SUNDANCE 2013 – L'America intima e suburbana, I Used to Be Darker e Pit Stop

I Used to Be Darker, di Matt Porterfield, al Sundance 2013

L'America intima e suburbana al Sundance 2013: due titoli della sezione NEXT: I Used to Be Darker e Pit Stop. Dalla selezione affiora un'America più piccola e combattiva, la stessa ritratta, in toni differenti, anche da Van Sant nel suo nuovo Promised Land e da Redford in The Company You Keep

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Al Sundance Film Festival 2013 nella sezione NEXT, dedicata a opere innovative e originali e consacrata a tracciare un ritratto della new wave americana in digitale e a basso budget, I Used to Be Darker – cofinanziato dal basso su Kickstarter – parla delle relazioni umane, d'amore e non, e della loro complessità, in piccole città del Maryland, da Ocean City a Baltimora, dove la giovane Taryn (l'esordiente Deragh Campbell) in fuga dai guai, approda presso gli zii. Ma loro stessi sono in difficoltà e stanno cercando di gestire la fine del loro matrimonio senza ferire troppo la figlia Abby (Hannah Gross, altra esordiente) rientrata dal primo anno di college.

Un SUNDANCE 2013 - L'America intima e suburbana, I Used to Be Darker e Pit Stop

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film intriso di emozioni anche musicali: tra gli interpreti, ci sono la songwriter Kim Taylor e Ned Oldham, fratello del più noto Will "Bonnie Prince Billy" e a sua volta musicista, e già nel titolo riecheggia lo spirito malinconico e sobrio di una canzone del grande "Smog" Bill Callahan: Jim Cain, dall'album Sometimes I Wish We Were An Eagle: “I used to be darker, then I got lighter, then I got dark again / Something too big to be seen was passing over and over me.”

Il regista e sceneggiatore Matthew Porterfield, già autore di Hamilton (2006) e Putty Hill, film che ha convinto critica e pubblico in diversi festival internazionali, tra cui Berlino, SXSW, Stoccolma e Edinburgo tra il 2010 e il 2011, si dichiara immerso fino al collo nella tradizione del cinema contemplativo che privilegia uno stile narrativo "ascetico" e afferma di aver mescolato documentario e fiction per creare una rappresentazione credibile delle emozioni complesse dei personaggi. "Abbiamo voluto raccontare una storia onesta sul divorzio, esperienza che ci appartiene e appartiene ai nostri genitori" racconta la cosceneggiatrice Amy Belk.

"Quando abbiamo visto per la prima volta Putty Hill non abbiamo avuto quel genere di reazione che ci suscita il classico film indipendente" raccontano i produttori del film Steve Holmgren (The Ballad of Genesis + Lady Jaye) e Ryan Zacarias (Septien) che precisano che nella quantità di film visti raramente trovano pellicole memorabili. Per Putty Hill hanno pensato "ai personaggi scritti da Harmony Korine per KIDS, ma con una precisione e un rigore associabili al cinema di Bresson o Tarr".

E sono stati entusiasti anche di I Used to be Darker, definito "un ritratto moderno della famiglia, "con la brutale onestà di Fat City di John Huston, la consapevolezza interiore dei protagonisti dei film di John Cassavetes e la sensibilità autoriale di un Hou Hsiao-Hsien".

I Used to Be Darker, di Matt Porterfield, al Sundance 2013In comune con Septien, il film di Michael Tully presentato al Sundance 2011, I Used to be Darker ha il direttore della fotografia, Jeremy Saulnier, e il montatore, Marc Vives.

Sempre nella sezione NEXT, e sempre ambientato in una piccola cittadina, stavolta del Texas, e sempre cofinanziato dal basso grazie alle donazioni raccolte con Usa Projects, c'è Pit Stop. Oltre che sceneggiatore e regista, Yen Tan, filmmaker malese ma attivo negli Stati Uniti, è anche un graphic designer, e l'autore del poster di promozione per il suo film. Il cosceneggiatore di Pit Stop è David Lowery, altro regista presente al Sundance con Aint' Them Bodies Saints, interpretato da Casey Affleck e Rooney Mara, inserito recentemente da Variety in una lista di 10 registi da tenere d'occhio.

