Tanti futuri possibili: omaggio a Renato Nicolini


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Durante un tardo pomeriggio, Renato Nicolini attraversa il grande raccordo anulare (GRA). Con Il traffico alle spalle e l'incessante scorrere delle auto, in lui si attivano pensieri e riflessioni secondo libere associazioni di idee. Sospesa tra considerazioni urbanistiche e leggende metropolitane, una chiacchierata tra due amici si trasforma in breve tempo in un'analisi di ciò che è stato ed è oggi il GRA. Un giro di compasso con colui che è stato, più di altri, lo scrittore di un'importante pagina del cinema italiano, che a partire dai primi anni '70 ha dato vita alla cosiddetta Stagione dei Cineclub. Laureato in architettura, Nicolini divenne noto in qualità di assessore alla Cultura del Comune di Roma nel periodo 1976-1985. Sono gli anni di una nuova fase del cinema italiano che fu tra le più avanzate e originali, una cultura esportabile nel Mondo che vide la nascita di un nuovo spettatore, più colto e affamato di cinema (“Mangiatore di film” per dirla alla Enzo Ungari). Nicolini, nella sua biografia Estate Romana 1976-1985, un effimero lungo nove anni, esplicita in quasi un decennio questa straordinaria stagione intellettuale, il cui prodotto più noto fu l'Estate Romana a Massenzio. Macchina politico-culturale che fabbricò non poche polemiche, l'Estate Romana fu il manifesto di un nuovo modo di fare critica cinematografica, pubblico e di massa, dove il film letteralmente usciva fuori dalla pellicola per innestarsi in pratiche di consumo culturale inedite e avanguardistiche. Roma, i suoi centri storici, queste manifestazioni culturali nate da chi aveva precedentemente animato i circuiti alternativi, la moltiplicazione degli schermi e degli sguardi, furono grazie a Nicolini gli antenati di una condivisone di massa avvenuta prima del boom del Web, dei Social Network, di una cultura 2.0 solo oggi facilmente rintracciabile con un click.

 

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