SUNDANCE 2013 – Halley, una cometa messicana tra la vita e la morte

Halley

Presentato al Sundance Film Festival Halley è l'horror esistenziale di Sebastián Hofmann, artista visuale e filmmaker nato nel 1980 a Città del Messico. Girato nel 2011, il film è "un saggio sull'angoscia che proviamo quando perdiamo il controllo che crediamo di avere sui nostri corpi".

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HALLEY, di Sebastián Hofmann, al Sundance 2013

Un film affascinante al Sundance Film Festival 2013, nella sezione New Frontier: Halley, "horror esistenziale" di Sebastián Hofmann, artista visuale e filmmaker nato nel 1980 a Città del Messico.

Girato nel 2011, supportato dall'Hubert Bals Fund del Festival di Rotterdam, che sceglie ogni anno alcuni progetti meritevoli di produzione, tra i Film in Progress presentati alla 21°edizione dei Rencontres Cinémas d’Amérique Latine a Toulouse, in collaborazione con il San Sebastián Film Festival, e prodotto da Jaime Romandía della Mantarraya Producciones (tutti i film di Carlos Reygadas – tra cui l'ultimo Post Tenebras LuxRevolución, il nuovo progetto di Lisandro Alonso) il film è "un saggio sull'angoscia che proviamo quando perdiamo il controllo che crediamo di avere sui nostri corpi".

HALLEY, di Sebastián Hofmann

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La sinossi: Beto è morto, e non può più nasconderlo. Il suo stato di decomposizione è sempre più evidente, e nè i maldestri tentativi di restare aggrappato alla vita, nè il make-up nè il profumo riescono a nascondere la sua triste condizione. La malinconia di Beto (Alberto Trujillo) cresce quando realizza che – per citare le parole di un affabile addetto all'obitorio (Hugo Albores) – "il malato diventa la malattia". Lascia il suo lavoro per ritirarsi dal mondo. Ma prima di arrendersi ai confini della sua morte vivente, stringe un'insolita amicizia con Luly (Luly Trueba) che gestisce la palestra dove lui ha sempre lavorato come guardiano e dove corpi muscolosi inseguono la perfetta definizione fisica.
 

"In un mondo in cui sembra che tutto ciò che si può fare con i non-morti sia stato già fatto, c'è sempre entusiasmo quando qualcuno trova un nuovo punto di vista per trattare il tema, e sembra che Hofmann abbia fatto esattamente questo": Così Twitch commenta il teaser trailer, che si limita a mostrarci alcune stanze di un appartamento ordinato, immerso in una luce eterea, e un insetto che si dibatte e scivola verso la sua fine. Eccolo, insieme a una clip suggestiva.


 

Il trailer è visibile anche qui o qui
 

Nella nostra gallery, tutte le immagini, dalle quali si può già apprezzare la folgorante fotografia, di Matías Penachino, con il quale Hofmann ha precedentemente realizzato un film sperimentale, Orden Natural. In questa videointervista dedicata alla sua web serie, si vedono anche alcune immagini dall'opera prima di Hoffman, così come in questo speciale dedicato alla postproduzione di Halley, che chiarisce il suo scopo di rappresentare la dicotomia tra corpo sano e malato, perfetto e vulnerabile, l'ossessione per la cultura fisica e la rimozione della morte.

HALLEY, di Sebastián HofmannIn un altro video, dal 10° Festival Internacional de Cine de Morelia, dove il film è stato presentato a novembre, il regista e il suo cosceneggiatore Julio Chavezmontes – intervistati insieme agli attori Alberto Trujillo e Lourdes Trueba, illustrano lo spirito della pellicola: più che "un film di zombie" preferiscono definirlo una metafora, una "versione fantastica di una malattia senza fine", associabile anche all'esperienza di quanti vedono mutare drasticamente il loro corpo (per esempio per il cancro o l'AIDS), combattendo con sentimenti di solitudine e di vergogna. Alberto è "un uomo che vive da morto nella società", così Trujillo definisce il personaggio che interpreta.

Hofmann è già autore di vari progetti, raccolti nel sito La Suerte Divina, tra cui la web serie indipendente Los Microburgueses, satira sociale ambientata in un sobborgo di Città del Messico, e un recente video, Cuentos, per la band messicana Quiero Club, con la fotografia di Alexis Zabé (DP per Reygadas, Harmony Korine e Die Antwoord) rappresentazione geniale e respingente di un disgusto che assume ancora un colore, un "atto grottesco che si trasforma in piacere". Hofmann è stato ospite quest'anno anche al Festival di Locarno, nella sezione Pardi di domani, con il corto Ismael.

Ad esprimere l'essenza di Halley è lo stesso Hofmann, nelle note di regia, quasi una poesia, che vale la pena riportare interamente:

HALLEY, del messicano Sebastián Hofmann - il posterNei nostri corpi, dimorano silenziosamente per anni delle malattie, senza che ce ne accorgiamo. I corpi muoiono a poco a poco, alle nostre spalle. Noi viviamo ignorando la loro transitorietà, e quando questa si manifesta, la percepiamo come una rivolta contro noi stessi. Halley è un racconto gotico contemporaneo che offre una visione compassionevole della vita di un morto vivente. Alberto è prigioniero del suo corpo, testimone impotente della sua putrefazione. Ha superato il limite di ciò che possiamo conoscere riguardo alla nostra condizione di esseri viventi e vive in balia dei suoi misteri.

Alberto è un riflesso della nostra mortalità e della solitudine della decrepitezza. Halley ribadisce la temporalità del corpo umano, in una cultura che la nega. Attraverso informazioni fittizie, nell'ambito della palestra dove lavora Alberto, il film esplora come la fragilità del nostro corpo viene nascosta sotto una patologica idealizzazione della bellezza. Vediamo gli esseri umani avviarsi verso la loro esecuzione, senza riuscire a allontanarsi dalle realtà più inquietanti della loro esistenza.

Halley è il nome della cometa che orbita attorno al sole ogni 75 anni, l'unica cometa di breve periodo visibile ad occhio nudo dalla Terra. Siamo consapevoli delle sue visite almeno dal 1066, come testimonia la sua rappresentazione nell'Arazzo di Bayeux. È l'eterna testimone della nostra storia, con i suoi cicli di slanci e decadenza. Lo spazio tra ciascuna delle sue visite è la lunghezza di una vita umana.

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