TAORMINA FILM FEST – Incontro con Ambra Angiolini

ambra angiolini
Ambra Angiolini
è stata ospite di Taormina Film Festival. Giornata tutta dedicata a cinema e calcio, con Italia-Paraguay proiettata sul maxischermo, come “film” della serata. E anche lei non si è sottratta al parlare di calcio, oltre che di cinema, vita privata e il passato da star della televisione

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ambra angioliniCon Gianni Boncompagni ci trovammo bene. Perché ironizzava su tutto, sulla vita, sulla morte, non dava niente per scontato. Io avevo sedici anni, ma avevamo uno sguardo sulle cose simile”. Lo racconta così, l’incontro che probabilmente ha cambiato la sua vita. Lei è Ambra, Ambra Angiolini. “Non è la Rai”. O almeno, un grande pezzo di quella trasmissione, e della storia dell’Italia televisiva.
Erano adolescenti, colorate, cantavano in improbabili playback, portavano allegria, vivacità, acquerellato stupore. Erano come degli Smaarties che si riversavano nelle case degli italiani. Poi, ognuno ha preso la sua strada. Chi è diventato qualcuno, chi non è diventato niente. Ambra ne ha fatte, di cose. Eppure dice: “Di me penso che sono una che è stata famosa”. Ma ha vinto un David di Donatello, si è fatta conoscere come attrice straordinaria in Saturno contro di Ozpetek, ha condotto trasmissioni radio, altri programmi in tv, ha fatto teatro. “E mi chiedono sempre: ma come mai il teatro? Che vuol dire come mai? Io non penso di essere ferma a ‘Non è la Rai’. E’ che a volte mi sento come se la mia immagine, per gli altri, fosse bloccata in un fermo fotogramma”.
 Ambra Angiolini è stata ospite di Taormina film festival. Giornata tutta dedicata a cinema e calcio, con Italia-Paraguay proiettata sul maxischermo, come “film” della serata. E anche lei non si è sottratta al parlare di calcio: romanista nel cuore, con il suo uomo – Francesco Renga – interista nell’anima, e da anni cittadina bresciana, si è ritrovata a vivere la festa per il Brescia tornato, proprio l’altro ieri, in serie A. “L’ultimo scudetto è stato uno psicodramma familiare, con Francesco che cercava di catturare il tifo dei figli e io, romanista, a soffrire”, dice. “Poi ieri mi ha mandato un messaggino: forza Brescia! Allora forse riusciamo a trovare la pace familiare col Brescia… mah, non ci credo tanto”.     
Una figlia di sei anni, uno – Leonardo – di due. Il terzo figlio? “No, per adesso non se ne parla. Saremmo due incoscienti se lo volessimo. La maggiore deve andare alle elementari, ha bisogno di noi. E già siamo troppo tempo in giro. Più avanti sì, un terzo figlio lo vorrò”. E confessa che, da piccola, quando le chiedevano “che cosa vuoi fare da grande?”, rispondeva sempre che avrebbe voluto fare l’ostetrica, o la baby sitter, o la maestra d’asilo. I bambini nel destino. Non lo spettacolo. “Lo spettacolo è un mestiere, un mestiere bello, che faccio con convinzione. Ma non era il mio sogno. L’ho affrontato con impegno, mi sono presa le mie delusioni, faccio i provini come tutte. Non sono certo ‘arrivata’…”. Però, intanto, il cinema si è accorto di lei. Interpreterà Tutti al mare, il film che si richiama a Casotto di Citti, girato a Lido di Ostia, e nel quale interpreta una donna omosessuale. E poi, la prossima stagione, porterà “I pugni in tasca” a teatro, con il placet di Marco Bellocchio.
Molto interessante, intanto, tra le proiezioni del festival in programma, quella di Rimet: l’incredibile storia della coppa del mondo, un documentario che ripercorre la storia della coppa del mondo di calcio, intesa come opera d’arte e anche come fenomeno sportivo, storico, sociale. Tra un’intervista a un campione di ieri e immagini di partite memorabili, si traccia un ritratto del Novecento. Un bel documentario, firmato da Filippo Macelloni, Lorenzo Garzella e Cesar Meneghetti.  (Giovanni Bogani)
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