TAMBURINI PUNK, un volume Muscles Edizioni Underground

Un volume edito da Muscles Edizioni Underground omaggia la produzione critico-musicale del padre di Ranxerox

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Nel numero 4 di Frigidaire (febbraio 1981) la rubrica musicale di Red Vinyle pubblicava un “esercizio di critica totale”. Red Vinyle era l’identità usata da Stefano Tamburini (1955-1986), fondatore e autore del progetto grafico della rivista, nel parlare di musica. Il tono era graffiante, provocatorio, in qualche modo simile allo stile di Lester Bangs. Tamburini nelle vesti di Red Vinyle – un nome che molto probabilmente era un esplicito e sarcastico riferimento al rampante Red Ronnie di quegli anni – stroncava tutti o quasi, spesso ricorrendo alla prima persona singolare, prediligeva il postpunk e la n-wave, offendeva giornalisti, musicisti, parlava di eroina, celebrava Devo e Can e stroncava senza pietà Pere Ubu, Brian Eno e David Byrne. Gli attacchi dei suoi pezzi erano al fulmicotone, politicamente più che scorretti si direbbe oggi, e lo stile un particolare miscuglio tra il gonzo journalism, il coatto di borgata e il gesto dadaista. Per esempio: “Reduce da una lunga tournée che mi ha visto rimbalzare tra la farmacia di Piazza Sonnino e vari appartamenti in Trastevere, vittima consenziente del mio hobby preferito, torno in redazione e cosa trovo sul mio tavolo? L’ultimo numero di una fanzine romana per baristi no-wave, chiamata L’Espresso, aperta a bella posta su un articolo che, fin dalle prime righe, mi fa tornare impellente la voglia di riprendere immediatamente la tournée di cui sopra e dimenticare l’infame mondo della critica musicale italiana“. Oppure: “Finalmente quelli che non riuscivano a distinguere Bob Marley da Peter Tosh, potranno farlo ora con una certa facilità: Bob Marley è quello morto. Con lui muore l’uomo, non il reggae: peccato“.

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Nell’esperimento critico che abbiamo citato all’inizio venivano assemblati vari pezzi di critica musicale in un unico articolo ed erano cancellati i nomi dei gruppi che venivano menzionati. In alto alla pagina c’era scritto: “sostituire alle bande nere il nome del gruppo n-wave che più amate o odiate”. Fu uno dei tanti episodi “situazionisti” con cui si espresse il genio di Tamburini.

Famoso soprattutto per essere stato il creatore del cyber-coatto Ranxerox, il robot di una Roma post-apocalittica che si chiamava come la marca di fotocopiatrici (altro geniale detournement dell’autore!), Tamburini ha sempre avuto un rapporto particolare con la musica, che spesso diventava la colonna sonora delle sue storie e delle sue immagini. Proprio in questi giorni è uscito un volume dedicato a questa fase della sua opera. Il curatore dell’ omaggio è Michele Mordente, che da almeno un paio di decenni è il principale esperto ed editore del mondo tamburiniano. Muscles Edizioni Underground è la sua casa editrice indipendente, con cui sta pubblicando l’intera opera del fumettista e scrittore romano e il volume in questione è la quinta uscita Tutto Tamburo. La musica: suoni, segni e parole 1977-1982. Qui, oltre alle pagine frigideriane di Red Vinyle, sfavillanti per testi e grafica, ci sono un paio di interviste realizzate da Tamburini a John Lurie e Arto Lindsay e poi alcune illustrazioni e recensioni pubblicate alla fine degli Anni ’70 su Il Male e Cannibale, le copertine realizzate insieme a Tanino Liberatore per Musica 80 e un CD musicale allegato che è una perla per intenditori.

Nella collection musicale compaiono tre brani scritti dallo stesso Tamburini, cantati e musicati da Maurizio Marsico, personaggio di punta della new wave italiana conosciuto anche come Monofonic Orchestra e amico di Tamburini. Ma soprattutto c’è la riproduzione integrale dell’audiocassetta che Tamburini vendette ai lettori di Frigidaire, dal titolo Thalidomusic for Young Babies. Il progetto segna un’altra sfida situazionista del nostro, che si inventò un’ulteriore identità oltre a Red Vinyle, il musicista sperimentale italo-ungherese Mongoholy-Nazy (anagramma storpiato del pittore-fotografo Moholy Nagy).

Thalidomusic for Young Babies era un concentrato di suoni elettronici, rumori urbani, urla, registrazioni live rubate e rimontate al contrario. La “paraculata” tamburiniana fu fatta ad arte. Nel numero del giugno ’81 la rubrica di Red Vinyle si chiudeva con l’informazione ai lettori che in redazione era arrivata “una cassetta di musica incredibile” e che per 5.000 lire in contanti chi si prenotava avrebbe potuto riceverla a casa. “Era una sequenza di rumori che avevo registrato io stesso” spiegava Tamburini nel 1983. “Arrivò un numero incredibile di richieste che ho esaudito inviando il nastro con allegata tutta la documentazione, ovviamente falsa, su Mongoholy-Nazy. Ci sono cascati tutti, così ho deciso di far morire Red Vinyle“.

Tutto Stefano Tamburini edito da Muscles Edizioni Underground

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