Tangerines – Mandarini, di Zaza Urushadze

Un teatro di guerra astratto nel buon film del regista georgiano candidato all’Oscar 2015 come miglior film straniero

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Senza confini. Un teatro di guerra astratto. Suoni, attese, improvvise esplosioni. Dove la guerra non è solo un riflesso, un eco minaccioso del fuoricampo. Dentro un abitazione ci sono dei miliziani feriti appartenenti a schieramenti opposti, un georgiano e un ceceno.

Tangeries. Mandarini è ambientato nel 1992 al culmine del conflitto tra la Georgia e la Repubblica separatista di Abcasia, piccola luogho di estoni rimasto quasi deserto; sono rimasti infatti soltanto Ivo (interpretato da Lembit Ulfsak, uno degli attori estoni più famosi) e Margus. Cercano entrambi di salvare il raccolto di mandarini. Un giorno però la guerra gli arriva dentro casa.

Tra il dentro e il fuori. Con un controllo della scena quasi teatrale, dove gli sguardi, la tensioni, sono controllati dalla macchina da presa quasi secondo l’occhio dello spettatore nelle scene di interni. Ma all’esterno si avverte invece un realismo incalzante che mostra i cadaveri seppelliti, il fango, che nega ogni speranza o desiderio (la fotografia della nipote di Ivo, unica presenza femminile, la recitazione a teatro).

tangerines mandarini

Il regista georgiano Urushadze – che ha al suo attivo, tra gli altri, Here Comes the Dawn (1998), Three Houses (2008) e Stay With Me (2011) – cattura dettagli decisivi (la sega del falegname), lascia prefigrare frammenti di pace dietro i quali invece c’è sempre la minaccia (il bombardamento con la casa a fuoco) anche se a tratti l’uso della parola potrebbe essere debordante rispetto al climax che si è creato dove Tangerines – candidato all’Oscar per il miglior film straniero nel 2015 – ha il merito di non avere neanche un attimo di rilassamento. La sintesi è più nelle immagini che nella scrittura. Ed è proprio qui che si delinea il vuoto di un mondo scomparso. Dietro c’è anche la metafora della perdita del teatro e del cinema. E in questo senso i superstiti di Tangerines sono quasi come i sopravvissuti di un film di fantascienza. Anche perché l’astrazione dello sguardio di Urushadze li porta oltre la loro dimensione spaziale e temporale.

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Titolo originale: Mandariinid

Regia: Zaza Urushadze

Interpreti: Lembit Ulfsak, Mikheil Meskhi, Giorgi Nakhashidze, Elmo Nuganen, Raivo Trass

Distribuzione P.F.A. FIlms

Durata: 89′

Origine: Estonia/Georgia 2013

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