SUDAFRICA 2010 – Maradona, Capello e il fattore K.

De  Maria e Maradona

Maradona che continua a girare insieme a Kusturica e Capello che fa gli schemi utilizzando il labirinto dello Shining kubrickiano. Ennesime interferenze cinematografiche nel Mondiale di Calcio sudafricano.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

maradonaCostretto ad un completo grigio per via di oscure pressioni pseudo-familiari (pare che in realtà sia stata la stessa federazione argentina, pungolata dalla FIFA, a obbligare il pibe de oro a smettere le amate tute Adidas…), Diego Armando Maradona ha fatto il suo esordio sulla panchina albiceleste in una fase finale di un Mondiale di calcio. Mondiale che ha acciuffato all’ultimo minuto utile delle qualificazioni, quando sembrava ormai spacciato, grazie ad un gol di quell’attaccante che tutti davano già per morto (Martin Palermo, riconvocato nell’albiceleste dopo 9 anni dalla sua ultima apparizione). Ma nonostante quel vestito che sembrava quasi dovesse costringerlo ad un’interpretazione più castigata e controllata, il Maradona show è andato in scena per tutti i novanta minuti (più recupero) come fosse ancora lì con Kusturica a girare una docu-fiction sulla propria vita. Totalmente (fuori)personaggio, privo di sceneggiatura, zingaro per definizione prima ancora che per credo (nonostante le capezze d’oro e i due orologi indossati: uno forse era dell’arbitro?), il Maradona di Kusturica è stata un’operazione (meta)cinematografica senza precedenti che ancora non può dirsi conclusa, neanche fosse un happening dada. Fotografato nei giorni scorsi mentre dirigeva l’allenamento con il suo amato sigaro cubano in bocca, oggi l’attore Maradona ha recitato a bordocampo – ma forse era più in campo di tanti giocatori (su tutti il talentuoso Di Maria, nuovo pallino del

--------------------------------------------------------------
THE OTHER SIDE OF GENIUS. IL CINEMA DI ORSON WELLES – LA MONOGRAFIA

--------------------------------------------------------------
De Maria e MaradonaMou neomadridista…) – per una regia che spesso indugiava più su di lui che sul gioco (con Sky che aveva addirittura una telecamera piazzata interamente su Maradona, magari guidata proprio da Kusturica?). In effetti, Maradona con quel vestito sembrava una nuova versione di El Mariachi di Rodriguez, pronto al provino per recitare la sua solita parte sopra le righe. In un western d’altri tempi, magari in un Mariachi balcanico, Diego Armando Maradona era pronto al ciak con la propria squadra, come fosse un compagno e non un allenatore serio e bacchettone pronto a dispensare disciplina, e ognuno avesse bene in mente la propria parte. Del resto la Seleccion argentina sembra davvero uscita da un western, basta dare un’occhiata ai soprannomi dei propri giocatori: troviamo i gringos (Heinze e Bolatti), El bandito (Burdisso), El loco (Palermo), e persino  l’apache (Tevez). Ecco spiegato perché Maradona non veda di buon occhio El principe (Diego Milito), lasciato spesso in panchina. E poco importa che l’Argentina in fin dei conti non abbia entusiasmato. A noi ci è sembrato di essere nel buio della sala con gli occhi fissi sullo schermo…

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

CapelloSe nel cinema di Maradona/Kusturica dunque è l’immaginazione ad essere al potere, in quello di Capello/Kubrick è la razionalità a farla da padrona. Le rigide geometrie del tecnico italiano, anche lui all’esordio sulla panchina dei leoni inglesi in una fase finale del Mondiale, sembrano il corrispettivo calcistico delle carrellate implacabili di un Full Metal Jacket. La cura maniacale di Capello nel curare ogni mimino aspetto tattico delle partite era la cura con cui Stanley Kubrick portava Shelley Duvall a ripetere anche 100 volte lo stesso ciak in Shining. C’è stato un momento quasi “luccicante” in Inghilterra-Usa ieri sera in cui si è davvero avvertita la mano severa e rigida dell’allenatore goriziano su una squadra invece celebre per le proprie smanie anarcoidi: mentre il portiere Green si accingeva a rinviare il pallone da fondo campo, si notava nella trequarti americana la boa Heskey spostata quasi sulla linea del fallo laterale a destra. shining._labirinthEra chiaramente una tattica provata e riprovata in allenamento, una rigida geometria nel labirinto di Rustenburg: il portiere, essendo destro, avrebbe calciato con l’effetto del pallone rientrante verso sinistra, proprio lì dove aspetteva Heskey, con Lampard e Rooney alle spalle pronti per la spizzata. Una rigida tattica che (beffa delle beffe) ha segnato nei due uomini chiave il destino della gara: Heskey ha sbagliato un gol già fatto sparacchiando addosso al portire in uscita, ma peggio di lui ha fatto il signor Green (con quel nome può essere chiunque, anche avere la faccia di Martin Balsam nel grande thriller Il colpo della metropolitana di Joseph Sargent: da qui Tarantino deve i nomi dei soliti ignoti de Le iene…) regalando letteralmente un gol agli increduli americani. Una sorta di Frankenstein che si è rivoltato al proprio creatore. Questo però Kubrick non l’avrebbe mai permesso…

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array

    2 commenti