riga” a fare il lavoro che hanno fatto finora, cioè quello di essere enormi archivi in cui ripescare cose vecchie o cose che si perdono in sala (e vendere i nostri dati da clienti profilati, ma questo è un altro discorso e un altro lavoro). Credo che sopratutto le grandi Major si siano rese conto che gli incassi del Vod non sono paragonabili a quelli della sala, anche quando hanno fatto uscite contemporanee. Le distribuzioni piccole o medie sanno invece da tempo che il lavoro degli esercenti è importante per far vivere i loro film. Lo streaming rimarrà come rimarrà il cinema visto in sala, la Tv non ha ucciso il cinema così come non lo hanno fatto le VHS o i Dvd.

Irene Musumeci (MUBI): MUBI lavora già con moltissime sale e festival in diversi territori (UK, US e Germania, India, Turchia in particolare). Siamo ovviamente molto coinvolti nella situazione globale di crisi che tocca tutti punti della filiera cinematografica, e abbiamo fatto varie iniziative per sostenere i cinema (partnership, co-programmazione, eventi online, persino una campagna fundraising per le sale in UK).
Siamo anche distributori in UK e US, quindi ovviamente crediamo nella coesistenza creativa e culturale di sala e streaming. MUBI GO è uno dei nostro progetti ideati per creare ulteriori sinergie tra piattaforme e cinema, in pratica è una app che offre biglietti cinematografici per film selezionati in sala (uno alla settimana).
I dati di MUBI GO confermano la tesi che più le persone guardano film a casa, più vanno al cinema e viceversa. Le esperienze sono molto diverse ovviamente ma si connettono alla perfezione e si incastrano per accrescere la cultura cinematografica e l’amore del cinema.
Il nostro piano per il futuro è continuare a collaborare con sale e festival speriamo in maniera sempre più unificata e sinergetica.

Franco Zuliani (cineUBU): In qualità di casa di distribuzione indipendente siamo e saremo sempre devoti e confidenti nel potere delle sale cinematografiche. Alla riapertura, probabilmente, cambierà qualcosa nelle abitudini del pubblico e ci vorrà un po’ di tempo prima che le cose tornino come prima, ma lo schermo della tv è ancora lontano dal poter sostituire del tutto il grande schermo di una sala e l’esperienza della visione collettiva, condivisa anche con degli sconosciuti. In questo anno di stop abbiamo percepito una grande voglia da parte del pubblico di tornare al cinema in sicurezza e questo ci fa sperare e pensare che lo streaming non sia ancora la fine della parabola dei cinema.

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