Taormina 53 – Un sasso in uno stagno: la ciclicità della memoria – Incontro con Terence Davies

Il regista inglese Terence Davies è un autore eclettico e ricco di una variegata cultura  A Taormina ha accompagnato il suo film The house of the mirth e ha tenuto una lezione di cinema. Catalizza l’attenzione il suo divagare dalle domande e racconta la sua vita attraverso la musica, il cinema e la poesia.

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Inglese, sessantenne, coltissimo, ama la musica, il teatro e la poesia soprattutto, regista cinematografico, ma versatile e disponibile a lavorare in televisione, scrittore di commedie per la radio e di poesie, non fa mistero del suo esser gay e durante l’incontro recita una sua poesia commovendo e commovendosi, è Terence Davies autore di Distant voices, still lives (1988) e di The long day closes (1992). È a Taormina per accompagnare il suo film per il grande schermo che ormai risale al 2000, The house of the mirth e per una lezione di cinema.

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Catalizza l’attenzione il suo divagare dalle domande, cosicché il breve incontro con il regista inglese si trasforma a momenti in un affascinante monologo durante il quale, Davies, racconta la sua vita attraverso la musica, il cinema e la poesia. È accompagnato dalla sua fidata produttrice Olivia Stewart.

Come condenserebbe Il suo film The house of the mirth in poche parole?

Il film è ambientato in un’epoca in cui valevano molto le regole della società. Lily (la protagonista del film n.d.r.) infrangere a caro prezzo queste regole imposte ed è per questo che ne resta vittima e quindi il film, più in particolare, racconta di una donna che è un outsider. Ho provato anch’io queste sensazioni, forse per questo sono molto legato a questo personaggio perché anch’io, in fondo, mi sento un outsider. Per questa ragione è un film su chi vive come una vittima delle convenzioni sociali.

 

Il suo è stato fino ad oggi un cinema legato ai meccanismi della memoria. Con questo film si voluto distanziare da questi temi?

Non credo. In fondo la memoria non è qualcosa di lineare che scorre su un percorso definito. Quando penso alla memoria penso all’acqua di uno stagno e ad un pietra che la smuove, i cerchi concentrici che si formano mi fanno pensare proprio a questa caratteristica ciclicità della memoria. Per questa ragione la memoria va sollecitata. Solo il ricordo esorta i meccanismi del ricordo stesso a lavorare ancora a produrre altri ricordi. Lavorare al cinema su questi argomenti stimola il funzionamento di questo sorta di congegno.

Per un altro verso il senso del film potrebbe essere i vizi della ricchezza nel senso che forse è davvero questo il nucleo centrale del film.

 

Lei di solito ha lavorato con sceneggiature originali. In questo film si è dovuto confrontare con un romanzo di Edith Warthon, come si è trovato davanti alla riduzione di un romanzo per il cinema?

Molti pensano che lavorare su una sceneggiatura scritta per l’occasione abbia un maggiore aspetto di purezza. Io non sono di questa opinione. Lavorare con un romanzo, per realizzare un film, non è meno puro, cinematograficamente, che scrivere un testo e poi girarne un film. Tutto dipende dal film che ne viene fuori. Quando lavoro per la scrittura di un film, scrivo i dialoghi, le scene, anche le musiche e le mie scelte sono fondate sul mio istinto. Lo stesso istinto mi dice quando ho preso la giusta decisione, non so come ciò accada, ma è così. I film sono realizzati con l’istinto e la passione se lo spettatore non sente la presenza di questi due elementi perché dovrebbe andare al cinema?

 

Come è il suo lavoro con gli attori?

Premetto che il lavoro di organizzazione del set è il lavoro più entusiasmante dell’intera lavorazione di un film. L’organizzazione ti permette di lavorare con tanta gente e di imparare molte cose e poi c’è il problema del dove sistemare la macchina da presa e questo deve restare ad esclusiva scelta del regista. Per quanto riguarda gli attori, invece, con loro il lavoro è più istintuale. Credo che bisogna lasciare un po’ di spazio a tutti sul set.

 

Ma più in generale come svolge il suo lavoro sul set e secondo lei qual è il ruolo del regista?

Il lavoro sul set, come dicevo è un lavoro entusiasmante, ma non è semplice. Il regista secondo quello che è il mio metodo di lavoro deve avere una percezione della scena che si appresta a girare. Deve percepirne la consistenza. Personalmente fin quando non percepisco che consistenza abbia la scena sulla quale sto lavorando non riesco a immaginarla come mi piacerebbe che fosse.

Per quanto riguarda il resto credo che il regista, proprio per quello che dicevo, deve avere la visione completa di ogni problema che può nascere sul set, adoperandosi per risolverlo. D’altra parte, però è necessario lasciare spazio ai propri collaboratori, ma è sempre il regista che deve avere diritto all’ultima parola.

 

Quali sono gli elementi che all’interno di un film vanno privilegiati?

In primo luogo direi l’immagine. L’immagine è l’elemento primario, ma subito dopo viene la musica. La musica deve essere in strettissima relazione con l’immagine e deve essere bilanciata in modo da non prevalere. Alla musica deve essere lasciato il compito di dettare le emozioni del film e deve anche dettare il ritmo con cui si muove la macchina da presa.

 

Del cinema italiano quali sono i film che ama di più e quale genere cinematografico preferisce?

Amo il cinema in generale, anche se di recente frequento meno le sale. Quanto al cinema italiano amo moltissimo il neorealismo, ma mi piace moltissimo Fellini e poi Visconti e di suo amo in particolare Morte a Venezia, credo che sia un film straordinario. Quanto invece al genere che più mi piace credo di essere portato ad amare i film che danno la felicità e tra questi sicuramente il musichall.

 

Un’ultima domanda, come definirebbe il suo stile

Non lo so. Su alcune cose, su alcune scelte sono molto rigido. Ad esempio sui movimenti della macchina da presa. Non so per quale ragione, si tratta di scelte istintive, ma che di solito poi non cambio mai. Non credo si possa dare una definizione, una spiegazione dello stile.

 

 

 

Link utili: The house of the mirth – Conferenza stampa con Davies (in inglese)

     Intervista con Terence Davies e Olivia Stewart (in inglese)

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