Tabu di Miguel Gomes, 3 estratti e foto
Tre estratti video e le foto di Tabu, terzo lungometraggio del portoghese Miguel Gomes, presentato alla 62° Berlinale dove ha ottenuto due riconoscimenti, meritati, anche per Sentieri Selvaggi, che lo segnala come una delle rivelazioni del festival
Le clip sono visibili anche qui
A Tabu sono andati il FIPRESCI e il premio Alfred Bauer: quest'ultimo, in ricordo del direttore della Berlinale tra i '50 e i '70, è stato assegnato nel tempo a gioielli piccoli e grandi: da Mauvais sang di Leos Carax nel 1987 a La ciénaga di Lucrecia Martel nel 2011; nella passata edizione a Wer wenn nicht wir (If Not Us, Who) di Andres Veiel.
Tabu – che omaggia nel titolo e nella suddivisione in capitoli Tabu: A Story of the South Seas, il film del 1931 di F. W. Murnau, è una ipnotica rievocazione di un amore impossibile tra il dongiovanni GianLuca Ventura e l'ereditiera Aurora interpretati da giovani da Carloto Cotta (Mistérios de Lisboa di Raúl Ruiz, As Linhas de Torres) e Ana Moreira (la talentuosa attrice portoghese di Os Mutantes e Transe di Teresa Villaverde, A Religiosa Portuguesa di Eugène Green, Um Amor de Perdição di Mário Barroso, A Corte do Norte e Filme do Desassossego di João Botelho); da anziani, da Henrique Espírito Santo e dalla veterana Laura Soveral (ricordiamo solo Três Irmãos, O Fatalista, Nuit de chien).
Conosciamo Aurora nella Lisbona dei nostri giorni, quando è già quasi alla fine della sua vita, ha dilapidato tutto il suo patrimonio giocando alle slot machines e dà la colpa delle sue sventure alla cameriera capoverdiana Santa (Isabel Muñoz Cardoso) che accusa di gettare malefici su di lei.
A temere per la sorte dell'anziana vicina è Pilar (Teresa Madruga – Silvestre di João César Monteiro, O fatalista di Joao Botelho, Odete di João Pedro Rodrigues) una donna di mezza età impegnata nel volontariato, ignara del passato avventuroso di Aurora, ambientato in un paesaggio che rievoca l'Africa degli anni '60, ma che secondo il regista rappresenta semplicemente "un'anonima ex colonia portoghese reinventata", fondendo lirica, romanticismo, amore per il cinema e fantasie colonialiste, rivelandone anche il lato oscuro (qui David Hudson di Mubi ha raccolto alcune reazioni della stampa).
La direzione della fotografia – uno splendido bianco e nero dall'uso tutt'altro che pretestuoso o furbo, cosa che non si può dire di altri film recenti – è di Rui Poças, fedele collaboratore di João Pedro Rodrigues (O fantasma, Odete, Morrer Como Um Homem).
Come scrive Dennis Lim sul New York Times: "se The Artist, il quasi-film muto del momento, ha la qualità ammiccante del pastiche, Tabù invece è un essere vivente, la dimostrazione palpitante della cinefilia in azione. Per Gomes, ex critico cinematografico, gli stili e gli umori del cinema classico non sono fonte di imitazione o parodia, ma rappresentano più un materiale onirico collettivo, dal quale si può estrarre qualcosa di nuovo e misterioso".
Il regista Miguel Gomes, nato a Lisbona nel 1972, è già autore di diversi corti premiati in vari festival internazionali. Il suo primo lungometraggio, A Cara que Mereces, risale al 2004. Nel 2008 presenta Aquele Querido Mês de Agosto nella Quinzaine des Réalisateurs a Cannes 61: il film vincerà una dozzina di premi, mentre Gomes viene omaggiato con retrospettive organizzate dalla Viennale (2008) dal Bafici (2009) e dal Centro de Artes e Imaxes da Corunha (2009).
Tabu sarà distribuito da The Match Factory. Tutte le foto sono nella nostra gallery.