TELEFILM – I love New York

La città più visitata dall'immaginario non è più la stessa dopo l'11 settembre 2001. E "C.S.I.: NY" è solo l'ultimo dei telefilm-simbolo del cambiamento. Un'anticipazione dal numero di gennaio di "Telefilmmagazine".

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di Leo Damerini 

New York, New York. Esistono due Grandi Mele nell'immaginario: quella prima dell'11 settembre 2001 e quella dopo. Un Big Bang non solo sociale e culturale ma anche televisivo. A maggior ragione nei telefilm, la West Wing della fiction che ha saputo metabolizzare la tragedia in tempi rapidissimi e non si è censurata come spesso è accaduto al cinema. Tempo poche settimane dall'attacco alle Torri Gemelle e Squadra emergenza, NYPD e West Wing avevano approntato puntate ad hoc sulla tragedia svariando da un taglio più di cronaca (la notizia dell'attentato viene recepita dai protagonisti attraverso i primi bollettini dei telegiornali) ad uno più didattico (lo staff del Presidente Josiah Bartlet illustra cosa fare in caso di minaccia di antrace). Anche per Sex and the City esiste un prima e un dopo. Un avvio dove le scanzonate protagoniste sono alle prese con un Rudolph Giuliani che "ha fatto sloggiare i trentenni disponibili insieme ai barboni", una fine dove ci si guarda allo specchio e si scopre di essere senza capelli sembrando "il fottuto Kojak" per via del tumore, nei giorni del sindaco Michael Bloomberg. Non c'è e non ci potrà più essere solo sesso a Manhattan. O a Brooklyn, come succede alle sorelle italo-americane di Related. Non c'è neanche più tanta voglia di ridere: i Friends sono andati via e il divano del Central Park è rimasto vuoto, Will & Grace stanno per prendere ognuno la propria strada. Sembra passato un secolo da quando ci si poteva permettere di essere Innamorati pazzi. C'è sempre più voglia di legalità e ordine (i vari Law & Order), I Soprano bazzicano il New Jersey e se vengono in città è sintomo di guai. Che fine hanno fatto i Tre nipoti e un maggiordomo e Il mio amico Arnold, ritratti ai piani alti di Manhattan? Di certo si sa che i loro interpreti sono finiti tutti male, malissimo. I tempi de I Jefferson sono stati lavati via forse da una delle lavanderie di George. I tribunali aprono le porte ad autori di massacri o a Courtney Love, non più alle amenità al centro di un Giudice di notte. Taxi sembra un telefilm di fantascienza: i tassisti erano ancora in gran parte americani, oggi se prendete uno yellow-cab potreste finire al centro di un rito indù. Se ai giorni nostri Uno Sceriffo a New York si presentasse a cavallo sulla Fifth Avenue, come minimo le forze anti-terrorismo lo accoglierebbero a colpi di bazooka. Se Cagney e Lacey esordissero oggi in tv in New York New York, forse ci piazzerebbero una scena lesbo. La Grande Mela di un tempo non è più il lecca-lecca zuccheroso del "fottuto Kojak" del tredicesimo distretto. Sono gli aerei in volo verso i grattacieli di Manhattan nell'attacco terroristico immaginato nell'ultima puntata di Più forte ragazzi (trasmessa in America il 13 maggio 2000). E' negli occhi del detective Mac Taylor di C.S.I: New York al cospetto delle ceneri delle Torri Gemelle di fronte all'indicibile. L'Araba Fenice dei nuovi telefilm newyorkesi sorge più splendente che mai da Ground Zero. Per chi la ignora ci sono solo voli low cost nei posti in fondo alla fiction.

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