SUDAFRICA 2010 – Un Festival di calcio o un Mondiale di cinema?

Campagne acquisti, assenze celebri, proiezioni in 3d: è interessante come oggi, nella società dello spettacolo globale, manifestazioni così diverse (Mondiali di calcio e Festival di Cinema) siano accomunate dalle stesse problematiche, per non dire polemiche. Calcio e cinema, almeno fino al 12 luglio, andranno davvero a braccetto.   

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Ebbene, finalmente è cominciato questo Mondiale di calcio sudafricano, che dalla FIFA hanno quasi quotidianamente rimarcato come fosse l’apertura globale del calcio giunto infine anche in Africa. Un evento globale, appunto, nel quale è facile notare alcune analogie con uno qualsiasi dei Grandi Festival cinematografici sparsi per il mondo. Innanzitutto, c’è da registrare una curiosa affinità: entrambe le manifestazioni sono spesso al centro di una questione, per nulla marginale, riguardo alla loro effettiva necessità. Quante volte abbiamo sentito allenatori, presidenti di società di calcio, persino giocatori lamentarsi per gli impegni delle varie nazionali sparse per il globo, non solo nelle amichevoli ma anche negli incontri ufficiali? La FIFA è addirittura dovuta correre ai ripari, intimorita da un’azione legale che l’avrebbe molto probabilmente dissanguata, introducendo una sorta di premio assicurativo versato nelle casse della società di calcio qualora un suo tesserato si fosse fatto male durante un impegno della nazionale.

Venendo al cinema, e tralasciando le varie dispute sulla sua presunta morte – a cominciare dallo splendido Chambre 666, girato guarda caso da Wim Wenders in un festival di cinema (a Cannes) nel 1982, documentario inerente appunto la “morte del cinema” dove, ancora il caso, c’è da registrare l’ultima apparizione pubblica di Rainer Werner Fassbinder, morto di overdose il 10 giugno 1982 ovvero tre giorni esatti prima dell’inizio dei mondiali di calcio in Spagna (quelli di Pablito, per intenderci…) – è da notare quantomeno che da tempo ormai si sente ragionare sulla necessità e soprattutto sull’utilità di un evento quale festival berlinaleil festival di cinema. E nell’anno in cui il più importante festival del mondo (Cannes) ha aperto i propri battenti presentando un film che era già nelle sale di mezzo mondo (Robin Hood), questa riflessione non ci sembra davvero di poco conto. Ed è interessante come oggi, nella società dello spettacolo globale, manifestazioni così diverse siano accomunate dalle stesse problematiche, per non dire polemiche. Eh sì, perché uno dei legami indiscutibili che avvicinano il Mondiale di calcio ad un Festival di cinema sono senza dubbio le polemiche, soprattutto quelle preventive. È innegabile che questo Mondiale sudafricano parta con una montagna di questioni inerenti gli assenti. Alla vigilia non si parlava d’altro che di quelli che NON parteciperanno al Mondiale, degli infortunati, degli epurati e via dicendo. Ecco allora fiumi d’inchiostro spesi per gli infortuni di Drogba e Robben, Rio Ferdinand e Pirlo, e prima ancora si parlava di Cambiasso, J. Zanetti , Pato, Ronaldinho, Benzema , Viera, Seedorf e Van Nistelrooy non convocati nelle rispettive nazionali, per arrivare alle scelte “normalizzatrici” di Lippi (fuori i “ribelli” Balotelli, Cassano e Miccoli: ma erano mai entrati?). I giornali e i siti internet si sono subito lanciati a compilare vagonate di elenchi di formazioni (im)possibili (la Nazionale degli “assenti”, la Nazionale degli “epurati”, la Nazionale dei “senza contratto” e così via…) dando ampio sfoggio a fantasia anche fuori dal comune e soprattutto dimostrando che più che parlare di quello che si ha sotto gli occhi si preferisce sempre quello che sta da un’altra parte. E che l’erba del vicino sia sempre più verde lo dimostrano negli ultimi anni le competizioni feroci tra festival. Quest’anno, senza andare dunque troppo indietro con la storia, a Cannes si è probabilmente parlato più degli assenti che degli autori presenti. Ecco dunque tutto un turbinio di nomi, di dietrolosudafrica
Leonegie, di inghippi coperti da segreti di stato neanche si fosse all’alba di un nuovo ordine mondiale. Ognuno è poi libero di dire quel che vuole, riportando notizie avute chissà dove (“Malick ha finito il film però preferisce andare a Venezia perché voleva comprarci casa”) oppure ci sono i cinici che non aspettano altro che togliersi qualche sassolino (“Pare che Scorsese e De Niro andranno ancora una volta insieme a Roma, nonostante l’assenza di Veltroni: dicono che tanto anche con Alemanno la cifra sull’assegno è rimasta la stessa..”). Eppure è proprio così: se sei a Cannes, si parla di quello che ci sarà a Venezia; a Venezia di quello che ci sarà a Roma e così via. L’idea è quella che ormai i Grandi Festival funzionino come le società di calcio, che facciano campagna acquisti, si scambino i film e gli autori, facciano alla maniera di Mourinho la voce grossa contro la stampa per difendere strenuamente i propri interessi.

Ma a sancire definitivamente il legame tra il cinema e i mondiali di calcio c’è una “prima volta” a suo modo storica. Questi saranno i primi Mondiali ad essere trasmessi in 3D all’interno di alcune sale attrezzate: saranno venti in tutta Italia, sparse a macchia di leopardo per tutta la penisola, dove (pagando un biglietto d’ingresso che va dagli 8,50 ai 10 euro) si potrà assistere a quelle partite del mondiale che la FIFA ha affidato alla Sony (queste quelle del girone eliminatorio: http://www.thespacecinema.it/calendariomondiali.jsp), la quale effettuerà le riprese televisive con sette coppie di telecamere per gara (e sarà effettivamente un grande spettacolo trasmesso a 144 fotogrammi al secondo, 72 per occhio). Ecco perché calcio e cinema, almeno fino al 12 luglio, andranno davvero a braccetto.   

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