TAORMINA FILM FEST – Robert De Niro, Professione Leggenda

robert de niro taormina 2010
“Girerò un nuovo film con Martin. Si chiama Ho sentito che dipingi case. E’ tratto da un romanzo di Charles Brandt. Racconta di Frank Sheeran ‘l’irlandese’: un uomo accusato di aver compiuto venticinque omicidi, tra cui quello di Jimmy Hoffa, il leader dei sindacati americani”. Il titolo “Ho sentito che dipingi case” si spiega subito: è un modo per indicare, in slang, i killer su commissione. “Quando spari a qualcuno, si sparge il sangue sui muri e sui pavimenti. Dipingi le case”. E Scorsese e De Niro torneranno a dipingersi di noir

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di Giovanni Bogani
 
robert de niro taormina 2010TAORMINA – “I’ve been lucky”. Sono stato fortunato. “Si hanno sempre dei rimpianti, nella vita. Cose che avremmo desiderato, che non siamo riusciti a fare. Ma se guardo indietro e vedo il film della mia vita, penso solo una cosa: sono stato fortunato”. A sessantasette anni, Robert De Niro guarda il film della sua vita. E lo fa in Italia, a Taormina. E dice “sono fortunato” con quel ghigno che gli conosciamo, che abbiamo visto in mille film. Quel sorriso che è mille cose insieme: tenerezza, felicità, una punta di disillusione, amarezza, consapevolezza, forza. Un colpo di genio, quel sorriso. Che è solo, inconfondibilmente, suo.
 
Robert De Niro, americano del Bronx, New York ma senza grattacieli e portieri in livrea. De Niro, sangue italiano del sud nelle vene. De Niro, icona della nuova Hollywood degli anni ’70. Da quando c’è stato lui, nei film i volti, gli occhi, i gesti sono stati più veri. I suoi, almeno. Con Scorsese, con Coppola, con De Palma. Da Taxi Driver a Toro scatenato, da C’era una volta in America a Quei bravi ragazzi. Un mito.
 
Un mito che arriva, a Taormina, a lanciare l’edizione 2010 del festival diretto da Deborah Young, firma di primissimo piano del giornalismo internazionale. Ieri sera, De Niro ha ricevuto il Taormina Arte Award nel Teatro antico, dalle cui gradinate si vede il mare. Prima, nel pomeriggio, si è confessato ai mille ragazzi del Taormina campus.
 
“Com’è che abbiamo lavorato tanto a lungo con Martin Scorsese? Semplice: non siamo amiconi, non usciamo insieme. Però, quando parliamo di film, siamo in sintonia. Abbiamo un’empatia, tra noi, anche se Martin ha ossessioni religiose che io non ho”. Poi De Niro anticipa che tornerà a lavorare col regista americano: “Girerò un nuovo film con Martin. Si chiama Ho sentito che dipingi case. E’ tratto da un romanzo di Charles Brandt. Racconta di Frank Sheeran ‘l’irlandese’: un uomo accusato di aver compiuto venticinque omicidi, tra cui quello di Jimmy Hoffa, il leader dei sindacati americani”. Il titolo “Ho sentito che dipingi case” si spiega subito: è un modo per indicare, in slang, i killer su commissione. “Quando spari a qualcuno, si sparge il sangue sui muri e sui pavimenti. Dipingi le case”. E Scorsese e De Niro torneranno a dipingersi di noir.
 
Pensi a De Niro e ti viene in mente la leggenda secondo cui prese venti chili per interpretare Jack La Motta in Toro scatenato. Lui rivela di aver fatto di più: “Quando ero ragazzo, all’Actor’s Studio, ho studiato per settimane il modo di muoversi dei granchi, per immedesimarmi in loro. Beh, adesso non le farei più, certe cose. Come prendere 20 chili di peso per un ruolo in un film. Adesso, per prenderli, mi basta una settimana in Sicilia…”. E ride, di nuovo, con quel ghigno che è una musica per il cuore.
 
Infine, a sorpresa, Bob aggiunge un nome al bouquet dei “soliti” registi italiani che gli americani ammirano. Fellini, naturalmente. Pontecorvo, più esclusivo. Ma poi, nomina Giuseppe Tornatore, meno scontato. E sorprende tutti con l’ultima carta: “Ho amato molto anche quel film, Manual of Love, manuale d’amore, di quel regista, Giovanni Veronesi…”. E così, Giovanni Veronesi da Prato finisce nella cineteca ideale di Robert De Niro da New York, professione: leggenda.
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