Submerged, il primo film immersivo di Apple Vision Pro

Il cortometraggio Submerged di Edward Berger esclusivo per Apple Vision Pro vuole rappresentare un nuovo modo di concepire la narrazione filmica, tentando di renderla ancora più immersiva.

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Da qualche settimana è stato reso disponibile ai pochi possessori di Apple Vision Pro, il cortometraggio immersivo Submerged. Scritto e diretto da Edward Berger, regista austriaco dell’acclamato Niente di nuovo sul Fronte Occidentale e che a breve tornerà al cinema con Conclave. Submerged è a tutti gli effetti un esperimento, si avvale di un nuovo mezzo per poter raccontare una storia audiovisiva, in questo caso quella di un sottomarino che viene attaccato durante la Seconda Guerra Mondiale. Nonostante si tratti del primo film per Apple Vision Pro, non è di certo il primo film pensato per un visore ma di certo è il primo che può avvalersi di una grande produzione a sostenerlo. Secondo Edward Berger l’Apple Vision Pro “è un nuovo e meraviglioso mezzo che espande gli orizzonti della narrazione”. Tor Myhren, vice presidente della comunicazione marketing Apple, afferma invece che “siamo eccitati di dare inizio a una nuova era della narrazione filmica”.

Ma quanto c’è di vero in queste frasi?

Chi ha potuto vedere il corto Submerged ha notato una minuzia incredibile nei dettagli nonché un grado di immersione enorme nelle scene più concitate. Un film quindi ben pensato, prodotto e girato unicamente per Apple Vision Pro, ed è qui che cominciano le problematiche. Il film può essere visto, gratuitamente, solo da chi possiede il visore Apple e non esiste altro modo. Viene meno dunque l’esperienza condivisa del cinema, o meglio la si ridefinisce a fronte di una strana idea plutocarchica, eleggendo a spettatori (solitari) solo coloro in grado di coprire le cifre fuori misura (poco meno di quattromila dollari) necessarie per comprare il visore Apple. L’immersione è totale certo, fino a che non ci si ricorda di stare indossando visore e cuffie e si prova, forse soprattutto, di vincere la tentazione di esplorare la maggior porzione di campo visivo, magari provando a sbirciare ovunque girando la testa, scoprendo di non poter andare oltre i 180 gradi dove si vedrebbe uno schermo nero.

Si tratta davvero dei nuovi orizzonti del cinema, o è un nuovo modo di raccontare storie simile ma al contempo irrimediabilmente slegato dal cinema?

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