“StreetDance 3D” di Max Giwa e Dania Pasquini

streetdance 3dEra dai tempi di Blow-Up che la City londinese non appariva così glamour e cool, vicina se non al milieu quanto meno al décor tutto politico della New York di Step Up 3. Ovviamente si tratta di finzione e alla fine l’esordio cinematografico dei videomaker Max Giwa e Dania Pasquini si rivela ben più convenzionale. Anche se il 3D si muove nella giusta direzione, non mero corredo estetico o trucchetto per far rimbalzare gli oggetti fuori dallo schermo ma autentico stilema con una valenza sempre più turistica e geopolitica

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

streetdance 3dDalla New York di Step Up 3 alla Londra di StreetDance. Dal World Trade Center alla King's Cross Station. Dall’11 settembre 2001 al 7 luglio 2005. Di sicuro c’è solo che le tre dimensioni hanno acquisito una valenza sempre più turistica e geopolitica. Davvero, era dai tempi di Blow-Up che la City londinese non appariva così glamour e cool: grigia e spettrale nel sorprendente Fresnadillo di 28 settimane dopo, spietata e brutale nella serie televisiva Luther (in cui un rude e taciturno detective di colore risolve crimini efferati con metodi a metà strada fra Sherlock Holmes e Shaft), da cartolina nelle ultime deludenti pellicole di Woody Allen, la capitale del Regno Unito non ci era mai sembrata così vicina, se non al mood o al milieu, quanto meno al décor tutto politico della Grande Mela, con edifici di mattoni, grattacieli e carretti degli hot dog a farla da padrone in ogni inquadratura. Perfino la mitologica Battersea Power Station sembra uscita da un film di Nora Ephron o da una puntata di Sex & the City. Ovviamente si tratta di finzione, così come Antonioni scambiò gli Yardbirds coi Who di Pete Townshend costringendoli a spaccare la propria strumentazione.
A parte questo, nonostante condivida più di qualche elemento col competitor d’oltreoceano (distribuito comunque successivamente, almeno in America), l’esordio cinematografico dei videomaker Max Giwa e Dania Pasquini si rivela ben più convenzionale, a partire dalla trama: è la storia di un gruppo di ballerini da strada che, sul punto di rottura dopo l’abbandono del loro frontman, decide con non molta originalità di cambiare il proprio nome in Breakin Point e di unire le forze con gli allievi di una scuola di balletto allo scopo di vincere la Street Dance Championship. Alla fine le due opposte visioni della danza si riconcilieranno. Quel che manca, purtroppo, è la sublime vacuità dello sguardo di Jon M. Chu e dell’operatore Ken Seng. Ed è un peccato, perché il 3D si muove nella giusta direzione, non mero corredo estetico o trucchetto per far rimbalzare gli oggetti fuori dallo schermo ma autentico stilema in grado di proiettare lo sguardo dello spettatore non tanto nello spazio quanto nel tempo filmico, forte del sistema di camere Tridelta realizzato da Paradise Fx in collaborazione con Red One.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Titolo originale: id.
Regia: Max Giwa e Dania Pasquini
Interpreti: Charlotte Rampling, Nichola Burley, Richard Winsor, George Sampson, Eleanor Bron
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 96’
Origine: UK, 2010

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array