TELEFILM – New York, New York

New York_Statua della libertàViaggiate con noi nella Gande Mela, la città dai mille volti  attraverso i telefilm che le hanno reso omaggio. Un’anticipazione dal numero di Aprile di TelefilmMagazine

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New York_Statua della libertàdi Chiara Poli

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New York, New York, cantava Frank Sinatra. Celebrando, per gli appassionati di telefilm, anche il titolo italiano di uno dei più riusciti polizieschi degli anni ’80 (Cagney & Lacey, in originale). La metropoli dai mille volti, la città dalle mille luci (Michael J. Fox docet), che accosta con naturalezza i quartieri alti e i ghetti più pericolosi e degradati, è da sempre fonte d’ispirazione per letteratura, cinema e tv. Il piccolo schermo, in particolare, l’ha celebrata più volte con vere e proprie dichiarazioni d’amore. Anche quando New York spaventa, ferisce, occulta…

 

Due New York

 

È sempre New York. La città delle opportunità, dei nuovi inizi, del futuro che sorride. La città della mitica sigla de I Jefferson, Movin’ On Up, che raccontava (Well we’re movin’ on up to the East Side, to a deluxe apartment…) del trasferimento di George e Louise Jefferson nell’East Side: il simbolo concreto del successo, l’inizio di una nuova vita. Una vita che George poteva vedere tutti i giorni dal suo appartamento ai piani alti, attraverso quella grande finestra con vista mozzafiato sulla città; una finestra che era sempre sullo sfondo dell’azione. Peccato che quella finestra e quella vista mozzafiato avessero anche fatto sì che George si montasse la testa, costringendo Louise (la sua Wizzie) a ricordargli spesso e volentieri che non doveva dimenticare le proprie origini. E che l’abito o l’appartamento nella “zona bene” non facevano il monaco… Mentre un’altra coppia, questa volta composta da due fratelli, faceva il grande salto: da Harlem a Park Avenue. Erano Arnold e Willis Jackson (Il mio amico Arnold), i due orfanelli adottati dalla facoltosa famiglia Drummond (composta da papà Philip e da sua figlia Kimberly) insieme al pesce rosso Abramo. Un pesce rosso nero, monito affinché Arnold e Willis (che all’inizio diffida dei Drummond proprio perché gli è stato insegnato a diffidare dei ricchi) che la vita può cambiare in un battibaleno. Soprattutto a New York. Fatto dimostrato nell’arco di ben sei stagioni dalla penna di Carrie Bradshaw e dalle avventure delle altre protagoniste di Sex & the City, la serie di HBO in cui New York (o meglio: Manhattan. Perché c’è differenza…) diventa un vero e proprio personaggio, a cui Carrie & compagne dedicano intere odi amorose. Sex and the CityUn episodio dopo l’altro. Perfino quando, paradossalmente, Carrie conclude il proprio sogno romantico in un’altra città, a Parigi. Ma tutto ha senso: l’amore di Carrie e Mr. Big non è reale finché non si torna a casa, a New York. E la tanto sognata e “pubblicizzata” Parigi, la città dell’amore, si rivela un freddo e piovoso luogo invaso da escrementi canini e fumo di sigarette. Ça va sans dire: abbasso Parigi e viva New York. Un motto condiviso anche da un’altra coppia innamorata, anzi innamoratissima: Paul e Jamie Buchman sono Innamorati pazzi. L’uno dell’altra. Del loro lavoro, della loro casa e della loro città, New York. L’amore di Paul e Jamie vive di ironia, avventure quotidiane, fantasia, idee e stratagemmi sempre nuovi per affrontare con ottimismo le piccole e grandi difficoltà della vita. L’amore di Paul e Jamie vive delle stesse cose di cui New York si nutre nei telefilm. Le stesse cose di cui la città si nutre anche nel mondo reale… Quel mondo reale che l’ha trasformata nel simbolo del dolore quando ha cancellato le Torri Gemelle in una giornata che tutti noi non dimenticheremo mai.