Ambientato in una piccola cittadina del Texas, Pit Stop racconta una notte e l'incontro di due uomini, Gabe (Bill Heck) caposquadra edile reduce da una relazione travagliata con uomo sposato e che mantiene un' amicizia affettuosa con la ex moglie Shannon (Amy Seimetz, attrice e ultimamente regista di Sun don't shine) e un grande amore per la loro bambina di cinque anni; e Ernesto (Marcus DeAnda) operaio latino che convive con Luis, e riceve la notizia che il suo ex compagno Martin è in coma, in ospedale.

"L'idea risPIT STOP, di Yen Tan, al Sundance 2013

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ale al 2002, quando facevo il pendolare tra Dallas e Houston per la post-produzione del mio primo film, Happy Birthday" racconta il regista. "Ho iniziato a immaginare come possa vivere un uomo gay in uno di quei piccoli centri dove ci si ferma solo per fare benzina e bere un caffè". Dopo una serie di ricerche, Yen Tan scopre che esistono comunità di persone che scelgono di vivere comunque in luoghi poco tolleranti verso il proprio orientamento sessuale, utilizzando soprattutto il web per entrare in contatto con i partner.

"Sono meccanici, operai, insegnanti, titolari di aziende, per i quali l'atteggiamento prevalente è Don't ask, don't tell. La sfida era realizzare un film sincero e non sensazionalistico, non condiscendente – del tipo: i redneck sono così buffi! – o retorico – la tragedia dell'omofobia – adottare un approccio integro che permettesse di entrare in empatia con i protagonisti di una relazione romantica: il modo in cui ci si incontra e il potere di trasformazione che l'amore ha sulla nostra vita. Sono attratto dalle storie che scavano nel cuore delle piccole comunità e dei loro rappresentanti meno visibili"". Il regista, che si è sforzato di individuare i temi universali all'interno di una storia d'amore tra due persone dello stesso sesso, ha fatto sua una frase del drammaturgo Adam Bock: "Tanto più si è specifici, tanto più l'universale appare".

Sempre nella sezione NEXT, alla periferia texana si situa anche la vicenda di Diana, giovane e affascinante insegnante che nasconde la relazione con uno studente, in A Teacher, esordio di Hannah Fidell; mentre la famiglia media americana viene messa a dura prova in Escape from Tomorrow, debutto di Randy Moore. Protagonista Jim White, un uomo comune, a suo agio nella sua routine, che nasconderà la notizia del suo licenziamento alla sua famiglia e entrerà in una spirale di paranoia mentre concede a sua moglie e ai suoi bellissimi bambini una gita in un parco dei divertimenti che rivelerà tutta la sua natura surreale e malata.

A teacher/Escape from tomorrow, Sundance 2013Dalla selezione di NEXT affiora insomma l'America più piccola e combattiva, la stessa ritratta, per certi versi e in toni differenti, anche da Gus Van Sant nel suo nuovo Promised Land e da Robert Redford in The Company You Keep, erede di macchinazioni e strategie che cominciano a cedere, poco connivente con il modello capitalistico (The East di Zal Batmanglij, sempre al Sundance) e tesa da un lato verso la fuga dalle responsabilità, dall'altro verso un desiderio di riscoperta degli affetti più sinceri. La sensazione è che il cinema indipendente statunitense abbia ancora qualcosa da dire. A patto però che la tradizione del cinema americano degli anni 70, alla quale sembra riferirsi sempre di più, venga rielaborata e non semplicemente copiata.

Tutte le immagini, alcune belle immagini dai set e i poster di I Used to be Darker e Pit Stop sono nella nostra gallery.

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