Tagli Fus: pronti al blocco della cultura

E Napolitano scrive una lettera
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"Non esito a condividere le preoccupazioni che mi rappresentate, è decisivo il più vasto chiarimento sulle priorità cui ancorare la spesa pubblica". Con queste parole il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, invita tutte le parti in causa a una riflessione e a un ripensamento sui tagli e il mancato reintegro dei fondi al Fus, il Fondo unico per lo spettacolo. Il capo dello Stato ha risposto alla lettera-appello ricevuta da alcuni parlamentari e il testo è stato pubblicato sul sito della Presidenza della Repubblica. Intanto i lavoratori del mondo dello spettacolo e della cultura minacciano il blocco totale.
"Al di là dell'esito di imminenti votazioni in Parlamento, rispetto alle quali non posso ovviamente intervenire, ritengo che anche in vista della prossima legge finanziaria e delle decisioni per il 2010 si debba da ogni parte porre il problema di cui vi siete fatti portatori – scrive Napolitano – il che significa animare uno schietto confronto sull'importanza fondamentale che per il paese, rivestono tutti i diversi aspetti dell'agire culturale".
"Sappiamo – continua il presidente della Repubblica – quanto pesante sia il debito pubblico che si è venuto accumulando. E' perciò decisivo il più vasto chiarimento sulle priorità cui ancorare la spesa pubblica. In questo senso potete esser certi che non mancherà il mio convinto invito alla riflessione e ad ogni possibile ripensamento".
"Siamo pronti a bloccare tutto, bloccheremo i set, i teatri, i cinema e la televisione", dichiara l'attore, regista e parlamentare del Pdl Luca Barbareschi all'uscita dell'incontro tra una delegazione del mondo dello spettacolo e il sottosegretario Gianni Letta. Nel testo del maxi-emendamento, conferma Barbareschi, è stato inserito un provvedimento che reperisce risorse per lo spettacolo attraverso la cosiddetta porno-tax "ma sono solo otto milioni di euro". Con otto milioni, insiste il parlamentare, "non si fa nulla, ne servivano 60 almeno. Così falliranno i teatri, falliranno le imprese, non ci sono i soldi per pagare le persone negli enti lirici". Con il blocco, spiega Barbareschi, "si ferma un indotto grosso, un'industria da 2.000 milioni di fatturato e 250 mila lavoratori. Servono aiuti ma anche una riforma strutturale. Le lotte si fanno vere, se si fanno giornaliere non servono a nulla".  (fonte: Repubblica.it)
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