Sul filo di un Mondo (in) Delirium – Intervista a Flavio Sciolè

Sul filo di un Mondo (in) Delirium – Intervista a Flavio Sciolè

E' stato presente a Bologna allo spazio autogestito Oz, nel contenitore Cuore di Latta Festival di Arti e cultura su Amore e Potere dove ha presentato i suoi cicli, Caravaggio, Van Gogh e Decadente, cui si aggiunge l'installazioneNarciso Gray di questa gioventù che non decade. Ecco la nostra intervista

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Flavio SciolèFlavio Sciolé è stato presente a Bologna allo spazio autogestito Oz, Cuore di Latta – Festival di Arti e cultura su Amore e Potere. E' arrivato dall'Abruzzo per presentare al pubblico i suoi cicli: Caravaggio, Van Gogh e Decadente, cui si aggiunge l'installazione Narciso Gray di questa gioventù che non decade

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Declino, morte, crepuscolo (nichilista). Il 'sistema' a tre fasi del Ciclo Decadente può essere un'equazione riproponibile per molta della tua produzione?


Credo sia possibile. Nel ciclo ci sono temi che mi appartengono da sempre. E’ comunque un sistema ‘involontario’.Ciclo decadente, crepuscolo nichilista di una decadenza per rose, taglierino ed alcolici Parto sempre da un’istanza, un sentire. Quando l’opera è terminata, a volte, mi accorgo di aver lambito territori che già calpestavo ma quello che mi guida è sempre l’impellenza. Non progettando matematicamente le mie opere (e come potrei diversamente?) mi può capitare di replicarle, di farne di simili, ma, di contro, la reiterazione è uno dei miei stilemi, me la sento nelle vene, mi appartiene.

 

 

Ti avvicini mai alla possibilità di ritenere definitivo ciò che crei?

Non sempre trovo definitive le mie opere. Quando ho questa sensazione passo del tempo a non generare o muto genere. Nel 2014, ad esempio, ho scritto dei testi teatrali, cosa che non mi accadeva da sei anni. In alcune fasi sento l’opera finita mancante di un qualcosa e ne giro un’altra in cui scopro un’altra mancanza. Questo meccanismo può divenire un vortice ineluttabile ed inarrestabile. Masticare, digerire e vomitare sono operazioni che pratico sia in vita che in video. Con la post puoi scegliere cosa mostrare, io di solito mostro tutto ma se devo scegliere ti dico masticare e vomitare.

 

 

L'impellenza del girare, come l'uso del montaggio in macchina e la predilezione per i piani sequenza, ma anche le scelte precise di post (stacchi, suoni sporchi, distruzione visiva) somigliano all'impellenza che nell'antiteatro giunge diretta dall'inceppatura e dall'errare in essa?

 

Delirium, Flavio SciolèUn fatto certo è che, ad un certo punto del mio percorso è diventato sempre più difficile esibirmi dal vivo ed anche io, di contro, non mi sono mai prostrato alla ricerca di date né mi sono ammorbidito rispetto ai contenuti. In quei momenti, girare video mi ha salvato o meglio: ha salvato le mie idee che hanno avuto modo di trasferirsi nel video. Come giustamente argomenti, in questa zona ho cercato altre rotture del linguaggio che permettessero di arrivare al contenuto con fatica, con dell’antinarrazione. C’è un buon connubio tra preparazione ed istinto, quello che mi guida è la visione, visione che devo partorire a tutti i costi.

 

 

 

'Criticare' se stessi è in fondo creare dal disfacimento analitico di una percezione?

Il disfacimento, specie se di una percezione, è parte del mio io. Amo la perdita, il fallire. Non credo che nella vittoria risieda la felicità. Più che una critica, la mia è un’esplorazione degli abissi in cui vive l’uomo. Io non vivo in quei meandri ma quando varco quelle porte mi sporco, posso impazzire, decadere ed anche uscirne. La risalita, però, è un compito che richiede equilibrio e forza.

 

 

Si può dire che le parole e i loro significati stiano per te come l'uomo sul filo di Nietzsche (Così parlò Zarathustra)?

 

Trovo questo parallelismo stupendo. In effetti è così, nascono, muoiono, risorgono cercando di trasmettere quello che si nasconde dietro la loro frammentazione. E dietro c’è sempre un’emozione, nascosta, celata, occultata che pian piano si mostra fino ad esplodere violentemente con tutta la sua forza. L’esterno non c’è mai, nei miei antipersonaggi conta solo quello che accade nell’Io più profondo. C’è un autismo di fondo nell’Uomo, io lo mostro sperando vanamente in un risveglio, in un nuovo mondo di pace e libertà che non arriverà mai.

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