 

Una Grande Mela da salvare

 

Se c’eravate, ve lo ricordate. Vi ricordate esattamente dove eravate e cosa stavate facendo quando New York, con le sue Torri, è crollata sotto il peso del terrorismo. Ma solo per un attimo: i newyorkesi, e il resto del mondo con loro, hanno pianto, celebrato, fatto in modo che non si dimenticasse. Ma non hanno mai pensato di arrendersi. New York e i suoi abitanti avevano già cominciato a reagire prima ancora che le Torri crollassero. Incredulità, paura e dolore avevano già lasciato spazio al germoglio di voglia di rivalsa, di amore e di dedizione. Gli stessi sentimenti che animavano i vigili del fuoco, i paramedici e gli agenti di polizia intervenuti sul luogo del disastro-simbolo dell’era contemporanea. Sentimenti celebrati anche dalla tv, che con la serie Rescue Me ha pensato di raccontare le storie di quegli uomini coraggiosi che dopo l’11 settembre 2001 hanno visto cambiare le proprie vite, la propria città, il proprio lavoro. Sentimenti celebrati da episodi speciali di vari telefilm (primo fra tutti: Squadra emergenza) e da riferimenti più o meno espliciti alle vite dei personaggi newyorkesi che affollano le serie tv (da C.S.I.: New York a Senza traccia).Non si può parlare di New York in tv senza ricordare l’11 settembre. Così come non si può parlare di New York in tv senza ricordare che l’11 settembre ha in qualche modo “unificato” i punti di vista sulla città, che prima dell’attentato erano tesi a sottolineare i vari aspetti dello stesso contesto. New York è stata la sede “ufficiale” del radicale cambiamento subìto dal genere poliziesco grazie all’avvento di NYPD Blue. Una serie che metteva a nudo la città, i suoi vicoli, i suoi problemi e i suoi poliziotti (tutti immersi in vite private complesse e difficili, proprio come capita nella realtà). New York è la città romantica di Carrie Bradshaw, la città-sogno della famiglia Robinson e la città perfetta che fa da sfondo alle esilaranti avventure de La tata. Ma è anche la città degli stupri e degli omicidi di Law & Order: Unità speciale (e di tutti i crimini della premiata ditta Law & Order). È la città della corruzione e del potere, che dimostra come la legge non sia affatto uguale per tutti (Damages). È il luogo in cui i soldi comprano chiunque e qualunque cosa, dichiarando apertamente che il Dio denaro è sì sporco, ma è anche irresistibile CSI New York(Dirty Sexy Money). New York è la città che finisce per inghiottire i senza nome e le persone cosiddette “rispettabili” con i suoi segreti, le sue stradine senza uscita, le sue opportunità per il bene ed il male (Senza traccia). New York è  la culla della cultura del marketing di oggi, che ci tartassa incessantemente grazie al lavoro svolto cinquant’anni fa dai Mad Men, i pubblicitari senza scrupoli di Madison Avenue. New York è la città che ha cresciuto Chris Rock, che con l’intelligente commedia di Tutti odiano Chris ha voluto raccontarci la Brooklyn degli anni ’80 in maniera tanto dettagliata che anche a noi, oggi, sembra di averla in qualche modo vissuta. New York ha ospitato le brillanti intuizioni e gli inseguimenti mozzafiato di Kojak, ha ospitato ed ispirato le battute di Seinfeld, ha dimostrato come una città popolata da otto milioni di persone sia un microcosmo a sé, fatto di legami insondabili (Six Degrees). New York ha preso in giro se stessa, la sua amministrazione e la sua intensa vita politica (Spin City), ha celebrato l’amicizia e ci ha regalato una delle sitcom “per definizione”, di quelle che ti restano dentro e ti accompagnano nel corso della tua vita: Friends. New York ci ha intrattenuti e divertiti con i suoi cittadini più originali ed irresistibili (Will & Grace, Perfetti… Ma non troppo), che al suono della parola “Brooklyn” storcono il naso e minacciano la fine di un’amicizia. New York ci ha dimostrato come anche dai suoi quartieri più poveri o storicamente meno ricchi di opportunità, se così vogliamo definirli, si potesse comunque emergere. Ugly Betty viene dal Queens e conquista la città. Perché New York è al tempo stesso il centro dell’universo e il punto più lontano dal centro dell’Universo. New York è La città nuda. A New York c’è tutto ciò che si può desiderare… ma c’è anche tutto ciò di cui non vorremmo mai, mai nemmeno sentir parlare.

New York è… New York.

 

A cura di www.telefilmmagazine.com

 

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