TALLIN 12 – Human, for real

les anges de satanDal Darfur alla Sierra Leone, dalla Russia al Medio Oriente, la sezione dedicata dal Festival alla denuncia di situazioni di violazione dei diritti ovunque nel mondo ospita anche il film del marocchino Ahmed Boulane, Malaykatou achaytan (Les anges de Satan), dedicato alla reale persecuzione di quattordici ragazzi musicisti di hard rock marocchini, imprigionati e torturati con l'accusa di essere posseduti da Satana.

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les anges de satanIn occasione del sessantesimo anniversario della dichiarazione dei diritti umani il Black Nights Film Festival di Tallinn ha organizzato (in collaborazione con la Open Estonia Foundation) una sezione, all’interno della sua dodicesima edizione, chiamata "Human, for real", con film che hanno per soggetto la denuncia di situazioni di violazione dei diritti ovunque nel mondo. Dal Darfur (al centro del documentario Darfur Now dello statunitense Ted Braun, che segue il lavoro quotidiano di numerosi attivisti nella regione del Sudan colpita dal genocidio) all’Africa (la Sierra Leone, ma più in generale una qualsiasi zona di guerra, visto che il film non fa riferimento a nessun paese specifico, e la tragedia dei bambini soldato narrata dal nigeriano-londinese Newton I. Adwaka in Ezra). Dalla Russia scossa, e ancora oggi in cerca di verità, dall’omicidio della giornalista Anna Politkovskaja nel 2006 (Letter to Anna del francese Eric Bergkraut) alle guerre in Medio Oriente (Operation homecoming: writing the wartime experience del filmmaker statunitense Richard E. Robbins, ovvero l’Iraq attraverso il punto di vista di un soldato americano; Son of a lion dell’australiano Benjamin Gilmour, sulla vita di un ragazzo pashtun che vive nel Pakistan occidentale). A Malaykatou achaytan (Les anges de Satan) del marocchino Ahmed Boulane.

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Attore di teatro e cinema, assistente regista, produttore e sceneggiatore, Ahmed Boulane con Malaykatou achaytan ha portato sullo schermo un fatto di cronaca accaduto in Marocco nel 2003. Quattordici ragazzi, musicisti e appassionati di hard rock, furono imprigionati, senza possibilità di difesa immediata, con l’accusa di essere posseduti da Satana, incarnazione del Male, incriminati dalle parti più fondamentaliste della società. I loro diritti vennero negati dalla brutalità e violenza delle forze di polizia. Il film – con stile tradizionale e a tratti troppo esplicito, come capita a molto cinema che denuncia abusi e discriminazioni, e sospensioni delle libertà individuali, ma con un modo di procedere incalzante tra descrizione della vita di quei giovani e lotta delle loro famiglie nelle aule di tribunale e nelle piazze – si basa su un modo di raccontare classico e diretto e su una suspence crescente nell’attesa del verdetto nei confronti di quei ragazzi e ragazze colpiti per avere espresso un proprio libero comportamento. Ahmed Boulane, al suo terzo film (dopo l’esordio nel 2001 con Ali, Rabiaa et les autres e il seguente Moi, ma mère et Bétina, realizzato per la televisione), si è riservato, in Malaykatou achaytan, il ruolo del giudice.

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